Sembrerebbe attribuita al Giachi, e raffigura l'estensione territoriale del vicariato d'Empoli nel Settecento. Archivio di…
Jacopo Carrucci, Il Libro mio…
Il libro mio
Di sorte che se ti trova disordinato d’exercitio, di panni
o di coito o di superfluità di mangiare, può
in pochi giorni
spaciarti o farti male; perhò è da usare la prudentia,
g< i > ugno lugl< i >o e agosto e mezo settembre,
e sudori temperati
e sopra tucto al vento quando hai fatto exercitio;
hai havere cura
e ancora del mangiare e bere quando se’ caldo.
Dipoi ti prepara
da mezo settembre in là allo autunno, che per essere e dì
picoli, el tempo
cominciare humido e l’umidità del bere superfluo
che hai fatto
nella state, ti bisogna con dig«i»uni e poco bere
e lunghe vigilie
e exercitio prepararti che e fredi del verno non
ti nuochino
non ti trovando bene disposto; e non frequentare
tropo la carne
e maxime del porcho; e da mezo genaio in là
non ne mangiare,
perché è molto febricosa e cattiva;
e vivi d’ogni cosa temperato,
perché le sachate degl’omori e delle scese
si scuoprano al febraio,
al marzo e allo aprile, perché nel verno el fredo gli congela;
e abi cura che alle volte, secondo chome achade nella luna
essere uno fredo
e poi subito inhumidire ogni cosa congelata,
e di qui nasce
scese molto rovinose o gociole o altri mali pericolosi,
che tucto procede quando è que’ fredi mangiato e beuto
superfluo perché el fredo te lo comporta
e rapigl<i>a, ma subito
al tempo dolcie e humido lo riscalda e
ricresce e rigonfia;
e però, chome io dissi di sopra .1. nel principio,
quando se’ a questo
modo carico habi cura allo exercitio del raffreddare,
perché uccide o subito o in pochi giorni; siche, se hai
humori superflui aquistati la vernata, tieni l’ordine
che io dissi di sopra, e sopra tucto sta in cervello
el marzo
e maxime nella sua luna 10 dì prima e 10 poi,
cioè al cominciare della luna nuova di marzo e sia insino a
passata la quinta decima, che tucte le lune che s’empiono
sono nocive se uno è ripieno e importa riguardarsi prima.
Ricordo adì 5 di novembre 1554, che mi pare che e’
bisogni, che io comunche
io ho qualche impedimento o di stomaco o di capo
o di dogl<i>e pe’ fianchi
o alle gambe o bracc< i >a o di denti che siano continovi,
e’ non bisogna che io facci
come per l’adreto: ma che subito io vi rimedi
col mangiare poco o con lo stare
dig< i >uno e ingegnarsi per le 4 Tempora oservare
e digiuni comandati, perché
io conosco che non lo facendo io me ne pento; e di più
aviene a le volte sentirsi pieno del mangiare,
agravato dal
sonno e dal cibo che pare che io sia gonfiato:
alora è da riguardarsi,
perché è sanità superflua.
Ne l’anno 1555, per la luna che cominciò di marzo
e durò insino adì 21 d’aprile, in tucto quella luna
naque infermità pestifere che amazorno12 dimolti
huomini regolati e buoni e forse
senza disordini, e a tucti si cavava sangue:
credo che gl’avenissi che el fredo non
fu di genaio e sfogossi in questa luna di marzo,
che si sentiva uno fredo velenoso
sordo combattere con l’aria rinfocolata
da la stagione de’ giorni grandi,
che era come sentire frigere el fuoco ne l’aqua,
Lai che io sono stato con gran
paura. El vantagio è stare preparato
innanzi che entri la luna di marzo,
che la ti truovi sobrio di cibo, d’exercitio
e con gran riguardo del sudare;
e non si sbigottire che, passata che l’è di pochi giorni,
l’uomo non sa chome
la si stia o donde si vengha che di mal disposto
subito l’uomo si sente bene, come interviene a me ogi,
questo dì 22 d’aprile del primo giorno della luna nuova,
sentirmi bene e per adreto mai essermi mai sentito bene: tucto dee procedere
da uno certo fredo che non era ancora smaltito
e havea durato insino adì 21;
ma ogi, questo dì sopra detto, m’è fatto caldo
e sentomi bene perché el tempo
ha forse la stagione sua.
JhS
Adì 7 in domenica sera di genaio 1554 caddi e percossi
la spalla e ‘1 braccio e stetti male
e stetti a casa Bronzino15 sei dì; poi me ne tornai a
casa e stetti male insino
a carnovale che fu adì 6 di febraio 1554.
Adì 11 di marzo 1554 in domenica mattina
desinai con Bronzino
pollo e vitella e senti’mi bene
(vero è che venendo per me a casa io ero
ne’ letto, era asai ben tardi
e levandomi mi sentivo gonfiato e pieno, era
asai bel dì); la sera cenai un poco di carne secha arosto
che havevo sete
e lunedì sera cenai uno cavolo e uno pesce d’uovo.
El martedì sera cenai una meza testa di cavretto
e la minestra.
El mercoledì sera l’altra meza fritta e del zibibo
uno buondato e 5 quatrini di pane e caperi in insalata.
Giovedì mattina mi venne uno capogirlo
che mi durò tucto dì,
e dapoi sono stato tuctavia maldisposto e
del capo debole;
giovedì sera una minestra di buono castrone e
insalata di barbe.
Venerdì sera insalata di barbe e dua19 huova in pesce d’uovo
Sabato digiuno. Domenica sera, che fu la sera
dell’ulivo, cenai uno poco di castrone lesso e mangiai
uno poco d’insalata e dovetti mangiare da tre
quatrini di pane.
Lunedì sera dopo cena mi senti’ molto gagliardo
e ben disposto: mangiai
una insalata di lattuga, una minestrina di buono castrone
e 4 quatrini di pane.
Martedì sera mangiai una insalata di lattuga
e uno pesce d’uovo.
Mercoledì sancto sera 2 quatrini di mandorle
v uno pesce d’uovo e noce,
e feci quella figura che è sopra la zucha:
Giovedì sera una insalata di lattuga e del caviale e uno
huovo;
vene la Duchessa a Sancto Lorenzo,
el Duca vene anco.
Venerdì sera uno pesce d’uovo, della fava
e uno poco di caviale e 4 quatrini di pane.
Sabato sera mangiai dua huova.
Domenica, che fu la mattina di Pascua e la Donna,
andai a desinare con Bronzino e la sera cena’vi.
Lunedì sera mangiai una insalata che era di borana
e uno mezo limone e 2 huova in pesce d’uovo.
Martedì sera ero tucto afiocato e mangiai uno pane di ramerino e uno pesce d’uovo
e una insalata e de’ fichi sechi.
Mercoledì digiuno.
Giovedì sera uno pane di ramerino, uno pesce d’uno
huovo e una insalata e 4 quatrini di pane in tucto.
Venerdì sera insalata, minestra di pisegli e uno pesce
d’uovo e 5 quatrini di pane.
Sabato burro, insalata, zuchero e pesce d’uovo.
Adì 1 d’aprile, domenica, desinai con Bronzino c la sera non cenai.
Lunedì sera cenai uno pane bollito col burro e uno pesce
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