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Vincenzo Chiarugi, Della Storia d’Empoli, Libro II°

CAPITOLO III. Dei rapporti di Dominio dei Conti Guidi sopra Empoli
Dopo la distruzione dell’antico Empoli, è indubitato, che gl’abitanti del nuovo, si amministrassero da sé stessi, ed in forma di Repubblica; ma vuole il Targioni, che almeno nel Secolo XIII alla famiglia dei Conti Alberti, e «particolarmente ad un ramo di essa fosse Empoli sottoposto » (80). Questo ramo era sicuramente quello dei Conti Guidi, derivati da Guido figlio del Conte Teudegrino, come si vede dall’Albero annesso alla Storia di quella nobilissima Casa, scritta da Scipione Ammirato, e pubblicata nel 1640.Questa famiglia, il di cui stipite principale sembra esser venuto in Italia con Ottone I Imperatore di Lui parente (81), era già grande, e potente in Toscana, anche prima del Secolo XI, giacché si trova tralle altre prove un istrumento spettante al primo Conte Guido del 1017, ed altro del 1029 coi quali egli fà donazioni considerabili al Monastero di S. Maria a Buriano nel Contado Aretino. E che possedesse gran beni nelle adiacenze di Empoli, lo prova la già citata Donazione del 1119 fatta al Pievano della Pieve al Mercato dalla Contessa Emilia moglie del primo Conte Guido Guerra; non menoché le altre donazioni sopracitate (82); e molto più tante vendite fatte da detta famiglia medesima ai Fiorentini, allorché era essa indebolita nella sua antica possanza, e splendore, come ci avverte il Targioni (83).

Divisa, e suddivisa in « stirpes, et in capita », i possessi di quella (furono) ridotti in quattro teste; quindi è che il Conte Guido Guerra il secondo, e Ruggiero fratello, figli ambedue di Marcovaldo, nel 1254 (83 bis) venderono come sopra la sua quarta parte del Palazzo vecchio di Empoli, del Castello di Empoli stesso, di Monterappoli, ecc.; e poté fare altrettanto il Conte Guido da Roména figlio del Conte Aghinolfo nel 10 Settembre dell’anno stesso. Quindi il Conte Guido Novello, ossia il Giovane, il quale vendé pure la sua quarta parte nel 6 Maggio 1255; ed in fine il Conte Guido Salvatico nel 15 Ottobre 1273, vendé parimenti la sua quarta parte « Montis Murli, Montis Guarchi, Empoli, et Vincii de Greti », e d’alcune altre Terre di sua appartenenza; finì in tal maniera qualunque idea di dominio de’ Conti Guidi anche sul nuovo Castello.

Erano infatti già stati i Conti Guidi insigniti del titolo di Conti Palatini, e Federigo II con suo Diploma Imperiale del 1247 diretto al predetto « Guidoni de Romena Corniti in Thuscia Palatino, filio Comitis Aghinulfi fideli (ut ajunt) nostro », conforme si vede nella così detta « Carta Privilegii » citata dall’Ammirato (84), conferma il possesso di tutti i suoi beni, proventi, e Stati, tra i quali la quarta parte di Empoli, lo che prova, che già ne era al possesso quella Famiglia. Ciò non ostante quantunque gran possessori privati in quasi tutte le parti della Toscana, e specialmente a Empoli, come a Pontorme, a Monte Lupo, ecc. (85) non trovansi in alcun tempo riconosciuti assoluti padroni di questi luoghi, e d’Empoli specialmente come lo erano d’altri, neppur titolari. Che se nelle vendite fatte si trova che eran da essi venduti anche gl’Uomini del Paese, non è per questo, che ciò facessero come Sovrani, ma tutto al più si può credere, che lo facessero come Feudatari, e Protettori. Quantunque investiti d’un Feudo certi potenti, e distinti Signori, altro diritto non avevano sulle persone dei suoi Vassalli, che quello di profittarne in propria difesa; dopoché un Imperatore, o un Ré aveva stabilito un Feudo, detto per ciò « Reale » a vantaggio di qualche soggetto, che essi volevan ricompensare per belle imprese Civili, o Militari. Per queste investiture dice il Calvino (86), che i Dignitari così creati, avevano « praeter simplicem Iurisdictionem, dignitatis titulum, ut Ducatus, Marchionatus, Comitatus, et alia id genus beneficia»; fra questi benefizi eran certi proventi, chiamati Regalie, quasi appartenenza del Ré, che aveva concesso quel Feudo, ed insieme la potestà sui Vassalli indicata.

Or tali erano tutto al più i Conti Guidi rispetto a Empoli, anzi erano forse anche meno dei Conti di Gangalandi Famiglia Fiorentina, di cui il Lami (87) ci dice, dietro l’aperto dell’Ammirato, «che n’ebbero il nome sì, ma non il Contado». E tali si mostrano dalla Lega contratta dagl’Empolesi colle Popolazioni” vicine di Monterappoli, e di Pontorme, e nella spontanea dedizione fatta dagl’Empolesi stessi ai Fiorentini ne’ 16 Febbraio 1181. Nulla si vede, che nella Lega influissero i Conti predetti, gli uomini d’essa liberamente s’amministravano, e non mostravano in verun modo la più piccola dependenza. Nell’atto poi di sommissione così s’esprimono gl’Empolesi: « Nos de Impori, et ejus curte, etc, juramus, etc. », lo che dimostra, che gl’Empolesi in quel tempo erano liberi di far concordati, promettere, ed obbligare, anche senza veruna eccezione o riserva. Che se un’eccezione essi fecero in quest’occasione a favore dei Conti Guidi, dichiarandosi di non voler far la Guerra contro il Conte Guido allora vivente, nel tempo stesso, che promettevano ai Fiorentini di farla a chiunque lor fosse piaciuto, ciò fù solamente per non mostrarsi al medesimo ingrati, e scontenti dopo d’aver ricevuto da esso la loro nuova esistenza.

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