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Il silenzio di Oradour: giugno 1944-agosto 2014 – di Claudio Biscarini

Oradour-sur-Glaine, giugno 1944.

la macelleria - Foto di C. Biscarini
la macelleria – Foto di C. Biscarini

Un piccolo comune di 1574 abitanti, di cui 330 nel borgo, a cui si sono aggiunti numerosi sfollati dall’Alsazia, dalla Spagna, dall’Italia, da ogni parte di Francia. Un piccolo borgo dal nome antico: Oradour, oratorio al bordo del torrente Glaine. Un piccolo borgo agricolo, circondato da fattorie, molto attivo. Nel 1912 viene attivata la linea n.3 del tranway per Limoges, che dista una ventina di chilometri. Siamo nel cuore della Francia: Alta Vienne e LImosino. La via principale, rue Emile Désourteaux, una delle famiglie più note del paese, è circondata da negozi. La domenica, con un viaggio speciale del tramway, arrivano i pescatori da Limoges. Ci sono quattro scuole a Oradour: la scuola dei ragazzi con 64 inscritti; la scuola delle ragazze con 3 classi e 106 alunni: la scuola dei lorenesi con 21 ragazzi per un totale di 191 scolari. Ci sono un ristorante, l’ufficio postale, la stazione del tranway, L’albergo Avril, l’albergo Milord. C’è una squadra di calcio che gioca la domenica e una banda musicale.

Non si sono visti mai soldati tedeschi a Oradour, salvo che per un veloce passaggio di camion nella notte tra il 10 e l’11 novembre 1942 quando le forze della Wehrmacht, in risposta allo sbarco alleato in Nord Africa e la defezione delle forze francesi di Vichy presenti in quei territoti, occupa di forza il cosiddetto “territorio libero di Vichy” retto dal vecchio maresciallo Petain. Ma sabato 10 giugno 1944, quattro giorni dopo lo sbarco in Normandia, sulla piccola comunità si abbatterà l’inferno.

interni dell'abitazione - Foto di C. Biscarini
interni dell’abitazione – Foto di C. Biscarini

Alle 14, 15 due semicingolati con alcuni uomini delle SS in uniforme mimetica, attraversano il paese sulla rue Désorteaux e raggiungono la parte alta. Il piccolo borgo è circondato. Sono gli uomini della 3. Kompanie, del I Bataillon, SS Panzergrenadier-Regiment Der Führer, comandati rispettivamente dall’SS Hauptsturmführer Otto Kahn, con ai suoi ordini l’SS-Sturmführer Heinz Barth, dall’SS Sturmbannführer Adolf Diekmann e dall’SS- Standartenführer Sylvester Stadler. Il tutto  è parte della 2.SS Panzergrenadier-Division Das Reich dell’SS-Brigadeführer Heinz Lammerding.

Le SS iniziano a rastrellare tutti gli abitanti del paese, uomini, donne e bambini, e li concentrano nello Champ de Foire, la piccola piazza dove sorge un pozzo .Sono le 14,45 di un caldo giorno di giugno. I tedeschi dicono che è solo per un controllo documenti. Alle 15, le SS dividono in due gruppi le persone; da una parte gli uomini, dall’altra donne e bambini. Alle 15,30 gli uomini vengono divisi in sette gruppi e portati in altrettanti garage e cortili. Donne e bambini sono portati in chiesa.

Poco dopo, il massacro degli uomini inizia a colpi di mitragliatrice. Solo 4 scamperanno alla morte dalla rimessa Laudy. Poi, i tedeschi si occupano delle donne e bambini rinchiusi nella chiesa. Prima vi depositano una bomba a orologeria che scoppia, creando i primi morti. Poi, sparando da porte e finestre, ammazzano i superstiti. Si salverà solo madame Rouffanche gettandosi dalla finestra centrale dell’abside. Finito il massacro, le SS incendiano le case e la chiesa con i cadaveri dentro. Sono distrutte 123 abitazioni, 26 negozi, 19 garages, 35 rimesse, 58 capannoni, 22 magazzini, 4 scuole, una stazione, l’ufficio postale e 40 fienili e granai. Un pugno di superstiti, una ventina, e 642 morti. Il 12 giugno, i primi soccorritori si trovano davanti a una visione allucinante di morte e distruzione. Perché tutto questo? Si parla del rapimento, da parte dei partigiani, dell’SS Sturmbannführer Helmut Kāmpfe come causa scatenante, avvenuto il 9 giugno, ma diversi giorni prima il comando superiore tedesco in Francia aveva ordinato un’azione brutale per ristabilire il morale dei soldati, viste le numerose azioni delle forze dell’Armée Secret. In Italia i motivi delle stragi saranno gli stessi: eliminare alle spalle delle divisioni ogni possibile problema di movimento.

la carcassa dell'auto del dottore - Foto di C. Biscarini
la carcassa dell’auto del dottore – Foto di C. Biscarini

Il 12 gennaio 1953, avanti il Tribunale Militare di Bordeaux si apre il processo contro 7 tedeschi e 14 alsaziani presenti a Oradour nelle file delle SS. Nessun ufficiale: Diekmann era morto in Normandia il 29 giugno, Barth condannato a morte in contumacia, venne condannato di nuovo  all’ergastolo nel 1983 dal tribunale di Berlino, scarcerato per motivi di salute nel 1997 è morto nel 2007. Lammerding è morto nel 1971 in Baviera. La condanna degli alsaziani provocò delle proteste in Alsazia per cui vennero amnistiati. I superstiti di Oradour restituirono la Legion d’Onore che era stata data alla città martire per protesta. Dal 10 maggio 1946, ufficialmente il sito di Oradour-sur-Glaine, conservato come apparve ai primi soccorritori, fatte salve le manutenzioni necessarie per la conservazione dei ruderi, è parte dello stato come Monumento Storico.

il confessionale della chiesa - Foto di C. Biscarini
il confessionale della chiesa – Foto di C. Biscarini

Sono andato ad Oradour durante il mio ultimo viaggio in Francia. L’esperienza è stata emotivamente molto importante. Da un Centro della Memoria, che si trova poco distante dalle rovine del vecchio villaggio, siamo entrati nella Gran Rue, la rue Désourteaux. Da questa strada larga, dove si notano ancora le rotaie del tranway e le rovine della stazione e dell’ufficio postale, si arriva alla piazza. Nelle strade laterali, su ogni casa una targa ci consente di sapere non solo chi ci viveva ma anche quale era la sua attività. E’ un cammino a ritroso nel tempo, 70 anni paiono non essere mai trascorsi. C’erano diverse decine di turisti assieme a me e la mia famiglia, donne uomini e ragazzi e ho notato un fatto straordinario: nessuno alzava la voce, si parlava sottovoce come ci si comporta in un cimitero. Un silenzio che aumentava l’emozione, come non avevo mai provato nemmeno visitando Mauthausen. Nella piccola chiesetta, ancora senza il tetto, le  persone si soffermavano davanti al confessionale, dove furono trovati i corpi di due bambini, alla lapide dei caduti della Grande guerra colpita da due pallottole, davanti alla campana fusa dal calore dell’incendio. Nelle strade e nelle rimesse, oggetti di uso comune: una macchina da cucire, un paiolo ancora attaccato alla catena di un caminetto con una graziosa cornice a quadri bianchi e blu, la pompa della benzina, auto bruciate di ogni tipo. Nella macelleria, spicca la piccola gru con il quale Maurice Courivaud, il proprietario, spostava i quarti di bue da tagliare. In fondo alla Gran Rue, prima della piazza, c’è la carcassa dell’auto del dottor Franҫois, Emile, Paul Désorteaux, figlio del sindaco. Aveva fatto il suo giro dei controlli e venne subito catturato all’arrivo in paese. Tutto attorno, il silenzioso scalpiccio di migliaia di piedi, il brusio di centinaia di voci. Il silenzio di Oradour, città martire.

Claudio Biscarini

 

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