“Il Pisciancio del Cotone, onde ricco è lo Scarlatti, vò che il bevan le persone,…
Empoli in un documento del XVI secolo
Questa immagine, versione bianco e nero, fu pubblicata sul periodico “Il Segno di Empoli” in un articolo a firma di M. Ristori, sottacendo la fonte di provenienza, ma a tale lacuna rimedia il sottoscritto.
E’ conservata nella biblioteca dell’Università di Salisburgo, Dipartimento di collezioni speciali, Elenco e firme di disegni, segnatura H19.
Alla data di oggi (16 ottobre 2013) ho avuto contatti con i responsabili di questa collezione ma non ci hanno saputo dare maggiori informazioni di quelle che hanno pubblicato nelle suddetta pagina, ci hanno solo comunicato che si tratta di una miscellanea di mappe, incisioni e documenti pervenuti nel loro ente a vario titolo, sottolineando la loro gentilezza e premura nel risponderci; gentili pure nel ringraziarci dopo aver appreso che la città di cui si parla in una loro immagine ha un sito culturale dedicato ad essa.
Nota aggiuntiva del 06/11/2013 ore 10.15:
La biblioteca dell’Università di Salisburgo mi ha inviato la stessa immagine in alta risoluzione da cui si può osservare molti dettagli.
Hanno pure fornito notizie sulla provenienza, purtroppo scarne.
<<The only thing we know about our pen drawing is, that it was made in the end of the 16th century by an anonymous artist. The drawing maybe has been collected by a famous archbishop of Salzburg: Wolf Dietrich von Raitenau. Until 1930 the sheet was part of an album, which included many veduta.>>
Ci dicono in pratica che non hanno notizie particolari se non che risale al 16° secolo e redatta da un anonimo artista. Il disegno <<dovrebbe>> provenire dal famoso Arcivescovo di Salisburgo Wolf Dietrich Von Raitenau. Prima del 1930 il foglio faceva parte di un album che includeva diverse vedute.
L’immagine, quasi a volo d’uccello, è presa da ovest o dal “Borgo”, e concordando col parere di Walfredo Siemoni, tale documento dovrebbe essere stato redatto per motivi militari: chissà se per difesa o per attacco al Castello?
Questo documento però merita molta attenzione perché contiene fondamentali informazioni circa gli aspetti urbanistici e architettonici della città, ma che vanno soppesati attentamente perché alcuni di essi sono fuorvianti. Si tratta di una mappa “mentale” e non geometrica, un pò come fecero i Capitani della Parte Guelfa.
Si sottolinea che molti elementi rappresentati, in assenza di riscontro provato (e riprovato) per via documentale, debbono essere considerati indiziari ma non probatori; attenzione quindi a prendere questa mappa per vangelo!
Questa immagine sarà oggetto di mia prossima analisi puntuale comparata, ma attendo la ricezione di un documento particolare e l’autorizzazione a pubblicarlo. Tempi non brevi, quindi.
Merito
Partiamo dalla datazione: assente. Possiamo solo attenerci alla periodizzazione (presunta) attribuita dalla stessa Università, ovvero XVI secolo, quindi ogni anno compreso tra il 1500 e il 1600 è buono.
Proviamo noi a raffinare una possibile datazione, anche se abbiamo ricevuto notizia dalla stessa università che tale disegno proviene dalla collezione dell’Arcivescovo di Salisburgo Wolf Dietrich von Raitenau.
Scartiamo subito che l’autore possa essere Leonardo Da Vinci: egli non potrebbe aver raffigurato il bastione voluto da Cosimo I° inequivocabilmente presente in alto a sinistra (c’è anche la Torre di Mastio nota nel ‘600 come “Baluardo del Comandante”, pertanto si parte con certezza dalla metà dell’XVI secolo.
Sembra ben assente il Convento della SS. Annunziata, che si costituisce nel XVII secolo ove si trova oggi in Via Chiara. Esprimo riserve invece sul riconoscimento degli altri due monasteri presenti in Via De’ Neri, ovvero S. Agostino e le monache benedettine; il primo mi sembra di riconoscerlo, ma in posizione diversa rispetto alle strade ma si ribadisce che la mappa è di tipo “mentale” quindi sono normalissimi simili errori di rappresentazione: invito il lettore a fare un esperimento ovvero a fare lo stesso disegno con mano propria.
Un errore evidente si può osservare in Piazza de’ Leoni, in quel momento senza i leoni ma col tradizionale marzocco fiorentino: la Collegiata appare con la sagoma come oggi, a due spioventi a capanna, errore evidente e grossolano in quanto è pacifico che la forma dell’edificio sacro è stata fino al 1735 a quattro spioventi per le tre navate interne.
Il campanile sembra simile a quello documentato nelle svariate foto d’epoca, tuttavia appare privo della cuspide, che vediamo rappresentata nei pochi dipinti e documenti del ‘600.
Porta Pisana, in primo piano (basso) del Castello appare verosimile alle foto d’epoca anteriori alla distruzione bellica, si può opinare se sia accennata la presenza di una tipica altana di guardia. Ben raffigurati invece i due torrioni tondi di fianco ad essa, sulla sinistra l’odierna Torre di S. Brigida e sulla destra la Torre de’ Nocenti.
In secondo piano, quindi lungo la strada orizzontale dietro Porta Pisana, sono evidenti alcuni elementi interessanti, la cui posizione è da intendersi indiziaria e non probatoria, tuttavia essi sono già noti tramite altri documenti.
Se avete riconosciuto l’attuale Via S. Lavagnini o prolungamento di Via del Giglio, potrete notare la Porta al Noce o Torre degli Alessandri, appartenente alla “penultima” Cerchia muraria rispetto a quella che vediamo ancora oggi; di fianco sulla sua sinistra si vede la possibile/probabile Torre angolare della penultima Cerchia, ma i protostorici ottocenteschi ci testimoniano che una torre angolare appartenente alla penultima cerchia fu demolita nell’orto delle Domenicane. Inoltre, nella Decima granducale 1776 si legge in una signatura che le stesse Domenicane posseggono “Torrione angolare, Torre e orto”. Ne daremo nota.
Se avete riconosciuto il tracciato di Via Del Papa, in basso a destra potrete riconoscere la Porta di S. Andrea o di S. Brigida (come il frontistante torrione).
Sull’Arno: viene rappresentato una fitta boscaglia fitta, luogo censito nel Catasto Leopoldino 1820 come “Albereta”, rappresentato nella celebre immagine del Terreni.
Tra l’altro lungo l’Arno, in alto a sinistra, si scorge un edificio con forma a “L” lungo il prosieguo della Via Ridolfi: osservatelo bene e tenetelo a mente, perchè ci tornerò sopra sul suo probabile riconoscimento, ovvero trattasi del terzo mulino vicino l’Arno, identificabile oggi con l’edificio sede del Giudice di Pace o Fattoria dei Bini o “Mariambini”.
In chiusura, ritorniamo sul primo piano del Castello di Empoli, in basso lungo Porta Pisana: i due bastioni angolari riportano ciascuno addossata una massa di terreno, e questa cosa era nota per il bastione angolare sulla destra (ove oggi vi è l’asilo Peter Pan), ma non per quello di sinistra (quello posseduto oggi dalle suore Domenicane).
Un errore grossolano: la cerchia muraria a sud (sulla destra) riporta un solo torrione tondo, in verità ancora oggi ve ne sono due esistenti ma socchiusi nei cortili privati degli edifici residenziali di Via Cavour.
Preannuncio a margine che sto completando uno studio organico sulle forme e sviluppo urbano di Empoli nel corso dei secoli, delle mura e degli edifici storici, implementando la tecnologia GIS/SIT.
Questo articolo ha 0 commenti