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La guerra in Valdelsa, 70 anni fa – di Claudio Biscarini

L’invito alla conviviale del Rotary Club Valdelsa del 18 febbraio 2014, è stato particolarmente gradito.  L’occasione è stata fornita dalla commemorazione del 70° anniversario della liberazione del territorio nel luglio 1944.

La guerra, per le cittadine e paesi della Valdelsa[1], era iniziata con i raid aerei dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Le prime ad essere colpite, dopo Empoli il giorno di Santo Stefano, erano state Poggibonsi, attaccata il 27 dicembre 1943 dai B 26 Marauders del 17th US Bomber Group, i quali “padellarono” vistosamente l’obiettivo che consisteva nello scalo ferroviario della cittadina, all’epoca ubicato dove oggi sorge la stazione ferroviaria. Da quell’errore si scatenò, nei poggibonsesi, la fantasia. Si sparse la chiacchera che i piloti americani avessero deliberatamente sbagliato il tiro per “avvertire” la popolazione poggibonsese dei pericoli che correva. In effetti, molti cittadini sfollarono in campagna ma ciò non impedì, il 29 dicembre 1943, che 18 aerei  lo stesso Gruppo attaccasse questa volta lo scalo, distruggendo anche i quartieri abitativi vicini e facendo 75 morti. Lo stesso giorno altri diciotto B 26 del 17th US Bomber Group attaccavano Certaldo, con obiettivo i due ponti stradale e ferroviario che, disgraziatamente, si trovano molto vicini al centro della città bassa. Da quel momento, le due località valdelsane furono prese di mira dai bombardieri americani. Alla fine, sul cielo di Poggibonsi , si erano alternati 693 velivoli da bombardamento, nella primavera del 1944 con obiettivo i due ponti alla fine dell’abitato verso Certaldo e il Ponte Nuovo verso Siena, e sulla volta della città di Boccaccio 223 velivoli che ebbero quasi sempre i sopracitati ponti come obiettivo. Castelfiorentino venne  bombardata, come obiettivo alternativo e non principale, il 7 marzo 1944 da 36 B 24 Liberators del 450th US Bomber Group. In realtà, par di capire che i potenti bombardieri strategici abbiano sbagliato bersaglio, a leggere il rapporto della missione che dice:

Trentotto B-24 decollarono[2] alle 09,30 per bombardare la stazione di smistamento a Certaldo, Italia. Ci sono stati due aerei che sono rientrati in anticipo . Trentaquattro velivoli hanno sganciato  84 tonnellate di  bombe da  500 libbre G.P. da 19.000 – 22.000 piedi sullo scalo ferroviario di  Castelfiorentino  alle 12,10 . L’ obiettivo bombardato è situato sullo stesso fiume e linea ferroviaria a circa cinque miglia a sinistra del bersaglio designato. La topografia del terreno è quasi identica. Degli aerei giunti sopra il bersaglio, a causa di malfunzionamenti,  hanno gettato 2 ½ tonnellate di bombe nel Mar Mediterraneo e tre velivoli  tornarono con 3 ½ tonnellate alla base. Trentasei aerei atterrati  alle 15,01. Risultato: Una grande percentuale di bombe erano cadute corte sulla linea ferroviaria, i colpi cominciano a circa 8.000 metri ad ovest e avanzano in tutto l’obiettivo in Castelfiorentino. La copertura fotografica mostra almeno 12 scoppia direttamente nella stazione di smistamento con altri sugli edifici vicini. La linea ferroviaria principale si presume interrotta in più punti.

Tra bombardamenti e sfollamento si arrivò alla metà di luglio del 1944. Il 13 del mese, la 4a Divisione Marocchina da Montagna, comandata dal generale Franҫois Sevez, liberava San Gimignano con il 1° Reggimento Tiragliatori Marocchini del colonnello Bondis, difesa dalla 29. Panzer-Grenadier-Division del Generalleutnant Walter Fries. La 2a Divisione Fanteria Marocchina di André Dody avanzava sulla fascia destra del territorio tra la statale n.2 Cassia e Castellina in Chianti. Le due Divisioni francesi facevano parte del Corps de Montagne, guidato dallo stesso Sevez. Il 2° reggimento Tiragliatori Marocchini, al comando del maggiore Pierre Cornet, arrivava a San Lucchese e Montemorli. La basilica del Santi Patrono di Poggibonsi era stata colpita dall’artiglieria francese e incendiata, con la perdita di diverse opere d’arte custodite al suo interno.

mappaVenerdì 14 luglio 1944, San Camillo De Lellis, al mattino il Raggruppamento Bondis arrivava col 1° Reggimento Tiragliatori Marocchini a Volpaie, Casacce, Mucchio, La Ripa e Ulignano e a Mattone con il 6° reggimento Tiragliatori Marocchini. Il Raggruppamento Cornet  alle 9 occupava interamente Poggibonsi, si schierava sul fiume Elsa e sul torrente Staggia e faceva unione con il Raggruppamento Bondis a Colle Coltrine. Verso Montaione e Gambassi operava la Task Force Ramey americana. La 2a Divisione Fanteria Marocchina era bloccata davanti alle colline a est di Poggibonsi, sulla strada tra questa città e Castellina in Chianti. Difendeva la zona la 4. Fallschirm-Jäger-Division del Generalleutnant Heinrich “Heinz” Trettner, con il Fallschirm-Regiment 12 del Major Erich Timm schierato verso le alture da Poggibonsi a Castellina in Chianti, difesa dalla 356. Infanterie-Division del Generalleutnant Faulenbach; il Fallschirm-Regiment 11, comandato dal Major Walter Gericke a difesa davanti a Poggibonsi sui colli di Caterozzoli e Gavignano e il Fallschirm-Regiment 10, dell’Oberst  Adolf Fuchs, che ad agosto difenderà Firenze, piazzato verso Vico d’Elsa. Davanti a Certaldo, i tedeschi avevano istituito una linea di arresto detta Eva, tenuta dal Panzer-Grenadier-Regiment 15 e dal Panzer-Grenadier-Regiment 71 della 29. Panzer-Grenadier-Division. Il comando della 1. Kompanie, del Panzer-Grenadier-Regiment 15, che teneva la parte ovest con un esteso campo minato, era al Molino Landi. Il 15 luglio, il colonnello Deleuze sostituiva a Poggibonsi Pierre Cornet, e i francesi inviavano pattuglie da Cusona sull’Elsa per vedere se era possibile attraversare il fiume. Nella mattinata della domenica 16 luglio 1944, Nostra Signora del Carmelo, una compagnia rinforzata del Fallschirm-Regiment 11 contrattaccava in Poggibonsi, prendendo di sorpresa i francesi, causando delle perdite e arrivando fino a Piazza del Mercato, l’odierna Piazza del Comune[3]. Si trattava di un attacco di alleggerimento e, ripresisi dalla sorpresa, dopo poche ore i francesi ristabilirono la linea. Tutto rimase fermo fino al 18 luglio, quando partendo da est e attraversando l’Elsa verso S.Maria di Sciano, i francesi si congiunsero a San Giorgio ma non intrappolarono nessun tedesco perché i paracadutisti già si erano schierati tra Marcialla-Barberino-Tavarnelle. La linea tedesca Marlene, con le due posizioni dette Lilly, a sud, e Georg, a nord di Poggibonsi, era stata sfondata. Mercoledì 19 luglio, il 6° Reggimento Tiragliatori Marocchini iniziavano a scontrarsi con il I Bataillon del Panzer-Grenadier-Regiment 15 e con il II Bataillon del Panzer-Grenadier-Regiment 71 davanti a Certaldo. Alla fine, il I Battaglione del 6° reggimento Tiragliatori Marocchini, detto Battaglione Pegliasco dal nome del suo comandante, entrava in Certaldo accolto da tre membri del CLN. Le unità tedesche si erano spostate a nord, piazzando il II Bataillon del Panzer-Grenadier-Regiment 15 del Major Woltersdorf a Le Murate, Montebello, Vicariato e Benintendi e il I Bataillon dello stesso Reggimento a nord di Petrazzi. Ormai erano gli ultimi giorni dell’impiego dei francesi sul fronte italiano. Già dal 16 giugno, infatti, il comandante del Corps Expéditionnaire Franҫais, generale d’armata Alphonse Juin, sapeva che le sue truppe sarebbero state ritirate per partecipare allo sbarco in Provenza. Il 6° Reggimento Tiragliatori Marocchini e Tunisini, questa la sua nuova denominazione, avanzava verso Castelfiorentino sulla riva sinistra, mentre il 18 luglio la Task Force Ramey americana aveva preso Montaione[4]. Nella notte tra il 19 e il 20 luglio, i francesi presero la zona della Dogana ma non riuscirono a passare l’Elsa. I tedeschi si erano attestati a nord della città. Vi era schiarato il II Bataillon, al comando dell’Oberleutnant Fritz Hagen, del Panzer-Grenadier-Regiment 71, comandato dall’Oberst Walter Krüger con posto comando al castello di Oliveto. Le Compagnie tedesche erano così posizionate: 5. Kompanie a 1 chilometro a nord-est di Castelfiorentino;6. Kompanie a est a monte Maggiore e Poggio al Cielo; 7. Kompanie era sulla quota 113 e 8. Kompanie sul Castello. La forza tedesca da combattimento era ridotta, con la 8. Kompanie che contava 35 soldati al posto del 158 previsti, a causa delle perdite subite[5]. All’alba del sabato 22 luglio 1944, Santa Maria Maddalena, due Compagnie del 6° Reggimento Tiragliatori Marocchini e Tunisini penetrarono in Castelfiorentino[6]. Rimaneva ucciso da un colpo di mortaio il capitano Battistini, ultimo caduto francese sul fronte italiano. La difesa tedesca del Castello cercò, alle 9 e alle 12, di contrattaccare ma i francesi respinsero gli assalti con l’artiglieria. I tedeschi ripiegarono sulla linea Nora sia con il Panzer-Grenadier-Regiment 71 che con il gemello Panzer-Grenadier-Regiment 15 che si attestò tra Voltiggiano, Pian Grande e San Martino a Maiano. Nella notte tra il 22 e il 23 luglio 1944, i primi elementi della 8th Indian Infantry Division del generale Dudley Russell, andarono a sostituire le residue forze francesi. La 2a Divisione Fanteria Marocchina, che era avanzata fino a San Donato, venne sostituita dalla 2th New Zealand Division di sir Bernard Freyberg. In Valdelsa operò la 19a Brigata Indiana del Brigadiere Generale T.S. Dobree. A ripulire la sponda destra dell’Elsa dal nemico, pensarono gli uomini del 1st Argyll & Sutherland Highlanders, comandati dal colonnello F.C.C. Graham, con l’appoggio di quindici carri armati Sherman dello Squadron A del 14th Canadian Armoured Regiment Calgary Regiment, del tenente colonnello Richardson. Alla loro destra, si spingevano in avanti, appoggiati da altrettanti Sherman dello Squadron B, i soldati del 6/13th Frontier Force Rifle. Con una forza complessiva di 1.400 combattenti, gli alleati avevano di fronte non più di 450 avversari. Nel settore di Certaldo, la 21a Brigata Indiana del Brigadiere Generale B.S. Mould, con il 5th Royal West Kent e il 1/5th Mahratta convergeva sull’incrocio del Fiano. Le operazioni si spostavano verso Montespertoli mentre da Castelfiorentino gli alleati si spingevano verso Cambiano, ancora tenuta dai tedeschi, Ortimino, Pian Grande e Oliveto. Ormai l’obiettivo era Empoli. Purtroppo, bisogna rilevare come in questa fase della guerra, la politica abbia avuto il sopravvento sulla logica. Infatti, il comandante in capo del XV Gruppo di armate, Alexander, constatato che Roma era stata liberata dagli americani, Siena dai francesi, gettò tutto il peso dell’attacco, con ben due intere divisioni e due brigate di una terza, verso Firenze e non, come logica avrebbe voluto, lungo la direttrice valdelsana in modo da giungere al più presto ad attraversare l’Arno tra Empoli e San Miniato[7]. Questo avrebbe permesso di minacciare di aggiramento il capoluogo regionale da est, attraverso Serravalle . Attuando questa sciagurata tattica, Alexander non solo gettò i suoi soldati contro le più agguerrite e motivate divisioni nemiche[8], ma condannò anche alla distruzione i ponti fiorentini e la zona di Por Santa Maria. Kesselring, infatti, aveva commesso l’errore di non aver fatto saltare i ponti di Roma, sui quali i carri nemici si erano gettati all’inseguimento, causando alle truppe tedesche quasi una catastrofe. Non era uomo da ripetere gli errori.

Note e Riferimenti:


[1] Cfr. C. Biscarini, Cinquant’anni fa la Valdelsa sotto le bombe alleate, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1993.
[2] Da Manduria nelle Puglie.
[3] Cfr. C. Biscarini, F. Del Zanna, Poggibonsi 1943-44, Lalli Editore, Poggibonsi 1993.
[4] Cfr. C. Biscarini, Estate 1944, l’avanzata alleata verso Montaione, Montespertoli e Barberino, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1991.
[5] Cfr. A. Pestelli, Montespertoli ’44, Microstoria 2010.
[6] Cfr. C.Biscarini, Certaldo e Castelfiorentino:gli ultimi obiettivi del C.E.F. in Italia, Miscellanea Storica della Valdelsa, 1994.
[7] Come sempre era stato fatto nei secoli.
[8] I Neozelandesi, ad esempio, furono costretti a combattere una settimana di lotta durissima su Pian dei Cerri e i Sudafricani sui Monti del Chianti.Cfr. C. Biscarini, San Michele, la battaglia dimenticata, Centrolibro, Scandicci 2005.

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