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Octoginta e Via de’ Purganti

Ero indeciso se scrivere una sorta di sintesi biografica su colui che consideriamo un mentore ma anche un padre severo, sempre pronto a darci consigli costruttivi ma anche a darci sonore tirate d'orecchi, in occasione per il compimento dei suoi…

Il Bargello: Durare

Mi sono chiesto spesso se valga la pena di occuparsi di storia locale, intesa nel senso di ricerca erudita su vicende e personaggi di un determinato territorio, nella specie l'Empolese-Valdelsa. Eppure, fin da ragazzo, non ho mai cessato per un…

Giuliano Lastraioli: L’archivio dell’avvocato

Appena crepa un avvocato, la vedova - mascherando ipocritamente l’esultanza per il lieto evento - dà ordine alla fantesca di sbrattare casa e studio di tutti i faldoni, le filze e i fascicoli messi faticosamente insieme in una vita di lavoro e conservati dal defunto con religiosa cura, più per alibi che per necessità.

Il pizzino giallo del Lastra…

18 marzo 2013 Ottima la ricerca telematico-elettronica-digitale sul piato di inopia. C'è però un errore  sul "piato"  dovrebbe essere il participio passato  di  "piatire". Piatisco,   piativo,   piatii,   piatito,  piatire. Questo è  il paradigma del verbo  "piatire" in buona lingua italiana.…

alla ricerca del “piato d’inopia”…

Ci capita, spesso e volentieri, nel pubblicare gli articoli che Giuliano ci manda, d’incappare in qualche termine desueto, per non dire misterioso e oscuro, che vi affiora, messo lì, può essere, a tradimento, per metterci alla prova di comprensione.

Ma siamo, vivailsignore, curiosi, e con la voglia e la buona volontà d’imparare. Ma questa volta è stata dura: “piato d’inopia“… ma che vuol dire?

Ci siamo divisi il lavoro: dal Lazzeri al Chiarugi, dal Pogni al Figlinesi, lo zibaldone a tutto tondo di ricordi empolesi di recente acquisito in formato digitale e che abbiamo ereditato dal grande Mario Bini, che per primo si sobbarcò la trascrizione dall’originale. Paolo il resto del mondo, a partire dalla Crusca, di sponda con i libri antichi resi disponibili dalla pazienza dei canadesi e degli americani (googlebook e compagnia), per perdersi ad libitum nell’immenso mare del web, dove confondersi e sbagliar strada è tutt’uno.

Giuliano Lastraioli: Il piato di inopia

Mala tempora currunt. Non bastassero i "compro oro" che ricordano i vecchi feneratores di via Giudea, i segni visibili della crisi dirompente si fanno sempre più fitti: botteghe chiuse da un giorno all'altro e cartelli "vendesi" o "affittasi". E’ di…

Sulle elezioni a Empoli…

LE VOTAZIONI A EMPOLI 'Bèi tempi, Gosto,  quando il gran partito pigliava sempre più che del settanta. Ora mi sembra proprio  che sia ito anche parecchio sotto del quaranta.'   'E dir che sono  insieme ai democristi di un Renzi…

Il Bargello: La Sindrome Empolese

Quando, nel 1953, andai alla visita di leva militare della mia classe, ebbi modo di rilevare che diversi coetanei, per evitare l'arruolamento, non potendo allegare difetti fisici per il loro evidentissimo stato di salute, simulavano astutamente disturbi mentali e facevano…

Giuliano Lastraioli: Napoleone a Empoli

In margine a un recentissimo saggio su “Erba d'Arno” Si sa che Napoleone faceva risalire la sua personale nobiltà alle baionette del 18 Brumaio, ma non è finita ancora la stucchevole querelle sulla genealogia della famiglia Buonaparte di Ajaccio. Ultimo…

Giuliano Lastraioli: intervento al Convegno sulla storia locale a Pistoia

 Pistola, 26 ottobre 2012

Convegno sulla storia locale nell’epoca della globalizzazione

Intervento di GIULIANO LASTRAIOLI, direttore del “Bullettino Storico Empolese”.

Ma l’avete letta la storia di Civitavecchia del Calisse? Oppure i brevi saggi di Benedetto Croce sui paeselli d’origine dei suoi genitori?
O anche gli studi maremmani di Gioacchino Volpe? Quella non è storia locale, ma superstoria. Altro che globalizzazione!
Quelli sono capolavori storiografici preglobalizzati.
E quindi eterni. Hanno fatto scuola.
A parte l’iperbole (un po’ di retorica a noi provinciali non guasta), ritengo che in punto di storia locale si possa andare poco oltre, con buona pace per il professor Bendiscioli, che già nel 1967, al congresso nazionale, di scienze storiche celebrato a Perugia, preconizzava un revival della cosiddetta “storia locale” alla stregua di nuove metodologie rispettose dei sacri canoni del rigore critico, di una filologia accurata e di una disamina delle materie trattate più generalizzata della ristretta Landeskunde che ha spesso caratterizzato la produzione localistica,
Nessuno di noi, modesti eruditi di paese, dai brevi orizzonti e dalle fonti informative limitate, va esente da un culto geloso ed eccessivo della dantesca “carità del natìo loco”, che ci spinge inesorabilmente a radunare “le fronde sparte” (Inf. XIV, 1-2).
Vivo e opero in una piccola città da sempre priva di importanti istituzioni politiche, amministrative, giudiziarie e religiose, dove purtroppo pullulano e proliferano i memorialisti, i raccoglitori di aneddoti, i laudatores dei luoghi comuni tradizionali, con assoluto privilegio per la intoccabile sacertà della volgata antifascista e resistenziale.
Non esistono, a Empoli, storici professionali a tempo pieno, ma dilaga, invece, un’infinità di cultori della spigolatura curiosa avulsa dal contesto.
Mancano pure i benemeriti proposti e canonici della Collegiata che almeno producevano importanti materiali di consultazione, nel cui “hortus conclusus” si è poi dovuto inzuppare il biscotto, di buona o di cattiva voglia. Almeno, quei venerandi autori sapevano dove mettere le mani, conoscevano il latino alla perfezione (soprattutto quello tardo e medievale) ed erano assai pratici di paleografia e di epigrafia.

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