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San Renieri in pericolo, fin dagli anni 80…

Da “La Nazione” Cronaca di Empoli 6/8/1989

S.RENIERI A POZZALE RISCHIA DI SCOMPARIRE PER INCURIA

Una cappella da salvare

Il tetto è già crollato sotto il peso degli anni, la struttura sta per cedere

Si attendono interventi risolutori

Per il momento la chiesa è adibita a deposito di attrezzi e masserizie Perché non portarla a nuova vita?

Monumenti, testimonianze architettoniche, semplici, care, vecchie mura senza una gran valore artistico, ma semplice­mente un significato affettivo, rischiano di scomparire un po’ dovunque. Empolese e dintorni non si sottraggono alla seve­ra legge del degrado. In molti, a parole, si ergono a paladini del passato, ma nei fatti succede ben poco, anzi, sarebbe meglio dire, nulla. Così il tempo passa e le mura crollano. E’ il caso stavolta dell’Oratorio di San Renieri al Pozzale e la chiesetta deturpata è soltanto l’ultimo episodio in ordine di tempo che ci troviamo a dover affrontare. Il tempio richiama l’attenzione per l’estrema incuria e disin­teresse in cui versa: malgrado, come testimonia la fotografia a fianco, parte del tetto sia crollata e l’intera struttura sia adibita a ripostiglio di masserizie varie, San Renieri conser­va chiari segni di un passato splendore. Lapidi marmoree, iscrizioni, un portale in pietra con tracce di finestrature late­rali e un bello stemma gentilizio stranamente ben conservato ricordano il nobile periodo della cappella sorta, come ricor­dano le cronache, alla metà del 1700. Scrive lo storico Pogni che San Renieri al Pozzale venne fondata dal dottor Giacinto Cocchi, nobile fiorentino, nel 1745, nelle immediate vicinanze della bella villa dove la sua famiglia abitava fin da due secoli prima, precisamente dal 1544. Ma il battere del tempo che avidamente scandisce la vita ha fatto sì che della cappella gentilizia dovesse restare ben poco.

Certo, non ha fatto la fine di altri monumenti minori e testimo­nianze architettoniche del nostro territorio che sono andate demolite o semplicemente inghiottite dall’espansione urbana e industriale, perdendo ogni carattere di individualità, per non parlare di dignità. E amen. Di alcuni se ne legge il ricordo in qualche vecchia, ma non troppo, pubblicazione locale; tut­tavia, non restandone praticamente traccia, non destano particolari rimpianti. Viceversa altri, per esempio San Renieri, anno dopo anno sono sempre più cadenti e oltraggiati da abbinamenti e sovrastrutture, spesso arginabili con interventi nemmen tanto impegnativi e dispen­diosi.

Passiamo alla proposta: visto che la cappella si trova sulla via maestra della frazione, a parte tornare a essere di grade­vole ornamento, perché non utilizzarla di nuovo in funzione ecclesiastica? O se vogliamo perché non offrirla, ristrutturata e in buona salute, alla cittadinanza come una struttura poli­valente?

[D.M.]

Ringraziamo la nostra amica Giulia Grazi Bracci per averci mandato questo ritaglio di giornale, che dimostra come la chiesina al Pozzale dal lontano 1989 non ha mutato di molto le sue fortune. Ancora aspetta una soluzione dignitosa…

 

 

 

 

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