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Quando Raul Lensi voleva spostare il comune nella sede del San Giuseppe – di Paolo Santini

Se è vero, noi lo sosteniamo da sempre, che nella storia si trova senz’altro il presente, ma soprattutto l’embrione del futuro, facciamo un passo indietro e vediamo cosa ci riserva stavolta.
Ci siamo soffermati più volte sulle salaci battute del poeta spicchiese, – anzi di Pagnanamina come lo definiva Vittorio Fabiani, – e ispirato polemista Raul Lensi, e questa volta lo facciamo riproponendo alcuni brani tratti da un articolo apparso sul Nuovo Corriere, cronaca di Empoli, nel gennaio del 1954, quasi sessantanni fa. Incredibile anche solo pensarlo, ma a quell’epoca qualcuno aveva progettato di costruire ex novo in piazza della Vittoria, all’inizio di via Paladini, un edificio destinato ad ospitare il palazzo comunale, deturpando irreversibilmente la piazza e occupandone una gran parte.

«A questa deprecabile risoluzione – esordiva il Lensi – non si può, non si deve mai e poi mai giungere, perché sarebbe uno sfregio proditorio inferto all’urbanistica cittadina, che abbisogna d’aria e di luce.
A mio modesto parere, per quanto concerne la costruzione del palazzo comunale si prospettano varie risoluzioni egualmente degne d’attento esame.

1. La piazza del mercato ortofrutticolo, con abbattimento del tratto delle vecchie mura castellane e conseguente sistemazione ed abbellimento d’un settore, che allo stato attuale, lascia non poco a desiderare.
2. Il fabbricato di proprietà dei fratelli Bini contiguo alla chiesa della Madonna del Pozzo, opportunamente adattato ed ampliato fino a comprendere l’area occupata dal cinematografo all’aperto.
3. I padiglioni dell’ospedale di San Giuseppe opportunamente trasformati al fabbisogno, quando l’ospedale avrà degna sede che è più urgente della costruzione del palazzo comunale».

Avete capito bene: già sessantanni or sono, seppure in terza istanza, si discuteva se far alloggiare il Comune di Empoli nei locali, peraltro ancora occupati dai reparti, del San Giuseppe! All’epoca si cominciava a pensare al nuovo ospedale San Giuseppe, che vedrà poi la luce solo dal 1965 in poi, anno in cui cominciarono i lavori di costruzione nella zona prospiciente viale Boccaccio, in una posizione servita dalla migliore viabilità esistente al tempo. Il tema del recupero e della riutilizzazione di tutti quanti gli spazi del San Giuseppe è ostico e molto complesso, perché investe una struttura di pregio, unica nel panorama empolese, di dimensioni imponenti e legata a doppio filo a tutta un’altra serie di fabbricati, alcuni contigui, altri nelle vicinanze più immediate. Un lavoro interessante.

Paolo Santini

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