Un centro realmente storico, la proposta: “Perché non mettere altre lastre con i vecchi nomi delle strade”
Una proposta di valorizzazione storica del Centro Storico "Immaginate, sotto alla lastra con su scritto via Ridolfi, di potere leggere già via di S. Giuseppe e via degli Asini". Invero si legge spesso di varie proposte di valorizzazione del centro…
L’Ingegneria naturalistica per le strade cerretesi
Tutto è nato per un tag birichino a qualche profilo di facebook, allo scopo di rammentare il dissesto di una porzione della strada collegante San Zio alle Grotte di Pagnana, tratto che da quasi un anno è interessato dall’obbligo di senso unico alternato, con qualche disagio ben immaginabile.
Comprendo e presumo che il ritardo sia imputabile per le difficoltà finanziarie che ormai colpiscono tutti gli enti pubblici, ma il problema del dissesto dei corpi stradali nelle colline di Cerreto Guidi è ahimè frequente.
Per esempio c’è un tratto della strada provinciale 31, quella del “Ghianduccio” che per intendersi collega il capoluogo alla rotonda del Tucanos, e tale tratto fu oggetto di intervento di consolidamento con la costruzione di alcuni muri in cemento; mi ricordo che tale tratto prima di essere asfaltato rimase sterrato molte settimane, secondo la procedura per far stagionare il terreno stradale prima dell’asfaltatura.
Altro esempio degno di nota è un tratto di strada provinciale che collega la frazione di Toiano con Vinci, dove tempo fa si è verificato un movimento di versante accompagnato da crepe e differenze di quote nell’asfalto; di recente fu steso un discreto manto stradale, ma passandoci proprio oggi ho rilevato ancora gli stessi segni di cedimento.
Vorrei suggerire, sperando che il politico che mi ha criticato non se l’abbia a male, un metodo risolutivo per questi dissesti, metodo proveniente dall’Ingegneria naturalistica.
Ma prima analizziamo le cause dei dissesti. In queste colline di Cerreto Guidi il suolo tende ad essere di matrice argillosa in diverse varianti, mescolato con sabbie e limi formatesi nella fase di regressione marina del Pliocene.
Va da sè che le diverse tipologie di suolo e le loro stratificazioni in certi parti del territorio siano facilmente aggrediti dai manufatti e dalle attività umane, ma la principale causa protagonista dei problemi è lei, l’acqua e la sua variabilità.
Infatti la (normale) variazione di presenza di acqua negli strati in superficie può cambiare il comportamento deformativo degli stessi, assistendo a variazioni e movimenti “plastici”, ovvero deformazioni che non ritornano allo stato originale.
La presenza di acqua oltre certe quantità altera tutte le caratteristiche meccaniche del suolo, ma il problema si amplifica col traffico stradale, in particolare le sue vibrazioni interagiscono con le molecole di acqua contenute nelle particelle di suolo (sostanze colloidali).