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Francesco Feroni, negriero in Olanda e benefattore a Firenze

L’EMPOLESE CHE SALVO’ LA TOSCANA DAL DEFAULT

di Giuliano Lastraioli

Feroni

Oggi, più o meno, ci sono in giro quarantacinquemila empolesi.

Prendeteli a uno a uno e domandategli se sanno chi era Francesco Feroni, ai suoi tempi un empolese doc di prima grandezza.

Ne troveremo dieci che sappiano rispondere a tono.

Così vanno le cose in questa città, dove si intitolano le strade alla Val d’Ossola e si dimenticano i compaesani più illustri. Anche il benemerito canonico Lazzeri, nella sua classica storia d’Empoli, cita a malapena il Feroni e solo incidentalmente, come fratello di un militare che proprio non aveva brillato per glorie marziali. Più esaustivo, ma con poche righe, anche il capitolare Figlinesi (ricordo n° 767), che almeno ha il pregio di informarci che la famiglia del nostro, originariamente cognominata Baldacci, era calata dal Montalbano e precisamente da Santa Lucia di Paterno, dove appunto quella genìa di boscaioli è sopravvissuta fino a noi.

Ubaldo Baldacci, agli albori dei Seicento, lasciò l’accetta e la sega al Barco di Faltognano e scese a Empoli, dove aprì una bottega di tintore dopo aver cambiato il cognome in Feroni, mutuandolo dal nonno Ferone.

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Villa Bellavista a Borgo a Buggiano – Photocredit Wikicommons

Guadagnava tanto di che vivere. Ebbe almeno quattro figli maschi e una femmina. Francesco nacque in Empoli il 16 giugno 1614 e fu battezzato nella nostra collegiata di Sant’Andrea. Anche se non si sa nulla della sua infanzia, della sua adolescenza e dei suoi studi, doveva essere un tipo molto sveglio e molto attivo, perché ben presto emigrò in Olanda, terra pericolosa nel corso della guerra dei Trent’ Anni, dove da buon toscano si mise a trafficare in ogni genere di mercatura. Stanziato ad Amsterdam, dopo i primi successi economici, non disprezzò affatto le speculazioni finanziarie e le iniziative di pura sorte, gettandosi addirittura nella tratta degli schiavi, allora particolarmente fiorente tra l’Africa e le Americhe, e armando bastimenti che ne tolsero il monopolio ai genovesi e veleggiarono per molti anni alla volta delle Indie Occidentali. Il risultato dei suoi traffici fu clamoroso. In breve tempo il figlio del tintore, partito da Empoli con le pezze al sedere, diventò straricco, un vero Paperone.

Nel 1671 Francesco Feroni ebbe nostalgia della terra natale. Il granduca Cosimo III si trovava in cattive acque e fu ben lieto di vendere al “negoziante di Amsterdam” la fattoria di Bellavista, sulla gronda settentrionale del padule di Fucecchio, per l’ingente somma di 175.550 scudi, una cifra enorme che servì ad evitare la bancarotta del debito pubblico. Feroni diventò così marchese di Bellavista da plebeo qual era alla nascita ed ebbe anche il laticlavio di senatore. Non solo: viste le sue capacità in materia finanziaria lo stesso Cosimo III lo nominò “depositario generale”, oggi si direbbe ministro delle finanze, e gli mise in mano il tesoro e le leve fiscali, che il neo-marchese manovrò così bene da eliminare malversazioni e ruberie, prestando all’occorrenza anche del suo a buon tasso d’interesse e aumentando così il proprio patrimonio già ingente.

Un ambasciatore lucchese così ne sintetizzava la figura:

“Il marchese Feroni di Empoli, uomo uscito da bassi natali e nei primi anni della sua vita nutrito in povertà, da cui fu fatto più industrioso, ha saputo con l’applicazione del negozio in Olanda e col favore della fortuna, sempre benigna ai suoi traffici, ascendere a non mediocri ricchezze. In quest’inclinazione della sorte verso di lui fu chiamato dal presente granduca a dirigere le sue finanze; credendo potesse comunicar loro l’istessa felicità, ma piuttosto che accrescerle l’ha riordinate e mantenute senza discapito”. Il che, dopo una manica di ladri e d’imbroglioni, non era poco.

Francesco Feroni morì quasi ottantaduenne a Firenze il 18 gennaio 1696. Le ridondanze barocche del suo sepolcro nella cappella gentilizia della SS.ma Annunziata non saranno forse servite a scagionarlo completamente dai propri peccati, ma restano una prova sicura della sua opulenza.

Storia della famiglia di Francesco Feroni, empolese e Marchese di Bellavista, compilata di Giuliano Lastraioli:

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Questo post ha un commento

  1. Francesco Feroni sposa la sorella di Giovanni Bracci, potente banchiere fiorentino, da cui ne imita lo stemma.

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