I più giovani empolesi non possono ricordarsi di questo storico esercizio una volta attivo di fronte all'attuale Farmacia Castellani.
Questo esercizio fu avviato prima della II Guerra Mondiale, e prende il nome dalla titolare Teresa Montefiori.
Il Mulin del Sale sull’Arno
IDENTIFICAZIONE DEL MAGAZZINO DEL SALE SULL’ARNO, CONOSCIUTO ANCHE COME IL “MULIN DEL SALE”.
già pubblicato su “Il Segno d’Empoli”. 5-6. – In: A. 17, n. 65 , giu. 2004
Molto si è scritto sui magazzini del sale che sono esistiti ad Empoli e dell’importante ruolo che essi hanno avuto nell’attività commerciale della nostra città. Fino ad oggi era noto che fossero stati in attività tre magazzini del sale, uno dei quali tuttora esistente tra Via Chiara e Via Ridolfi.
Un altro, il “Magazzino del Sale Rosso”, ancora in attività nel Settecento, era ubicato all’inizio di Via del Giglio nei pressi dell’attuale Piazza della Vittoria.
L’ultimo dei tre, il cosiddetto “Magazzino del sale sull’Arno”, meglio conosciuto come il “Mulin del Sale”( come ricorda l’attuale omonima via), situato fuori dalle mura e sul fiume, è stato finora creduto perso dalla ricordanza collettiva. Il presente lavoro tenta viceversa di dimostrare che ne rimangono tracce importanti, anche se integrate in un edificio molto diverso dal suo stato originario.
Alcuni studiosi hanno sostenuto che il Mulin del Sale si trovava dove ora è lo Chalet della pineta in Piazza Ristori; i rilievi cartografici all’origine di questo lavoro dimostrano che la posizione reale deve essere spostata poco più a sud. Si tratta dello stesso mulino citato alla pag. 164 del libro”Empoli: statuti e riforme”, in cui il paragrafo del “Capitolo delle carognie – Rubrica XIV” impone ai cittadini di gettare i cadaveri degli animali a valle del molino sull’Arno per ovvi motivi d’igiene (”Vollono, ordinarono e feciono che ogni carogna o carne mortj si portino al fiume d’Arno sotto il mulino et gittarle nell’aqqua in modo ch’el puço non venga alla terra..”).
Dai documenti storici consultati da L. Guerrini, il Mulino del Sale nei primi anni dell’800 doveva avere cessato ogni attività di macinazione, sia del sale, che faceva almeno dal ‘400, sia delle granaglie, come dimostra l’osservazione che le due stanze che ricevevano l’acqua minacciavano di franare insieme alle “sassaie” poste ai due lati.
Nel marzo del 1838 l’Ingegnere Circondariale Graziano Capaccioli diresse i lavori di abbattimento di due stanze del Mulino (quelle poste sul fiume) e il ripristino delle “sassaie”, della riva e della via “alzaia”, e l’accollatario Michele Maestrelli, ricevendo i materiali recuperati in proprietà, corrispondeva “alla Comune” £. 100 [1] . Negli anni immediatamente successivi il Mulino fu venduto dal Fisco a Pietro Ristori, e nel ’40 l’Ingegnere Circondariale G. Veneziani progettava di abbatterlo.
A conferma di quanto da me sostenuto, possiamo analizzare per prima cosa il celebre affresco eseguito da Jan van Der Straet (latinizzato Stradanus, italianizzato Giovanni Stradano) autore fiammingo che lavorò nella cerchia di Giorgio Vasari alla corte di Cosimo I; l’opera si trova in Palazzo della Signoria a Firenze e risale al 1560, e raffigura l’assedio di Empoli nel 1530 che testimonia fin da allora la presenza in quel luogo di un mulino posto sull’Arno leggermente a valle del castello che giace in pessime condizioni dovute sicuramente agli avvenimenti in corso.
Si nota tra l’altro una pescaia contigua al mulino, indispensabile per un suo corretto funzionamento.
Le mappe dei Capitani di Parte Guelfa riguardanti il Popolo di Sant’Andrea, redatte all’incirca dopo la metà del ‘500 e quindi grossomodo nello stesso periodo dell’affresco del Vasari, confermano l’esistenza del Mulino sull’Arno; subito s’intuisce che si tratta dello stesso corpo di fabbrica, anche se occorre ricordare che le mappe dei Capitani di Parte Guelfa, pur costituenti un importante anello nell’evoluzione della cartografia, non sono mappe di tipo geometrico, cioè non possiedono sufficienti elementi per poter compiere precisi sopralluoghi, misurazioni o tracciamenti come possibile mediante i catasti moderni. Sono mappe di produzione “mentale”, vale a dire prive di una scala geometrica e contenenti gli elementi più importanti della viabilità, dell’edificato e dell’idrografia.
Non essendo possibile mettere in relazione diretta queste mappe cinquecentesche con le attuali Carte Tecniche Regionali (denominate da molti tecnici “volati”), in questo studio ho eseguito un confronto diretto delle mappe cinquecentesche con la relativa Sezione del Catasto Lorenese del 1820 e ho analizzato l’evoluzione della particella catastale del Mulino con le successive mappe catastali levate alle date del 1873, 1892, 1911 e 1939. Al termine di questa procedura si determina con buona precisione la posizione dell’attuale corpo di fabbrica del Mulino del Sale; anche il confronto tra il disegno conservato presso l’Archivio dello Spedale degli Innocenti di Firenze e l’estratto di mappa del Catasto Lorenese al 1820 evidenzia in maniera inconfutabile l’uguaglianza tra le rispettive sagome dell’edificio a meno di alcune lievi modifiche, dando ulteriore conferma a quanto finora affermato.
IL MULINO NEL CATASTO LEOPOLDINO 1820:
Per determinare in maniera precisa la posizione attuale del Mulino, si è reso necessario produrre una cartografia di sovrapposizione computerizzata tra un estratto di mappa del Catasto Leopoldino al 1820 e un estratto dalla Carta Tecnica Regionale numerica digitale, rispettivamente in scala 1:2500 e 1:2000, mediante una tecnica di “georeferenziazione”, che consente un esatta correlazione tra mappe di diversa scala e natura, limitando la propagazione di errori. A tal proposito l’elaborazione riguardante il Magazzino del sale ha prodotto uno scarto metrico inferiore al valore di 0,32 metri lineari, un risultato del tutto accettabile se si considerano le scale cartografiche di riferimento.
Il risultato di questo particolare procedimento consente un’immediata lettura delle due mappe prese in esame, evidenziando la corrispondenza tra l’attuale tessuto urbanistico e quello di allora. Confrontando contemporaneamente la veduta ottocentesca del Terreni , il disegno conservato presso l’Archivio dello Spedale degli Innocenti di Firenze e le fotografie dello stato attuale, si può riconoscere immediatamente il Mulino, anche se l’attuale aspetto architettonico è evidentemente molto cambiato da allora. L’analisi delle varie cartografie catastali, evidenzia infatti le varie demolizioni, ampliamenti, e modifiche che l’edificio ha subito nel corso dei secoli; in particolare, osservando meglio la rappresentazione del disegno dello Spedale degli Innocenti, si nota che è stata realizzata una sopraelevazione di un piano, mutando così le originali caratteristiche che l’edificio possedeva. La sua destinazione d’uso è cambiata in conseguenza alle grandi opere ottocentesche di parziale colmata dell’Arno, che hanno comportato lo spostamento più a nord dell’argine, “interrando” il Mulino del Sale, cui è stato così impedito un eventuale riutilizzo di opificio ad acqua. L’edificio è quindi stato trasformato in una civile abitazione.
L’esatto tracciato topografico dell’Arno prima del suo parziale interramento a metà Ottocento:
https://www.dellastoriadempoli.it/?p=30112
Il sopralluogo all’edificio attuale, recentemente eseguito, ha rafforzato l’ipotesi sostenuta in queste pagine; una porzione degli intonaci di facciata posti al piano terra presenta infatti evidenti fenomeni di degrado causato da una massiccia presenza di sali nelle murature, nonostante un recente intervento di manutenzione straordinaria. Inoltre un condòmino residente mi ha confermato che era a conoscenza del fatto che lì ci fosse stato in passato questo mulino, ricordando pure che una sua bisnonna ci ha lavorato quando era in attività. A conclusione, mi sento personalmente soddisfatto per aver dato un contributo nel chiarire un dettaglio della Storia di Empoli e vorrei ringraziare la paziente collaborazione di Stefania Terreni dell’Archivio Storico Comunale Empolese.
Note e Riferimenti:
[1] CFR ASCE, Ufficio tecnico:”2° Inventario, F. 18°4-1888, Fasc. Molin del Sale, 1832;
Bibliografia:
Una ricostruzione multimediale del centro storico – documenti e iconografie per la storia della città nel ‘700, pagg. 18-19. A cura di E.Ferretti, G.C.Romby, S. Terreni;
Il Territorio empolese nella seconda metà del XVI secolo”, di W.Siemoni-L.Guerrini:
ASCE, Ufficio tecnico:”2° Inventario, F. 18°4-1888, Fasc. Molin del Sale, 1832;
Empoli: Città e territorio. Vedute e mappe dal ‘500 al ‘900. AA.VV;
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