CERRETO GUIDI. Percorrendo la strada provinciale Francesca, arrivati nel centro di Stabbia, in prossimità del…
Octoginta e Via de’ Purganti
Ero indeciso se scrivere una sorta di sintesi biografica su colui che consideriamo un mentore ma anche un padre severo, sempre pronto a darci consigli costruttivi ma anche a darci sonore tirate d’orecchi, in occasione per il compimento dei suoi “octoginta” anni.
Non sarebbe stato sufficiente neppure una settimana lavorativa full immersion per adempiere, quindi si è soprasseduto e ripiegato su altra argomentazione, e rovistando tra i vecchi articoli pubblicati sul ns sito scopro che dobbiamo ancora rispondere ad un suo quesito, che giunse in risposta alla ricezione dell’articolo sulla Via del Pesce.
Fu domandato il motivo della denominazione di “Via de’ Purganti” relativa alla odierna Via delle Murina (già Chiasso del Cordaio nel XVIII sec).
I Purganti.
In alcune strade del Castello d’Empoli vi erano attività conciarie[1] e in particolare in Via Chiara soprattutto nel XVI secolo fino al XVIII compreso, a menadito possiamo ricordare i conciai e tintori maggiormente attivi[2] quali Patani, Lotti, Feroni, Bonsignori e Bonaiuti.
In genere l’attività conciaria dell’epoca era dotata di conche con calcinaie e <<trogolo da purgare>>, era infatti necessario l’uso della calce per svolgere alcuni processi di conciatura, e le conche o fosse ove si stoccava e lavorava la calce si chiamano trogoli, nome tramandato fino ai giorni nostri, seppur l’uso della calce spenta in cantiere è stata sostituita da decenni.
Tralasciando i dettagli sulle fasi lavorative del cuoiame, vi era necessità di pulire(purgare) i trogoli dagli scarti di lavorazioni, rammentando che fino all’Ottocento non vi usavano bottali. Un lavoraccio veramente sporco, solamente al pensiero; e a svolgere tale lavoro erano appunto i cosiddetti “purganti”, che provvedevano a rimuovere il “sudiciume” per trasportarlo e utilizzarlo come concime nei campi agricoli circostanti il castello; c’è da dire che toccava peggior sorte ai “Ruspanti”, chi conosce la storia di Gian Gastone de’ Medici saprà di cosa si parla.
La documentata concentrazione di conce e tintorie in Via Chiara e la vicinissima parallela Via de’ Purganti (oggi delle Murina) lascia presagire con poco margine d’errore che nei resedi tergali interclusi tra queste due strade vi possa essere stata una diffusa presenza di trogoli di calce, cisterne e conche, le quali necessitavano di frequenti operazioni di “spurgo” o pulitura in quanto la zona aveva storicamente problemi di ristagno di acque sul terreno ove oggi esiste l’Istituto della SS. Annunziata, luogo denominato come “pantaneto” o “pescina” e tramandato almeno fino al XVII sec.
Con i migliori ossequi.
Note e Riferimenti:
[1] Empoli dalla peste del 1523-26 a quella del 1631, di L. Guerrini, Ed. Gonnelli Firenze 1990, pagg. 357-362.
[2] Ibidem
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