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La Società di Mutuo Soccorso di Empoli. Le radici antiche della solidarietà cittadina – di Paolo Santini
Il processo di sviluppo industriale di Empoli e delle realtà territoriali vicine, iniziato sul principio del secolo XIX, crescerà prepotentemente nella prima metà dell’Ottocento arrivando a raggiungere, negli anni attorno all’unificazione, proporzioni davvero consistenti.
Ormai l’industria stava sostituendosi al mondo agricolo, e tutto il sistema economico e di rapporti sociali sedimentatosi lentamente nel corso dei secoli stava crollando sotto i colpi della nuova economia capitalistica. Inizia un periodo di disuguaglianze sociali che progredisce con lo sviluppo stesso della fabbrica: negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia, all’interno della vetreria Del Vivo “fabbrica di fiaschi” in Empoli, un operaio mediamente guadagnava 1,50-2,00 lire al giorno, un maestro vetraio circa 7,00 lire al giorno.
Tutti coloro che prestavano la loro opera fuori dal processo produttivo e dalla fabbrica, come le lavoranti a domicilio, le fiascaie, le terzinaie, gli operai avventizi, erano collocati invece in fasce salariali attorno ai 30 centesimi al giorno; ricordiamo, per la cronaca, che un chilogrammo di pane costava circa 50 centesimi!
Nella drammatica situazione sociale ed economica in cui versava la nascente classe operaia empolese, con lo scopo di fornire uno strumento di tutela per gli associati nei momenti di difficoltà, nascono in tutta la zona numerose associazioni per l’assistenza e tutela dei diritti della classe lavoratrice, le cosiddette Società Operaie di Mutuo Soccorso. Ad Empoli Antonio Borsellini e Giuseppe Capaccioli, organizzatori già nel 1857 di una serie di proteste dei braccianti di paglia dell’empolese, iniziarono, all’indomani dell’Unità d’Italia, a lavorare per organizzare una società di Mutuo soccorso fra gli operai.
Il delegato di polizia locale, allarmato da tale circostanza, avvertiva in data 19 luglio 1861 il questore con una lettera nella quale indicava che il giorno precedente era stata tenuta in casa del libraio Ferdinando Gozzini la prima riunione per la costituzione di una società di mutuo soccorso. A questo punto entra in scena, da protagonista, la borghesia empolese; alcuni elementi di spicco della borghesia imprenditoriale incaricheranno il deputato empolese Antonio Salvagnoli ed altri uomini di loro fiducia, di impossessarsi dell’iniziativa e di gestirne lo sviluppo dall’interno. Il Salvagnoli si mise subito al lavoro per formare un consiglio direttivo composto dal Borsellini, dal Gozzini e pochi altri lavoratori; nei ruoli direttivi invece furono collocati importanti esponenti borghesi, Vannucci, Del Vivo, Nardi.
Il 27 ottobre 1861 fu fondata la Società di Mutuo Soccorso fra gli operai di Empoli, i cui scopi erano stati tratteggiati nel discorso inaugurale tenuto dal Salvagnoli; la società avrebbe dovuto “mantenersi nei limiti del mutuo soccorso” per “promuovere il bene morale e materiale degli operai” e nello stesso tempo il Salvagnoli avvertiva che gli operai “non devono confondersi con le associazioni politiche”. Inoltre, la società doveva fornire agli aderenti assistenza in caso di malattia; per un periodo di inabilità fino a 90 giorni ogni associato aveva diritto a ricevere un contributo variabile da 70 centesimi ad una lira al giorno a seconda dei versamenti effettuati. Nel giro di pochissimi giorni aderirono al nuovo sodalizio oltre 500 lavoratori; nel dicembre del 1861 la società iniziò ad organizzare corsi serali di istruzione elementare e superiore per i propri associati, adempiendo pienamente alle finalità ed agli scopi fissati nello statuto.
Il 12 novembre del 1862 una delegazione della Società di Mutuo Soccorso di Empoli si recava a far visita a Giuseppe Garibaldi, suo presidente onorario, durante il soggiorno pisano dopo la ferita riportata in Aspromonte. La fondazione della società empolese avviò una serie di iniziative analoghe; nel 1861 fu fondata la società di mutuo soccorso di Castelfiorentino, nel 1862 quella di Montelupo, nel 1864 quella di Fucecchio, e negli anni seguenti ancora a Limite, a La Torre. Nel 1878 la società empolese aveva 678 soci di cui 461 effettivi uomini e 150 donne. L’azione politica della società di mutuo soccorso dunque, fu imbrigliata da subito dalla dirigenza borghese.
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