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Silvano Salvadori: per Renato Fucini

SPIGOLATURE DI CASA FUCINI La prof.ssa Renata Pratesi, nata nel 1923, è stata così gentile da raccontarmi alcune spigolature che illuminano, pur senza profferir parola, quel nostro sagace concittadino che fu il Fucini. Innanzitutto la mia interlocutrice mi informa che…

Silvano Salvadori: Storiella…

La contessa P… (evito il nome, ma di una nostra fattoria di prima della guerra) come al solito la domenica era nel matroneo della sua chiesa in villa ad assistere alla messa. La personale soddisfazione di rendere un adeguato omaggio…

Silvano Salvadori: L’Alabardiere del Pontormo

La sicura quasi frontalità del volto si impone alla trasversale posizione del dorso che scivola dal collo slanciato sulle spioventi spalle, stretto fortemente in vita dalla cintura. Il materico legno dell’alabarda, con la sua leggera inclinazione, muove il gesto statico…

Silvano Salvadori: Giorno della Memoria

Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli di Auschwitz, ma al di là di essi, mentre pochi essere umani uscivano, tutta l’umanità si trovò dietro altre sbarre, calate come una ghigliottina sulla sua gola. Si spalancarono i cancelli, ma invisibili come ossessi rimasero le grandi fauci dell’orrore e dell’ipocrisia in cui veniva inghiottita la nostra pretesa cultura occidentale, tutta la nostra memoria.Solo il silenzio invase i respiri di quanti videro (e di quanti ancor oggi continuano a vedere quelle testimonianze in bianco e nero), di quanti videro quei corpi emaciati sulla cui faccia si leggeva, con le ossute arcate sopraccigliari a cavallo delle orbite dei due occhi infossati, la parola OMO, così come la lesse Dante su un dannato dell’Inferno.

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Auschwitz – immagine di pubblico dominio

Un silenzio in cui si strozzava ogni giustificazione, in cui moriva ogni urlo, un silenzio abissale che risucchiava ogni luce dell’intelligenza.
Infatti cosa potremmo dire? Ogni parola sarebbe una menzogna, perché ogni parola è il nobile frutto dello spirito e smentisce se stessa se nomina il vocabolo “olocausto”.

Eppure c’è un tempo in cui tutta l’umanità ha tradito se stessa (e forse non è finito, perché la storia ha molti orologi i cui tempi si rincorrono e forse qualcuno ancora suona la sveglia alla barbarie). A voi oggi di quel tempo è affidato il riscatto, è affidata la sincronizzazione degli altri orologi perché l’umanità abbia un solo tempo per la giustizia, fondata sul rispetto per qualunque vita; tutto è affidato a voi giovani, frastornati dai telefonini e dalla pubblicità, a voi studenti che sarete i protagonisti del futuro.
Perché un futuro ci sia, lo dovete prima sentire nel cuore, duro come una pietra, fatto di volontà; colorato come un fiore, fatto d’amore.
Il futuro è come un bimbo: lo dovete accudire giorno per giorno. Lo si costruisce anche oggi, qui: vuole solo il vostro impegno; vuole i fatti e non solo promesse. Per divenire uomini e donne basta solo questo.
E questo fardello di memoria che vi affidiamo sia calibrato per non farvi né sprofondare sottoterra, né volare verso sogni improbabili, ma camminare sereni sulla superficie del mondo.

La Creazione – di Silvano Salvadori

Jacopo_Pontormo_-_Christ_the_Judge_with_the_Creation_of_Eve_-_WGA18134LA CREAZIONE

Un capolavoro è certo stata la decorazione, perduta, del Coro di San Lorenzo. Il disegno preparatorio della Creazione di Eva presenta straordinarie novità iconografiche e forse va interpretato in maniera più complessa e moderna.

Il Cristo nella mandorla di angeli (quale Pantocrator) è il protagonista della stessa creazione del mondo. Sorge ed impera sul mondo di carne dell’umanità con a lato possenti giovanetti angeli ignudi, anch’essi lievitanti per la sua forza turbinosa attrattiva, essendo privi di ali.

Due di loro sorreggono pesanti libri aperti in cui Lui-Verbo annunciato si manifesta. Con le dita della mano sinistra mostra il tre, con la destra il quattro, forse ad indicare i quattro testimoni evangelici della realtà trinitaria (da cui possiamo dedurre anche il rusultato del dodici). Le sue palme mostrano i segni della crocifissione.

L’angelo arcuato a destra tiene con una mano i chiodi e con l’altra la corona di spine, a incoronarlo per il suo eroico dolore. Dietro a lui sembra spuntare la colonna della flagellazione.

L’altro angelo di fronte doveva portare forse la spugna nella mano serrata e nell’altra la lancia, il calice od un altro simbolo della passione.

Un nugolo di carne umana avvolge l’umanità stessa di Cristo, detto da Ezechiele “figlio dell’uomo” e che infatti si eleva come anima-frutto prodotta dai due progenitori.

Il Cristo si erge, posandovi i piedi, da un altro corpo disteso che guarda verso Adamo dormiente: potrebbe ricordare Jesse;  e infatti Lui sarà il virgulto che nell’iconografia spunta dal suo corpo, come albero della vita i cui rami sono la genealogia che da Adamo porta a Cristo stesso.

Dio Padre, anziano e macilento dopo la creazione cosmica, sembra aver lasciato il trono a Cristo nel momento in cui crea quell’umanità a cui ha dato nobiltà nel figlio. Mostra con i diti della mano destra il tre, congiungendo il pollice alle altre due dita ad indicare l’indissolubile unità divina.

Teneramente tiene per mano Eva che a Lui si volge con gratitudine. 

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