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Claudio Biscarini: Discesa nell’inferno

Avevo giurato a me stesso di non voler vedere mai un campo di concentramento o di sterminio tedesco. Avevo letto troppo sull’universo concentrazionario del Terzo Reich, visto troppe foto di larve umane, letto Levi e Pappalettera, visto troppi documentari di Bergen Belsen e di altri campi e, sinceramente, affacciarsi sempre sull’orlo di quell’abisso non fa bene.  Poi, nel 2004, trovandomi in Austria ho deciso di andare a vedere il campo di Mauthausen. L’esperienza è di quelle che lasciano il segno. Durissimo è stato trovare, su un lungo muro a mo’ di monumento, le fotografie dei deportati dell’8 marzo 1944. Vedere il volto di Carlo Castellani che, per anni, avevo visto sul mobile di camera da letto di sua moglie a Fibbiana, mi sconvolse fino alle lacrime e non me ne vergogno. Mauthausen. Una dura fortezza di pietra,su una collina con un cortile che ti leva il fiato. Attorno la dolce campagna austriaca, con diverse case coloniche che già “allora” non potevano non esserci e, in basso, il paesetto. A Mauthausen già erano stati, male, i prigionieri italiani catturati dopo Caporetto. Alcuni ci torneranno da deportati politici ventisette anni dopo, trovando la stessa pietra fredda della costruzione che avevano lasciato ragazzi poco più che ventenni.

Piano di Ricostruzione 1948: due proposte sul Centro Storico

In attesa di novita in tema, vorrei pubblicare due particolari ingrandimenti del Piano di Ricostruzione del 1948, approvato dal Comune di Empoli per decidere gli interventi di recupero e nuove proposte progettuali.
– La prima proposta prevedeva la “tagliata” di Piazza della Vittoria, la realizzazione della nuova Piazzetta degli affari all’incrocio tra le vie Ridolfi e del Giglio (si sarebbe rimosso una porzione di isolato dove oggi c’è il palazzo del Gaggioli & Vezzosi). Nella Via del Gelsomino, detta Via dei Forni, avrebbero fatto un intervento di “sfollamento” allargando il fronte strada sul lato est.

Dalla collezione di G. Guerri

Dalla eccezionale collezione di G. Guerri una foto sensazionale. Una panoramica dalle colline di Spicchio in direzione Empoli. In primo piano abbiamo la piana di Spicchio-Sovigliana....pressoché agricola. In secondo piano la città di Empoli, con lo skyline denso di ciminiere…

Foto di un angolo scomparso… Archivio Viviani

La Sig. ra Viviani ci ha concesso il suo pressochè sterminato archivio fotografico prodotto a cavallo degli anni 1997 e 2002 sul Centro Storico di Empoli. A breve molte novità, ma intanto gustate questa. La riconoscete: era l'edicola all'angolo fra Via…

Claudio Biscarini: San Miniato, la strage.

La mattina del 22 luglio 1944, il posto avanzato d'osservazione, nome in codice White,  del III battaglione, 349th US Infantry Regiment, 88th US Infantry Division “Blue Devils”, aveva individuato una postazione di micidiali Machine-Gewehr 34 tedesche proprio sotto la cresta…

Claudio Biscarini: Bombs away!

I bombardamenti aerei sulla Toscana (1943-1945) Preludio Già poco tempo dopo che Mussolini aveva dichiarato guerra a Francia e Inghilterra, con il famoso discorso del 10 giugno 1940, aerei nemici presero a colpire la Toscana. Il 16 giugno, bombardieri francesi LeO…

Empoli 1921, Film di Ennio Marzocchini del 1995

Per chi non l'avesse visto, si propone la visione di questo film di cui ricordiamo bene le riprese avvenute nel settembre 1992. Per le info si rimanda a questo link: http://elcineitaliano.blogspot.com/2011/07/empoli-1921-film-en-rosso-e-nero-ennio.html Video integrale del film Empoli 1921. Tratto dal suddetto…

La Collegiata di S.Andrea nella presunta versione originale romanica

L’immagine è tratta da un opuscolo per la benedizione di famiglia dell’anno 2008, la quale raffigura la facciata della Collegiata di S. Andrea Apostolo prima del suo rifacimento avvenuto nel Settecento ad opera dell’Architetto Ferdinando Ruggeri trasformandola internamente in stile barocco, sfigurando l’impianto romanico originale a tre navate.

Riportiamo ancora una volta l’iscrizione presente in facciata.

HOC OPVS EXIMII PRÆPOLLENS ARTE MAGISTRI BIS NOVIES LVSTRIS ANNIS TAM MILLE

PERACTIS AC TRIBVS EST CEPTVM POST NATVM VIRGINE VERBVM QVOD STVDIO

FRATRUM SVMMOQVE LABORE PATRATVM CONSTAT RODVLPHI BONIZONIS PRESBITERORVM

ANSELMI ROLANDI PRESBITERIQVE GERARD VNDE DEO CARI CREDVNTVR ET ÆTERE CLARI

<<Quest’opera superba per arte di esimio maestre fu cominciata quando erano passati mille anni e due volte nove lustri più tre dopo la nascita del Verbo della Vergine e si sa che fu compiuta per somma cura e fatica dei presbiteri della vita comune Rodolfo e Bonizzone di Anselmo di Rolando e del prete Gerardo per cui sono creduti cari a Dio e illustri per il cielo>>.

L’antico oriuolo di S. Agostino presto in funzione ?

Ieri 28 febb 2012 su Facebook è apparsa un'interessante notizia, breve ma carica di importanza per la ns città e i suoi sedimenti culturali.Il profilo di "ApritiCentro Empoli" ha scritto che l'antico orologio di S. Stefano tornerà a funzionare, grazie…

Claudio Biscarini: L’incontro

La casa sul limitare dell’argine del Rio dei Morticini, che scende dal monte verso il Piano di Spicchio, era lì dal 1920. Costruita con i “pillori” d’Arno, senza fondamenta come usava allora per molte delle case dei mezzadri, a calce senza aver visto un solo cucchiaio di cemento.

1) Il buco fatto nella loggia di casa Cappelli da una cannonata, visibile ancora negli anni ’90

Vi abitava la famiglia Cappelli con Giuseppe e Angiolina e i figli Pietro, detto Pugliano, con la moglie Amelia Fanciullacci e la figlia Grazzietta, con due “zeta” per via di un errore dell’ufficiale di anagrafe, e Mario con la moglia Giulia Morelli e il figlio Giuseppe, detto Il Tao grande tifoso dell’Empoli. Pietro, in realtà, del mezzadro faceva ben poco preferendo occuparsi della compravendita di bovi, vacche, vitelli e maiali.

Possedeva un calessino con tanto di cavallo con il quale svolgeva la sua attività di lavoro. Un giorno andava bene e due male, ma tutti proprio adatti agli affari.

Mario era più posato, più taciturno e patito del biliardo. Contrariamente al fratello, che usava vivere anche molto di notte, Mario alle 11 spaccate era a letto. Nessuno dei due era fascista, ma in realtà, nessuno dei due si occupava di politica.

Bene o male, tutto procedeva. Sovigliana e Spicchio, negli anni ’30 dello scorso secolo, erano distanti anni luce da quel che sono oggi. Un piccolo agglomerato di case intorno alle due chiese erano il centro da cui partivano due file di altra abitazioni lungo la riva dell’Arno verso il ponte Leopoldino.

Dalla parte del lungarno spicchiese che si chiudeva sul Rio dei Morticini c’era la caserma dei Carabinieri Reali e, subito al di là del ponticino che scavalcava il piccolo fiumiciattolo, la scuola con l’”ortino” per la ricreazione. Poi, in pratica, poco altro fino a Sovigliana, salvo il lungo argine di contenimento delle piene d’Arno. Verso Poggiarello e il cimitero, tutto campi.

La guerra, scoppiata il 10 giugno 1940, non portò inizialmente grandi sconvolgimenti nelle due famiglie. Angiola era vedova da tempo e ora i due fratelli, ormai uomini adulti, erano coloro che tenevano le redini della casa. L’annuncio di Mussolini certamente non portò gioia in casa Cappelli.

Pietro aveva fatto in tempo tra gli ultimissimi, era del 1900, ad andare alla Grande guerra in artiglieria dove, in realtà, non si era coperto proprio di gloria. A venti anni, poi, lo avevano spedito in Libia dove era diventato portaordini, a Tripoli, perché sapeva andare in bicicletta. Ora, a 40 anni, non correva rischi ma non amava la guerra che, seppure di sfuggita, aveva già assaggiato.

I primi anni, specie in campagna, anche le restrizioni alimentari non si facevano sentire così forte e, non avendo ancora giovani in età di leva, le due famiglie continuavano a vivere la loro vita. Certo, commerciare in bestiame era diventato molto più complicato e spesso era più lo scapito del guadagno, ma c’era sempre, nei tempi magri, la terra.

Poi venne il 1943. Giuseppe, il figlio di Mario, nato nel 1924 venne richiamato. Non fece a tempo a partire che era già a casa: l’8 settembre era scappato come molti altri. Da quel momento, diventato “renitente alla leva”, dovette rimanere nascosto perché lo cercavano un poco tutti. La notte del 9 novembre 1943, poi, due grosse esplosioni scossero la casa dei Cappelli.

Due bombe, sganciate da un solitario aereo, si saprà nel tempo essere un Wellington della Royal Air Force britannica, del gruppo che doveva attaccare Pontassieve, erano state sganciate nei campi “dietro casa”.

La RAF, quella notte, snocciolò bombe da Poggibonsi a Montelupo a causa del cattivo tempo. Le buche di quei due ordigni, rimarranno nei campi, anche se “smussate” dalle successive arature, fino ai giorni della grande crescita edilizia. Il 26 dicembre 1943, la famiglia di Pietro era a pranzo nella casa dei Fanciullacci, parenti della moglie, “Sotto Poggio”, quasi ai piedi della chiesetta di Petroio quando, ad un tratto, un fragore enorme fece alzare tutti da tavola e andare alla finestra dove videro, verso Empoli, una enorme nuvola di fumo che si alzava.

Era il quartiere delle Cascine che saliva al cielo colpito dai Marauders del colonnello Holzapple. Ormai, la guerra non era più una cosa lontana ma bussava alla porta di casa e in maniera fragorosa e terribile. A luglio del 1944 era ormai chiaro che i tedeschi, rimasti soli a combattere, erano in ripiegamento. Una sera, un reparto ippotrainato si accampò nel campo coltivato a pesche che si trovava a lato della casa dei Cappelli che, in verità, passarono una notte di angoscia e paura. Non successe niente. Solo che a 

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