Da “La Nazione”, ed. Empoli, 27/12/2001 «Gli occhi di Maria», recentissimo best-seller dell'editore Rizzoli, scritto…
Claudio Biscarini: Vennero da molto lontano
Spesso, avvicinandosi le date della liberazione dei vari paesi e città d’Italia, ci sono contrasti su coloro che effettivamente scacciarono le truppe tedesche dai centri abitati. Nella vulgata tradizionale sono quasi sempre gli americani coloro i quali fecero scappare a gambe levate i soldati di Hitler. Nella realtà dei fatti, a parte che molte poche volte i militari delle divisioni di Kesselring se ne andarono di volata, gli statunitensi non furono onnipresenti e divisero l’onore, e l’onere, di aver combattuto in Italia con soldati di altre nazioni alcune anche molto lontane geograficamente dai luoghi che contribuirono a far tornare alla normalità della pace. Per quanto riguarda Empoli, sappiamo che agirono nella zona truppe indiane, inglesi, americane, sudafricane, canadesi. Ma chi materialmente conquistò la città furono i Kiwis, ovvero i soldati dei battaglioni della 2. Divisione Neozelandese comandata da sir Bernard Freyberg. Strani soldati i neozelandesi. Amavano il saccheggio, specie nei negozi di cappelli civili. A Tavarnelle Val di Pesa rubarono un intero magazzino di fisarmoniche che dovettero abbandonare poco dopo. A San Casciano Val di Pesa si impadronirono della cassaforte di una banca a colpi di mine. Ma erano anche i soldati che avevano combattuto strada per strada nelle macerie di Cassino e sulle pendici del Monte dell’Abbazia. Quando gli indiani e i canadesi arrivarono in vista di Empoli dalle colline di Cerbaiola, la città chiusa nelle vie del Giro, Monte Albano alle spalle gli ricordarono la cittadina laziale che era costata tanti morti. Non vi entrarono ma l’aggirarono da ovest e da est, dalla Bastia e Osteria Bianca e da Fibbiana. I Kiwis no: Erano abituati a combattere tra le strade, le macerie, le case e penetrarono in centro a Empoli. Combatterono per tre giorni e, alla fine, ripulirono il centro spingendosi fino all’Arno. Tra di loro un battaglione aveva un che di esotico: il 28° Maori che colpì la fantasia di Luigi Testaferrata il quale lo ricordò nel suo romanzo “I cenci e la vittoria”. Non hanno mai avuto riconoscimenti ufficiali da parte delle amministrazioni comunali cittadine i ragazzi della Nuova Zelanda per quello che fecero nell’agosto 1944. Il Comune di Tavarnelle Val di Pesa, per iniziativa dell’ex sindaco Stefano Fusi, oggi membro del Consiglio Provinciale, gli ha dedicato cerimonie al Cimitero del Commonwealth ai Falciani di Firenze, dove sono sepolti i caduti neozelandesi assieme ad altri di diverse nazioni, due libri di cui uno tradotto anche in inglese e pubblicato in Nuova Zelanda e un monumento nel centro della città dove sono riportati i nomi dei soldati di Freyberg deceduti nella liberazione del territorio comunale. Il Comune di Scandicci patrocinò, assieme all’Associazione Combattenti della città, un monumento-ricordo in località San Michele a Torri, dove si è combattuta una delle più aspre battaglie della seconda guerra mondiale in Toscana, con una iscrizione in tre lingue, italiano, inglese e maori. A Tutte queste manifestazioni hanno partecipato autorità diplomatiche neozelandesi e reduci dei vari battaglioni. Perfino la Regione Toscana volle premiare, con una bellissima cerimonia in Palazzo Vecchio, uno di questi soldati proprio del 28° Battaglione Maori. Noi fummo i primi, con Giuliano Lastraioli, sia con il nostro “Arno-Stellung” che con il successivo “Kiwis a Empoli” che parlammo di questi militari venuti da così lontano e che sono da ascrivere come i veri e soli liberatori di Empoli. Con la Associazione Turistica Pro Empoli, quando anche il sottoscritto faceva parte del Consiglio Direttivo, pensammo di proporre una lapide, un piccolo monumento da sistemare nel giardino di Piazza San Rocco dove si erano svolti i combattimenti più aspri. Poi, tutto cadde nell’oblio come troppo spesso succede in questa città. Ora, da questo sito che tanto fa per far conoscere la storia della città, voglio rilanciare ufficialmente la proposta a chi abbia desiderio di apprezzarla. Prima che tutti i combattenti della Nuova Zelanda che scacciarono gli ultimi tedeschi a sud dell’Arno dalla testa di ponte di Empoli siano deceduti, possiamo e vogliamo ricordarli con un riconoscimento tangibile, una targa che ricordi il loro sacrificio per ridarci la libertà? Anche in tempi di grande austerità per le amministrazioni comunali, non pensiamo che sia una rovina un piccolo monumento, magari con una iscrizione bilingue. Sarebbe una cosa bella e giusta.
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