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Cronaca di un parto spicchiese del 1789

E’ interessante riscontrare notizie cronaca locale dell’epoca, soprattutto di materia trattante fatti ed episodi simili. La fattispecie pubblicata sulla G.T. del 1789 consiste in un elogio scritto per il successo di un caso clinico. La trascrizione ha sollevato curiosità sulle conseguenze post-partum che, scritte in questa forma, non sono ben comprensibili. Per questo auspichiamo che qualche Medico nonché lettore del nostro sito ci possa spiegare con termini moderni i sintomi e gli effetti del parto sofferti dalla partoriente spicchiese, scrivendoci a    dellastoriadempoli@gmail.com

Estratto dalla “Gazzetta Toscana n° 2 del 1789 “,  pag. 82.

<<Firenze, lì 20 Marzo 1789.
Le operazioni Chirurgiche, delle quali convien tante volte far menzione nei nostri fogli, non vengono da noi riportate se non ad oggetto di render la dovuta giustizia al merito, di far nota l’abilità de’ Professori a chi non ha conoscenza di essi, di far vedere i progressi della Chirurgia nella nostra aurea Scuola Toscana, di coltivare il desiderio di bene apprendere quest’Arte, e finalmente di mostrarci pieghevoli, e cortesi a chi ci onora di trasmettere i respettivi analoghi articoli. Tutto ciò sia detto l’ultima volta per sempre in risposta a coloro, che di mala voglia vedono inserite notizie di questo genere. Sappiamo ancor noi, che un Professore non fa che il suo dovere, se esercita con esattezza, e cognizione di causa la propria Arte, ma non ignoriamo altresì, che le sopraddette ragioni esigono qualche considerazione, e riguardo.
Un luogo poco distante da Empoli detto Spicchio, il solo passo del Fiume Arno ci dà la seguente notizia. Fra le operazioni di Chirurgia, e specialmente d’Ostetricia eseguite con felicità dal Sig. Frontino Bernini di Castel-Fiorentino, che occupa il posto di Chirurgo Condotto in Empoli, devesi annoverar quella eseguita nella persona d’una tal Benedetta Mazzantini, Consorte di Lorenzo Busoni del Popolo di S. Maria a Spicchio. Era primipara, e si trovò in pessime circostanze al tempo del suo sgravio per la cattiva fluttuazione del feto, unita ad una smisurata grossezza del basso ventre. In brevissimo tempo estrasse il bravo Professore la creatura, ed accertatosi dell’esistenza d’un altra, affidò al tempo, ed alla continua assistenza il buon esito del secondo sgravio, come seguì, oltre l’uscita d’un falso germe, o come la chiamano mola. Soffrì in seguito la Puerpera un corso di febbre verminosa con sintomi molto cattivi, ma anche questa venne superata. Il Chirurgo, di cui si parla, pose in opera le più sicure indicazioni, che condussero la cura a buon fine, unitamente a ciò che preferiffero anche il Sig. Domenico Vanghetti Medico di detto Popolo, ed il Sig. Francesco Neri Medico in Empoli, che la visitò alcune volte in assenza del suddetto. I Gemelli Maschi e la Madre godono adesso d’un ottimo stato di salute.>>

Comments (3)

  1. Caro Doc, risposta da medico, da professionista e da empolese! Complimenti!

  2. eccolo…Appunto..molto interessante la “lettera” che si riferisce all’intervento del “sig. Frontino Bernini, chirurgo condotto in Empoli nel 1789. Pubblicata dagli amici di “della storia d’Empoli”.
    A me ha dato modo di tornare al lontano 1968 anno del mio esame di “clinica ostetrica e ginecologica”, e di ricordare un po’ di storia della medicina.
    Cerco ben volentieri di tradurre, interpretare in chiave moderna, e divulgare “questa lettera” per gli amici “di oggi.
    Altri tempi, altro mondo, altro modo di agire. Ora tanta tecnologia….allora i 5 sensi, (soprattutto tatto, olfatto, vista, udito) una discreta intelligenza, ottima manualità, ragionamento clinico, attesa, osservazione, attenzione …e..che Dio ce la mandi bona!
    Farmaci, quasi nulla, antibiotici meno ancora, asepsi…chi era costei. Sarebbe arrivata con Lister (1827-1912) e poi con Pasteur (1922-1895). Batteriologia ????. Il Forcipe c’era già, era nato nel 1600!
    Sicuramente si trattò di un parto difficile. Feto malposto, o di grandezza eccessiva. Il buon Frontino c’è la mise tutta, con quel poco che aveva. Soprattutto “manualità” senz’altro più di quella che c’è oggi.
    Del resto nelle presentazioni “difficili” erano Maestri nelle manovre di “rivolgimento fetale”, cioè con le mani, o dall’esterno, o dall’interno, cercavano di far variare posizione al feto affinché questo raggiungesse una posizione più favorevole al parto.

    Già da Ippocrate di Coo (460 ac-377 ac) venivano eseguiti interventi di Rivolgimento Fetale , fino ad arrivare ad Ambroise Parè (1510- 1590).
    Il cesareo non credo proprio si facesse di ruotine, , anche se sembra fosse praticato fin dai tempi degli Ebrei. Quelli dei tempi i Mosè per intendersi. Immagino con quali risultati. Anestesia zero, asepsi men che zero. Forse era una sorta di “autopsia in vivo”, per cercare di salvare almeno (??) il feto.
    Appunto “olio di gomiti”, manualità, quel che ci mise il nostro.
    Poi la sorpresa…erano due (allora mica c’era l’ecografia che te lo diceva) e…la Signora scodellò anche il secondo. Poi l’uscita “d’un falso germe, o come la chiamano mola”.
    (Secondo il Curchill’s Medical Dictionary la mola è una massa amorfa che si forma nell’utero in seguito a degenerazione del frutto del concepimento. Solitamente è costituita da grumi di sangue, resti della placenta e membrane fetali; tuttavia può calcificarsi o trasformarsi in cisti, come la mola idatidea. IlCurchill’s Medical Dictionary aggiunge che il termine mola deriva dal latino mola, che significa macina, per la forma che assume).
    Probabilmente si riferisce al “secondamento”, cioè all’emissione della placenta e dei residui del sacco embrionario.
    ….”soffri in seguito la Puerpera di febbre verminosa”. Era il minimo che le poteva capitare.
    Il termine “febbre verminosa” è un termine che non avevo mai inteso (a parte i vermi, i bachi delle nostre nonne che ci curavano con strofinature e collane di aglio).
    Azzardo una ipotesi, probabilmente quando ancora i “batteri e tanto meno i virus” non erano conosciuti, i nostri “Illustri predecessori” si erano resi conto che dovevano esserci degli “esseri viventi” piccolissimi , che loro identificavano come “vermi” che erano fonte di malattia, di febbre, di morte.
    Probabilmente la Signora ebbe la sua brava “sepsi puerperale”. E chissà come la superò!…era forse una donna Pia!
    -Il Grande Semmelweis (1818-1865) non era ancora nato, glia antibiotici neppure e neppure l’asepsi.
    ….La sepsi puerperale mieteva vittime dappertutto ed in particolare nelle Divisione Ostetrica frequentata da Semmelweis. Egli ebbe l’intuito di osservare che i medici che la frequentavano erano soliti frequentare assiduamente le sale anatomiche per le autopsie e le dissezioni, poi un salto e stesse mani…a visitare le puerpere, questi zozzoni. Guanti non esistevano, sapone forse neanche, o veniva usato poco. Insomma le povere mamme morivano come le mosche. Il buon Semmelweiss appunto ebbe l’intuito di immaginare una origine infettiva di queste morti favorite dal passaggio di germi dai cadaveri delle sale settorie, alle vagine e agli uteri delle pazienti. Qualche blando disinfettante, qualche accurata lavata di mano abbassò radicalmente la mortalità. E pensare che all’inizio fu anche deriso per queste sue “teorie” così…rivoluzionarie.

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