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Claudio Biscarini: Quando a Empoli saltarono i campanili

Guardando qualche vecchia cartolina d’Empoli, si resta sorpresi quanto la sua “sky line” sia cambiata nel giro di pochi anni. Niente più ciminiere delle numerose vetrerie e, soprattutto, manca un campanile, quello della chiesa degli Agostianiani.

i due campanili
i due campanili

A fine luglio 1944, le truppe dell’esercito tedesco in ripiegamento da sud, iniziavano a inviare i propri reparti del Genio a preparare quella che sarebbe diventata la linea dell’Arno per quaranta giorni. Furono preparati i fornelli da mina sotto il ponte Leopoldino, tagliate le piante per avere un orizzonte di tiro più efficace, costruiti ripari per uomini e armi, piccole riservette di munizioni, furono seminate le mine sugli argini dei fiumi e sulle strade, si iniziò a far saltare i ponticelli non importanti, si costruirono guadi sotto il pelo dell’acqua, tattica imparata sul fronte orientale, che sfuggissero all’osservazione nemica.

Il 24 luglio 1944 non è, per Empoli, solo il giorno tragico della fucilazione dei poveri innocenti in Piazza Ferrucci, ma segna anche la data della distruzione della città. I Pionieri del 3. Pionier-Battalion , al comando dell’Hauptmann Werner Wegener, della 3. Panzer-Grenadier-Division, a cui si aggiunsero sicuramente gli uomini della compagnia Pionieri dell’ 8. Panzer-Grenadier-Regiment, iniziarono a far crollare i canti del “giro”, il campanile del Duomo, la Porta Pisana e il campanile degli Agostiniani che, crollando, distrusse il teatro Salvini. Che questo sia accaduto quel giorno lo provano due cose. L’unico superstite della fucilazione degli ostaggi, Arturo Passerotti, nella sua testimonianza, ricordava un soldato tedesco armato di mazza che si era piazzato all’inizio di via De’ Neri. Si trattava certamente di un militare che era stato “distaccato” per il momento e che si trovava a minare la vicina Porta Pisana. A proposito della strage di Piazza Ferrucci e di quanto accadde a Pratovecchio il 23 luglio 1944, e qui ci sia consentito un appunto, su alcuni siti che è possibile trovare sull’argomento lavorando su internet, si continua a passare la versione fornita da Libertario Guerrini e che, a nostro parere, desta non pochi dubbi. Anzi, vi si aggiunge che i partigiani “sorpresi” dai tedeschi appartenevano alla 3a Compagnia della Brigata Garibaldi Guido Boscaglia. Ma, anche in questo caso, ci sia consentito un appunto. E’ vero che in una “relazione” di questa Compagnia  contenuta nell’Archivio Storico del Comune di Empoli, peraltro senza firma, si legge: Dintorni di Empoli (23 Luglio) Una pattuglia di nostri partigiani si scontra con 8 Tedeschi. Tutti i Tedeschi rimangono uccisi. Rappresaglia da parte tedescha ( sic) e fucilazione di 28 inermi cittadini. Ma questa dichiarazione ha il sapore di una cosa scritta a priori e non vera. Come è possibile, ad esempio, che si sia errato sul numero dei fucilati? E che l’estensore della nota non abbia saputo la località precisa dello scontro, limitandosi a citare dintorni di Empoli? Senza contare che Aldo Giuntoli, il partigiano Marco, comandante della 3a Compagnia stessa nella sua testimonianza riportata alle pagine 156-158 del volume sulla storia della Brigata Garibaldi Guido Boscaglia[1] scrive testualmente: Dopo il passaggio del fronte, la nostra compagnia lasciò Volterra (26 luglio), dove nel frattempo si era spostata parte della Brigata, per rientrare nelle nostre zone. Quindi, se gli empolesi partirono da Volterra il 26 luglio, non potevano certo essere a Empoli… tre giorni prima. Noi restiamo fedeli all’ipotesi che formulammo sul Bullettino Storico Empolese[2]. Ma ritorniamo all’argomento principale. In più alla testimonianza Passerotti, nei microfilm della XIV Armee tedesca, conservati ai National Archives[3] di Washington, è presente un rapporto del Comando Genio Pionieri d’armata del 24 luglio 1944 in cui si legge 3. Pionier-Battalion (einschl 13./8) Sperrung des Stadtgebiets 4920. Ovvero: 3° Battaglione Pionieri con aggregata la 13a compagnia[4] dell’8° Reggimento Granatieri Corazzati. Sbarramento del centro urbano di 49/20 che, in quella data, corrispondeva come punto carta a Empoli. Nessun dubbio, quindi, che a distruggere quel giorno d’estate i campanili della città siano stati gli uomini di Wagener. Del resto, Empoli non fu la sola città martoriata dalle mine tedesche. A San Miniato le distruzioni erano iniziate il 19 luglio, con il “salto” di numerosi palazzi, come Palazzo Grifoni, e terminarono il 23 con l’abbattimento della Torre di Federico, sempre ad opera di militari della 3. Panzer-Grenadier-Division. Lo stesso accadde alla vicina Montopoli Valdarno, con la distruzione della Torre di Castruccio e di altri palazzi.

Si è discusso, e si continua a discutere, sull’opportunità e i motivi di queste distruzioni. Alcuni ci hanno voluto vedere una sorta di “rappresaglia” verso gli Italiani traditori. In realtà le ragioni della guerra spesso sfuggono all’umana comprensione, ma sono ben precise. Di regola non si sprecano esplosivi per azioni dimostrative a meno che non vengano specificatamente ordinate. La distruzione di interi paesi dopo un’azione partigiana, cosa che è avvenuta spesso in Italia e fuori, non è esattamente come la distruzione di un incrocio che può apparire insignificante ai profani ma che al combattente in guerra può permettere di guadagnare quell’ora che diventa determinante, ad esempio, per traghettare residue forze di retroguardia al di là di un fiume. E questo perché l’attaccante sarà sempre costretto ad avvicinarsi alle macerie con circospezione, in quanto esse saranno certamente cosparse di mine antiuomo o anticarro. Quindi, a una prima, lenta, ricognizione seguirà l’attesa dei mezzi anti mina, lo sgombero con i bulldozer delle macerie e, conseguentemente, perdita di minuti e ore preziosi per chi attacca e per chi, soprattutto, si difende. In più, ogni punto sopraelevato consente l’istallazione di un posto di osservazione avanzato, di solito distante dalle batterie, da cui un esperto ufficiale di artiglieria munito di radio può controllare un vasto territorio. Basta salire a San Miniato per rendersi conto quanto, dal suo balcone sulla valle, si veda fin quasi agli Appennini. Figuriamoci su una posizione ancora più elevata come la Torredi Federico. Lo stesso si può dire dei campanili d’Empoli che avrebbero permesso, con posizione avanzatissima, di vedere oltre l’Arno meglio che dalle colline di Corniola e meglio che con il famoso Piper Cub, l’aeroplanino da osservazione, che svolazzava in cielo. Anche i tedeschi usavano i campanili come posto di osservazione avanzato, tanto che l’artiglieria americana colpì anche la famosa Torre Pendente dove erano stati visti dei militari tedeschi. Quel che poteva salvare dalla distruzione i manufatti era solo la velocità con cui si dovevano ritirare i soldati tedeschi. Ma a Empoli, ultima testa di ponte della Wehrmacht a sud dell’Arno, tutto questo mancò.

 


[1] Cfr. Pier Giuseppe Martufi, La Tavola del pane. Storia della 23a Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia”, ANPI-Siena, 1980. Giuntoli, nella sua testimonianza, non cita mai i fatti di Pratovecchio.

[2] Cfr. Claudio Biscarini, Pratovecchio bei Empoli – 1944, Juli 23: un aggiornamento, BSE vol. XV, 2004-2007.

[3] Microfilm T 312, National Archives and Records Administration, Washington.

[4] Si trattava della Infanterie Geschütz Kompanie..

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