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Claudio Biscarini: La Montagna, Robespierre e “il governo del popolo”

La Rivoluzione francese, periodo  tra i più importanti della storia d’Europa, ebbe un’evoluzione, a sconto di quanto sinteticamente ci insegnano a scuola, piuttosto movimentata e lunga.


Claudio Biscarini

 

 

di CLAUDIO BISCARINI       segui  su   Facebook 


 

Nata nel 1789, consolidata con la presa della fortezza della Bastiglia il 14 luglio dello stesso anno e con l’assalto popolare alle Tuileries del 10 agosto 1792, in realtà inizialmente non era del tutto anti monarchica, risolvendosi, invece, in una forma di monarchia costituzionale in cui i poteri del re fossero subordinati a un’Assemblea in cui fossero rappresentati vari strati della nazione, compresi i monarchici e i nobili.

Uno dei principî, però, sempre presente nei primi rivoluzionari, tra i quali si distinse Camille Desmoulins[1], fu l’ idea che fosse la filosofia a guidare i destini degli uomini in senso positivo. Mi fermo qui su questo piano  perché troppo vasta è la materia per chiuderla in poche righe, però a questo idea filosofica che voleva, come pietra miliare, l’istruzione del popolo come fonte per raggiungere la volonté générale , si sovrappose la tesi di un gruppo di giacobini cosiddetti “della Montagna”, in quanto in seno all’Assemblea si erano seduti in sugli scranni posti in alto, i cui maggiori rappresentanti furono Jean-Paul  Marat, Maximilien  de Robespierre detto l’Incorruttibile, Louis-Antoine de Saint Just[2], François Hanriot[3] e Georges Couthon[4] e, anche se poi cadde in disgrazia, Georges-Jacques  Danton.

Quale era la sostanza del pensiero montagnardo?
In contrapposizione alla filosofia che aveva condensato il suo pensiero nella Costituzione emanata nel 1793, la prima Costituzione democratica al mondo con principî differenti, rispetto ai Diritti dell’uomo, anche da quella americana e quella britannica, e in cui, tra l’altro, ci si richiamava a una rappresentanza di membri dell’Assemblea della Convenzione eletti da comitati elettorali ad hoc, la Montagna prediligeva l’elezione diretta dei rappresentanti tramite acclamazione popolare.

In buona sostanza, la massa del popolo, avrebbe avuto la facoltà di destituire e sostenere i propri rappresentanti, senza passare da un’elezione “normale”. In più, per la Montagna, non era indispensabile che il popolo fosse istruito in quanto l’istruzione era parte della filosofia, ma esso doveva privilegiare la Natura che regolava tutto. Anzi, obiettivi del popolo dovevano essere la virtù, la moralità e l’incorruttibilità dei propri rappresentanti e per raggiungere queste tre facoltà non era necessario leggere, scrivere e saper fare di conto. Anzi.

Ovviamente, coloro che appoggiarono i montagnardi furono, in particolare, i sanculotti parigini, semianalfabeti, sostenuti da dei pamphlet di bassa lega, che parlavano alla pancia del popolo e non certo all’intelletto. I montagnardi erano, in buona sostanza, degli ottimi populisti.

Tutto questo si concretizzò, alla fine, nella dittatura di Robespierre e dei suoi accoliti, i quali riuscirono, con il Terrore ma anche prima, a distruggere ogni opposizione compresa la parte dei giacobini che si rifaceva a Danton il quale, alla fine, venne ghigliottinato. Marat, altro capo assassino della filosofia, era stato pugnalato nella sua vasca da bagno, dove era costretto passare delle ore a curarsi le malattie della pelle,  da Charlotte Corday il 13 luglio 1793.

Come sappiamo, alla fine la dittatura di Robespierre, nata dal colpo di stato del 2 giugno 1793, e soci venne a noia perfino ai sanculotti e il 9 Termidoro (27 luglio 1794), il nouveau Cromwell, come veniva chiamato, venne abbattuto e in seguito  salì al patibolo in Place de la Révolution  assieme agli altri, benché avesse tentato il suicidio e si fosse solo spaccato la mascella con un colpo di pistola.

Con la morte di Robespierre, di Saint Just e di altri , finì in pratica il potere assoluto della Montagna e l’idea di elezione diretta da parte del popolo dei propri rappresentanti. La nuova Costituzione del 1795, anche se meno democratica di quella del 1793, costituì in vero un grosso passo in avanti rispetto al passato col ritorno all’elezione dei rappresentanti da parte di collegi elettorali.

La Montagna rimase, seppure molto ridotta, e l’idea dell’elezione diretta da parte dei “cytoiens” dei propri rappresentanti, all’epoca tramite insurrezioni cittadine molto spesso pilotate e con la messa alla gogna pubblica degli avversari politici, oggi tramite i sistemi informatici, ogni tanto risorge. Dimenticavo: anche i sanculotti “epuravano” coloro che non erano fedeli alla linea sbattendoli fuori dai circoli giacobini e indirizzandoli al pubblico ludribio. Poi, il buon Maximilien, risolveva il problema con la macchinetta del dottor Guillotin. Come finì questa storia? Con Bonaparte.

 


Note e Riferimenti:

[1] In realtà, inizialmente molto vicino alla Montagna,  attivista cordigliero, piccolo intellettuale, amico di Danton, creatore del giornale Le vieux cordelier, finì sulla ghigliottina con Danton il 5 aprile 1794.

[2] Ufficiale della Guardia Nazionale vero braccio terribile del Terrore, dogmatico, seguace di Jan-Jacques Rousseau, spietato, ebbe la testa tagliata col suo amico Robespierre il 28 luglio 1794.

[3] Appoggiato da Robespierre, che lo fece comandante della Guardia Nazionale il 13 maggio 1793, cercò di difenderlo al Termidoro ma venne abbandonato anche dai sanculotti di cui, in precedenza, era un idolo. Venne ghigliottinato con l’Incorruttibile il 28 luglio 1794.

[4] Avvocato semiparalizzato, di orientamento anti intellettuale, finì ghigliottinato con Robespierre di cui era sodale.

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