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San Miniato, Decapitazione del 23 Luglio 1944 – di Francesco Fiumalbi

Sembra impossibile. Eppure, per quattordici lunghi anni, il profilo del colle di San Miniato non fu quello che era stato nei settecento precedenti. Una tragedia nella tragedia. Mentre ogni famiglia piangeva i propri morti, una comunità intera gemeva per la perdita della sua identità, racchiusa nell’immagine della sua rocca, forse perduta per sempre.

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La Torre, erroneamente confusa per sineddoche, con la “rocca”, aveva rappresentato per secoli una presenza costante nella vita degli abitanti di gran parte della Toscana. Dalla piana dell’Arno e dalle valli dell’Elsa e dell’Egola era impossibile sfuggirle.
La Torre non era solo un ammasso di mattoni disposti uno sopra l’altro.

E non era neppure solo un punto privilegiato di osservazione. Era simbolo di potere, controllo e vigilanza, ma anche di sicurezza, riparo, rifugio, attorno al quale una comunità si era sempre strinta, fiera, e ne traeva forza nell’affrontare la quotidiana lotta per la sopravvivenza. La Torre era San Miniato e San Miniato era la Torre. E da un giorno all’altro, la Torre non c’era più.

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per gentile concessione di F. Fiumalbi – Smartarc

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