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Empoli, 7 marzo 1943, chi se lo ricorda? – di Claudio Biscarini

Giovedì 4 marzo 1943, anno XXI dell’era fascista come si usava aggiungere, dal Fascio di Combattimento di Empoli partiva una lettera diretta a tutte le organizzazioni  cittadine del partito e alle autorità. Oggetto, il rapporto annuale del Fascio empolese, alla presenza del Prefetto e del Segretario Federale. La firma a fine della missiva, contrassegnata nella sua lunghezza dalla scritta in giallo Vincere, era del Segretario Politico del Fascio di Combattimento di Empoli Giovanni Paolinelli.

Alla lettera era allegato un programma della manifestazione che si doveva svolgere la domenica 7 marzo 1943, e che prevedeva: adunata dei fascisti e delle organizzazioni in via Roma alle 15; rassegna delle stesse da parte del Segretario federale alle 16;arrivo di S.E. il Prefetto  in Comune alle 16,30; rapporto del Fascio al teatro Excelsior alle 17 e, infine, alle 18 visita alla Casa del Fascio. Era previsto uno schieramento imponente: all’inizio di via Roma, si specificava con spalle rivolte alla Stazione, dovevano posizionarsi il gagliardetto del fascio, gli alfieri e gli squadristi cittadini. Sul lato sinistro, guardando la Stazione, un reparto del Regio Esercito, un gruppo di ufficiali del Regio Esercito sia in congedo che in servizio,il Gonfalone comunale, le fiamme dei settori del fascio con scorta, 32 Sezioni del fascio, la musica del Dopolavoro Interaziendale,i gagliardetti dei sindacati operai, i sindacati fascisti dei lavoratori dell’industria, del commercio e dell’artigianato. Sul lato destro, sempre guardando la Stazione, probabilmente Paolinelli non si fidava molto del senso di orientamento delle sue Centurie, dovevano schierarsi la musica della VII Legione Ferroviaria, un reparto della Milizia, un reparto dei Vigili del Fuoco, i gagliardetti e le fiamme del fascio femminile, il fascio femminile, l’Associazione Famiglie Caduti in Guerra, l’Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra, il gruppo combattenti della guerra attuale a casa per vari motivi (licenza, convalescenza, congedo),la fanfara del comando Gioventù Italiana del Littorio, i reparti maschili e femminili della su nominata G.I.L., Insegnanti e rappresentanze delle scuole con bandiere, il Dopolavoro Interaziendale Italo Gambacciani, un gruppo di industriali, commercianti, agricoltori e artigiani e infine le associazioni benefiche con labari, bandiere e gagliardetti. L’accesso a via Roma, con tutto questo spiegamento, era stato limitato alla via Giovanni da Empoli. A questo punto, a riprova o della pignoleria del Paolinelli o della sua mancanza di fiducia nel già citato senso di orientamento dei suoi uomini, si trova scritto sul programma voltare, nel senso proprio che si doveva continuare a leggere girando pagina.

Nell’altro foglio il solerte segretario riportava l’ordine in cui tutta questa massa di gente, ferma dalla tre del pomeriggio in via Roma, doveva avviarsi verso il teatro Excelsior. Prima di tutto, le Gerarchie Provinciali li dovevano passare tutti in rivista. Poi, si iniziava la sfilata con in testa la musica della Legione Ferroviaria e tutti gli altri, fatti salvi il reparto del Regio Esercito, gli ufficiali dello stesso, i pompieri e solo una rappresentanza delle scuole, via dietro per via Bettino Ricasoli, via Curtatone e Montanara, Piazza Vittorio Emanuele, via Tinto da Battifolle e da qui, tutti dentro il teatro finalmente, dove alle autorità, entrate invece da via Ridolfi, si era riservato un posto speciale. Sul palco del teatro si dovevano posizionare il gagliardetto del fascio con gli alfieri, il Gonfalone comunale e tutte le fiamme, bandiere e gagliardetti rimasti. Avrebbero prestato servizio d’ordine, al posto dei soldati e dei Vigili del Fuoco, i balilla moschettieri.

Purtroppo non siamo in grado di dire come andò poi tutta la faccenda, ma quella domenica 7 marzo 1943 il proverbio del giorno diceva a Carnevale ogni scherzo vale, e chissà se Paolinelli o altri ci avranno riflettuto?

Forse né Paolinelli né le altre autorità del partito, tutte prese a scrivere Vincere sulle lettere, non volevano accorgersi che i tempi della adunate oceaniche erano finiti. Il 5 marzo, nel nord Italia, erano iniziati gli scioperi nelle fabbriche, primi ed unici nell’Europa occupata. All’apparenza, e i fascisti fecero finta di crederci, gli operai volevano più soldi nel salario e più roba da mangiare. In verità. Gli Italiani erano stanchi. A Roma si giocava la il derby Roma Lazio, vinse la prima 1 a 0, ma a Villa Savoia il re stava seriamente valutando cosa farne del suo scomodo capo del Governo. Lo scherzo vero, ma tragico, lo stavano preparando gli Alleati. Alle 20,30 del sabato 6 marzo 400 carri armati e 500 cannoni inglesi spezzavano l’attacco di Rommel sulla linea del Mareth, in Africa settentrionale. La Volpe del deserto, che aveva tentato come al solito un attacco aggirante, perderà 50 dei suoi Panzer e, soprattutto, l’iniziativa. A El Guettar si distinsero i soldati gallina, come gli inglesi chiamavano i Bersaglieri per via del piumetto, del 5° Reggimento Bersaglieri di Siena. In questo reparto, che finirà distrutto in Tunisia, sarà dichiarato disperso il maggiore empolese Angelo Polimeni. Il 4 marzo 1943, proprio quando Paolinelli scriveva la sua lettera, lasciava il comando della 93a Legione Camicie Nere Giglio Rosso, Centro di Mobilitazione, di Empoli il Primo Seniore Gaspare Boca. Il comando interinale andava al Seniore Arnaldo Arnaldi, fino al 31 marzo, quando arrivò il Console Tindaro Tarchi. Sarebbero passati 4 mesi e di rapporti, gagliardetti, consoli e seniori non si sarebbe più parlato. Per 45 giorni.

fonte: Archivio Storico Comune di Empoli, 1943, III 590.

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