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Quando la Pinetina di Piazza Ristori era detta l’Abetone

Gli empolesi chiamavano giustamente Abetone quella località, che dal parterre Umberto I, s’inoltra fino al pubblico macello, perché è la parte più fresca del paese.

Empoli - Piazza Ristori 01-10-2011 3


Da “Il Piccolo”, 26 Agosto 1906

All’Abetone tutti accorrono, compresi i giuocatori di toppa ed esclusi i funzionari di P.S. e guardie comunali ed il loro gallonato comandante.
Anch’io vi corsi, una di queste sere, più che per godere il fresco, per osservare un fenomeno cosmico.
Avevo letto nel mio “Fieramosca”- dico mio perché vi scrivo da moltissimi anni, – uno splendido articolo dell’illustre prof. Stiattoni, relativo alle stelle cadenti, la cui caduta, se così può chiamarsi, avviene appunto in questa notti.
Sdraiato sull’erba, a pancia all’aria, osservavo, con curiosità, quei corpi luminosi, che, come razzi, attraversavano, di tanto in tanto, lo spazio, lasciandosi dietro una striscia luminosa, simile a quella delle comete… ed il mio cervello arzigogolava filosoficamente…
Ma poiché – privo affatto dei relativi studi – punto m’intendo dei misteri del cielo, abbandonai ben presto le mie riflessioni sulle stelle cadenti, e pensai alle miserie della terra.

E pensai che in quel luogo ov’ero io e dove si trovavano molte altre persone, potrebbe sorgere un bellissimo passeggio, un delizioso lungarno.
Migliore ubicazione non si potrebbe trovare: si chiama l’ Abetone, quindi …
Credo che esista negli archivi del Municipio un vecchio progetto relativo al viale; a quel viale che la mia mente imagina.
Secondo quel progetto dovrebbe ridursi a pineta il piazzale annesso al giardino Umberto I, ed aver seguito la passeggiata lungo l’Arno, – quella passeggiata così infelice perché mal tenuta e perché, all’opera distruttrice del tempo, s’unisce quella devastatrice dei moderni vandali, i quali par che trovino un sollievo a rovinare le panchine per gettarle nel greto del fiume.
Il riordinamento di quella parte di lungarno già esistente e la costruzione del nuovo tratto che va ai macelli, s’impongono ormai.
Empoli nostra allarga i suoi confini e si abbellisce sempre di più tantochè si può dire che il suo sviluppo estetico vada di pari passo col suo sviluppo commerciale ed industriale.
Nuove strade, diritte, ampie e ariose, ove sorgono opifici e laboratori, che sono la nostra ricchezza, si costruiscono, e si ricostruiscono pure delle piazze (ed Empoli di piazze è ricchissima) contornate da civettuole palazzine moderne e fornite di filari di alberi , che dànno un ombra refrigerante.
Ma (sempre il ma) la vera e propria passeggiata manca, dappoichè non può considerarsi tale quella delle cascine, per esser fuor di mano, per esser costeggiata da fossi, nei quali l’acqua putrida ristagna, esalando pestilenziali miasmi e per il fumo della locomotiva di transito ed in manovra, che accieca e toglie il respiro.
La passeggiata dell’Abetone – tal nome è ormai entrato nel pubblico
Dominio – ha qualcosa che alletta e seduce….
A destra, oltre la strada di Sovigliana, ubertose colline, popolate di piantagioni, che sono tanto utili alla purificazione dell’aria, a sinistra, in lontananza, dopo una grande estensione di terreno ben coltivato, colline ancora, ed in fondo pure colline, fra le quali sembra che l’Arno vada, gorgogliando, a perdersi…..
Ed il fresco non fa difetto: un bel fresco che viene dal mare!
Tali considerazioni io facevo una di queste sere stellate, sdraiato sull’erba, in prossimità dell’Arno.
Oggi, interpretando il desiderio della maggior parte dei miei concittadini, quella parte che è costretta a subire quaggiù le noie di queste giornate di canicola, faccio voti ardentissimi, come il sole di oggi, che la sistemazione della passeggiata in parola, sia presto un fatto compiuto.
E spero di non gettare il tempo e l’inchiostro.

22 – 8 – 1906

Umberto Cecchi

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