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Claudio Biscarini: La “lunga notte del ’43” ebbe un protagonista empolese?

Chi non ricorda il fascista “Sciagura”, impersonato da un eccezionale Gino Cervi nel famoso film “La lunga notte del ’43” di Florestano Vancini? Vi si racconta, ovviamente in maniera cinematografica, dell’uccisione di un gruppo di antifascisti ed ebrei a Ferrara, davanti al castello Sforzesco, nel novembre 1943 dopo che era stato trovato il corpo del federale della città Iginio Ghisellini ammazzato a Castel d’Argile di Cento da ignoti. Erano i giorni del primo congresso del Partito Fascista Repubblicano che si teneva a Verona nel salone di Castelvecchio il 14 e 15 novembre 1943, lo stesso salone dove a gennaio verranno giudicati i “traditori del 25 luglio” Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi, Gottardi e Cianetti. Mentre si svolgevano i lavori, presieduti da Alessandro Pavolini, arrivò la notizia della morte del gerarca e gli squadristi ferraresi e veronesi furono dirottati a fare la rappresaglia. Ancora oggi, però, ci sono due versioni sull’assassinio di Ghisellini. La prima, suffragata dalle prime indagini che appurarono che probabilmente egli era stato ucciso da un’altra parte e poi trasportato a Castel d’Argile e che i colpi che l’uccisero erano stati sparati da dentro la sua auto, vedrebbe sul banco degli imputati proprio i fascisti più “duri” che avrebbero voluto punire così un camerata giudicato moderato.

La seconda versione, invece, racconta che ad uccidere Ghisellini fu un gappista di Bologna, nome in codice S, che aveva programmato l’azione assieme al comandante del 7° GAP di Bologna: il nostro concittadino Vasco Mattioli. Chi era costui? Vasco Mattioli nasce a Empoli da  Umberto e Consilia Rastelli il 20 giugno 1913. Nel 1943 risultava sempre residente in città. Giovane, diventa comunista e scappa in Francia da dove, nel 1936, passa in Spagna e si arruola nel Battaglione Garibaldi col grado di sergente. Viene ferito nella battaglia di Huesca del 16 giugno 1937. Rientrato in Francia al cadere ella Repubblica spagnola, viene internato nei campi di Saint Cyprien, Gus e Vernet d’Arlège. Tradotto dai francesi in Italia, viene condannato a 4 anni di confino a Ventotene. Liberato nell’agosto 1943, assume subito cariche in seno al PCI. Dopo l’8 settembre viene inviato a Bologna dove inizia a organizzare le prime Brigate Garibaldi e diventa ufficiale di collegamento del Comando Unico Militare Emilia Romagna. Arrestato dai fascisti a Bologna nella zona delle Due Madonne, venne trovato ucciso presso via dell’Arcoveggio il 5 luglio 1944. Riconosciuto partigiano combattente col grado di capitano dall’8 settembre 1943 al 5 luglio 1944. Oggi, una targa lo ricorda a Bologna in via Di Vincenzo 42. Un altro concittadino che entra nella storia d’Italia.

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