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Claudio Biscarini: Piste

C’era una volta una città dove, da quando è stato inventato il velocipede, ha sempre visto nel mezzo a due ruote un veicolo di trasporto e di divertimento. Poi, questo mezzo, è stato adottato in tante città di pianura europee. La Berlino, capitale del Brandeburgo e città divisa in due per decenni, oggi è una sola, bella, lunga pista ciclabile dove non ti azzardare a mettere piede, incauto pedone, perché saresti risvegliato dal tuo girovagare distratto simbolo di ogni turista che si rispetti, da feroci e vigorose scampanellate. Ma le piste di Berlino non sono state improvvisate e corrono su strade e soprattutto marciapiedi. Ogni tanto, si incrociano coi semafori ma hanno segnali a loro dedicati. Il ciclista tedesco, poi, può lasciare in posteggi adeguati il suo cavallo a due ruote senza rischi. Londra e Parigi non hanno la stessa cultura ecologista tedesca e le biciclette, se bene utilizzate, spesso non hanno piste ciclabili. Non ne ho mai viste in Rue de Rivoli, davanti al Louvre, in Place de la Concorde. Dall’Arc de Triomphe si passa sui marciapiedi o lungo i vialetti del parco. Sul Mall di Londra, le biciclette viaggiano sul marciapiede o nei viali dei parchi. Non ho visto piste ciclabili in Oxford Street o a Piccadilly. Ma nella nostra città immaginaria si è tenuta, nei confronti della bicicletta, una ben strana politica. In primo luogo si è provveduto a dimezzare i posteggi specialmente in vicinanza della locale stazione FF.SS., dove ne esisteva uno a pagamento che assorbiva tanti di questi mezzi, col bel risultato di vedere lunghe file di questi mezzi schierate davanti alla facciata dell’edificio o legate qua  e là che pare, in formato ridotto, quel che accade alla stazione della ben più grande città capoluogo dell’Emilia-Romagna. Ora si sono inventati le piste ciclabili a zig-zag. Che gli amministratori di questa immaginaria città vogliano, sull’onda dell’omaggio alle Forze Armate ribadito dal nostro Presidente in occasione della Festa del 2 giugno, addestrare nuclei di portaordini-ciclisti? Il risultato è, purtroppo, ben scarso. Code interminabili di irriducibili automobilisti urlanti e non consci dell’importanza dell’evento; commercianti arrabbiati, pedoni confusi e ciclisti in pericolo, visto che, all’altezza di un (purtroppo) ex cinema di questa immaginaria città dovranno vedersela con un “cambio di corsia” che assomiglia molto a una roulette russa. Ma la gente, secondo un esimio amministratore di questa immaginaria città, deve adeguarsi: “Chi viene da oltre il fiume, se vuole venire in città, prenda la bicicletta!” Tuona dalle pagine del giornale il su lodato amministratore. Peccato che, magari, da oltre il fiume che lambisce l’agglomerato urbano abbiano necessità di attraversare tutta la città, e quindi incappare nel “percorso di guerra-pista ciclabile” persone che devono andare a lavorare in frazioni come la vicina  Martignana o in altre località come la non proprio prossima “Città del vino” o che, a volte, si usi passare dal percorso alternativo che parte dai cimiteri della città immaginaria, corre lungo una bellissima valle e, arrivati in un luogo detto “Ortimino” si scenda verso la patria di Membrino evitando quel cul de sac che è diventata la vecchia Senese-Romana dove, tra la nostra città immaginaria e la suddetta patria di Membrino, ci sono ben due passaggi a livello (provare quello di Brusciana: a determinate ore d’estate è uno sballo star fermi al sole) e tre semafori da by-passare. Senza dire che, esimio amministratore, pur rispettando il suo pensiero ecologico che non ci trova, per carità di Dio, in disaccordo, La pregherei di lasciare agli abitanti ( e non son pochi) delle frazioni tra l’altro di altra amministrazione comunale, oltre il fiume, la libertà di scegliere come, dove e quando venire nel centro della Sua immaginaria città. Ma, visto che stiamo parlando appunto di una città immaginaria, siamo certi che gli amministratori sapranno valutare, senza arroganza ma con sale in zucca, quel che sta accadendo ascoltando chi oggi eleva la sua protesta così che le piste ciclabili, che sono una necessità e su questo, credo, siamo tutti concordi specie in una città di pianura, non diventino motivo di polemica ma siano invece motivo di gioia e di progresso. Basta pensarci, e non fare blitz notturni, ascoltando prima  le diverse campane. Così che, nella città immaginaria, tutti possano vivere felici e contenti.

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