La carissima amica Susanna, lettrice del sito, mi ha consegnato queste foto cartacee scattate lungo…
Lo Spezzatino urbano ad Empoli Vecchio
Non importa guardare una mappa o una foto aerea per rendersi conto che una discreta parte del quartiere di Empoli Vecchio, presso S. Maria ad Empoli, abbia un tessuto urbano molto discutibile.
Chiunque abbia occasione di transitarvi per queste strade interne al quartiere, o peggio ancora chi vi abita, percepisce subito l’illogica razionalità che ha portato alla realizzazione di questo non-quartiere.
Partiamo dalla viabilità.
Il suo tessuto non ha né capo e né coda, non si capisce bene quale sia l’ordine, la gerarchia e il senso di spostamento pensato per queste strade sembra casuale, anche se purtroppo è un caso ricorrente di “urbanistica allegra e creativa”, se così posso chiamarla.
-Via F. Botticini: stretta, con un asse stradale pari a una linea spezzata a zigo-zago, che dalla chiesina di Via S. Mamante va a terminare in uno slargo ad uso parcheggio, privo di connotazione in cui il passante giunto può solo domandarsi: “Embè?”.
-Slargo in Via Botticini: qui si rasenta il top, c’è stato forse un tentativo di fare un doppio salto carpiato di antiprospettiva michelangiolesca? I fronti di questo slargo o dirsi voglia, si sviluppano con quattro direzioni divergenti ad “X”. Davvero grottesca come soluzione, aggravata anche dalla banalità delle tipologie edilizie, che si commentano da sole.
– Via B. Da Maiano: stretta, anch’essa uno spezzatino di asse viario, con uno zigo-zago vicino all’incrocio con Via S. Mamante.
– Via Caravaggio: curiosa, parte stretta e a circa metà del tragitto, si allarga gradualmente quasi a tentare di allargare la visuale verso il parcheggio terminale della suddetta via.
– Via Bicci di Lorenzo: l’intestazione di questa strada, spezzata in due tratti fuori asse tra loro, cozza in pieno col nome di questo grande artista. Forse era meglio intestarla a Picasso, in onore della sua celebre opera “Guernica” dove vi è rappresentato un “macello umano”, congruente a questa contorsione stradale.
– Via S. Mamamte: è l’unica strada cui è possibile concedergli le attenuanti, infatti questo tracciato è ben rappresentato nelle mappe catastali leopoldine fin dal 1820.
– Via B. Angellico: neppure questa strada si salva dalla critica, ma posso capire i motivi per cui sia stata fatta storta: nel punto ove curva fino agli anni Cinquanta del Novecento vi era l’antichissimo podere di S. Donato in poggio, di cui c’è anche un magnifico cabreo in A.S.C.E.
– Via L.B. Alberti: poveraccio costui. Se potesse vedere il suo grande nome intestato a questa stradina stretta e con contorta strozzatura chissà cosa direbbe in proposito.
– Via Luigi Lazzeri: al canonico e protostorico empolese non gli è andata poi malaccio, gli hanno intestato una strada quale prosieguo rettificato di Via di Pratovecchio su cui un lato risulta ancora inedificato.
Che dire? La maglia viaria di questo quartiere, se è stata pianificata nel suo complesso, lo è stato fatto male, oppure viene da pensare che lo sviluppo della maglia stradale sia frutto di scelte meramente di edilizia privata, vuoi per far tornare gli indici, vuoi per le distanze legali, eccetera.
Se dovessi usare una sola parola per definire ciò, mi sembra di osservare la stessa logica che oggi prevale nelle favelas sudamericane. Dico davvero.
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