13/11/2012 ore 9.00 Livello dell'Arno cresciuto ma allo stato attuale non può destare preoccupazione. La…
Giuliano Lastraioli: Un adempimento
Ringraziamo Giuliano Lastraioli per averci inviato e autorizzato la pubblicazione di questo suo intervento sul Pontormo, apparso nel 1985, ma attualissimo nel prossimo e imminente anniversario…
Da: Bullettino Storico Empolese, n. 5-6 1985/1-2 a cura dell’Associazione Turistica Pro Empoli
UN ADEMPIMENTO
di Giuliano Lastraioli
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«. .. Pontormae, nativitatis meae nobile castrum, cui nomen indidit vicinissimus ei pons et fluvius Orma … »
LABORANTE, Compilatio Decretorum.
Nell’arco dei suoi quasi trent’anni di vita (ed il prossimo sarà appunto il numero del trentennale) il Bullettino Storico Empolese si è occupato assai di Pontorme, ma non troppo del Pontormo. Basta ripercorrere gli indici della rivista per constatare che sono state esumate importanti memorie pontormesi, inedite (Lazzeri) o quasi (Rigoli); sono state studiate le istituzioni comunali e giudiziarie (Lastraioli); si è indagato sulle problematiche di storia territoriale (Bini, Antonini -Tinagli ed altri). Analoga attenzione non è stata, per vero, prestata agli uomini illustri che hanno, nel corso dei secoli, onorato il vecchio castello sul torrente Orme, culla di grossi personaggi della cultura italiana. Un sintetico profilo di Alessandro Marchetti (Chianini), accenni sporadici al cardinale Laborante (sec. XII) ed al cardinale Luca Manzuoli (sec. XIV), qualche nota di corredo a scritti di varia occasione e di tema diverso, ma sempre incidentalmente.
Di Jacopo da Pontormo, pittore fiorentino, trattò ex professo soltanto Laura Petrognani con una garbata micromonografia inserita in un fascicolo del 1969 1).
Bisognava che uscisse, nel 1979, il dirompente saggio di Jean-Claude Lebensztejn sulla rivista parigina «Macula»2), il «Miroir noir» di cui offriamo ora l’esemplare traduzione di Alessandro Parronchi, perché la sofferta figura umana, oltre che artistica, del grande manierista acquistasse nuova luce e sprigionasse nuovo fascino, aprendo così alla critica ed alla filologia una inesauribile fonte di fertili discussioni, di polemiche, di analisi ed anche, ahimè!, di repliche imitative. 3)
Al Bullettino, sempresensibile ad ogni novità che interessi la nostra terra e gli uomini che l’hanno nobilitata col loro ingegno e con la loro opera, non poteva sfuggire la somma rilevanza del lavoro di Lebensztejn e, nel ponderoso fascicolo sfornato a marzo del 1984, appariva perciò l’acuta recensione di Dario Trento, che rendeva conto, con pertinente ricchezza di riferimenti bibliografici, sullo stato e sugli sviluppi degli studi pontormeschi 4). Ne scaturiva una buona amicizia con Lebensztejn, per il necessario tràmite di Alessandro Parronchi, già nostro autorevole collaboratore, e nasceva così l’idea di dare veste italiana al suggestivo testo dell’autore francese. Mentre ci apprestavamo a concretizzare l’impegno, il Bullettino manteneva ben desta l’attenzione sul Pontormo con un originale flash di Petra Beckers sulla Visitazione di Carmignano 5).
Presentatasi l’opportunità contingente ed ottenuto il supporto operativo, così come il Direttore ha esposto nella nota che precede, siamo in grado di varare questo numero monografico, che — riteniamo — costituisce un degno omaggio alla memoria del Pontormo e, per quel che ci compete, paga finalmente il debito che questa rassegna di cose e di personaggi empolesi aveva ancora in sospeso col tormentato e tormentoso Jacopo,oggi conosciuto anche nella sua intimità, così viva e così attuale.
Jacopo da Pontormo è, ora, in mezzo a noi, come uno di noi, con tutte le angosce, i solipsismi, le fobie, le nevrosi,le preoccupazioni esistenziali dell’uomo d’oggi: disvelato, messo a nudo, emblematico.
Se ne verranno ancora dibattiti, interventi e dispareri, maggiore sarà il successo della nostra iniziativa. Il Bullettino tiene pagina aperta per chiunque, con serietà di studioso, vorrà dire la sua.
Intanto il nostro grazie cordiale va a Lebensztejn ed a Parronchi. La tabula gratulatoria non può omettere gli altri valorosi collaboratori, i cui scritti compaiono in questo stesso «corpus» pontormesco. Va segnalato altresì Piero Tinagli, senza la cui attiva quanto discreta presenza di catalizzatore delle altrui energie e di coordinatore del lavoro redazionale e grafico, questa fatica non sarebbe mai stata conclusa.
La nostra gratitudine si estende anche all’editore parigino «Macula», che – per quanto di sua ragione – ha consentito l’utilizzo di testi già comparsi sulla omonima rivista francese, qui accuratamente riveduti ed aggiornati nella presentazione in lingua italiana.
Una cautela è, infine, d’obbligo: qualcuno dei nostri lettori potrà restare sconcertato da certe crudezze di linguaggio e dal tenore di certi contenuti, anche se le nostre orecchie sono ormai abituate a ben altro e tutti ci ritroviamo vaccinati a dovere dai mass media.
A queste probabili riserve si può opporre in prevenzione la massima paolina (ad Titum, I,15) così glaciale in bocca a padre Cristoforo: « Omnia munda mundis ». Se poi, considerata la materia, preferiamo il libertino, allora vanno bene le Liaisons dangereuses di Choderlos de Laclos: «Ainsi va le monde. Ce n’est pas ma faute » (Lettre CXLI).
Ma quand’anche il campo dei filistei si levasse a rumore, non per questo il Bullettino desisterà dall’intrapresa opera di sprovincializzazione dei vecchi orticelli accademici che troppo a lungo hanno aduggiato la non brillante vita culturale della nostra città.
Alla peggio potremo sempre reagire alla maniera del Pontormo quando voleva evitare le querimonie dei seccatori: tirar su la scala e serrarci in colombaia.
Note e Riferimenti:
1 Laura Petrognani, L’arte del Pontormo con particolare riferimento alla Cappella Capponi in S. Felicita, «BSE», vol. V, n. 1, 1969/1, ma uscito nell’aprile 1971, pp. 17-27. Di Roberto Petrognani si può leggere con interesse: Il messaggio estetico del Pontormo, inserito in «Cenni storici e guida turistica della città di Empoli », a cura di Agostino Morelli, seconda edizione riveduta e ampliata, La Toscografica, Empoli, 1975, pp. 88-103. Il Petrognani pone bene in evidenza che «l’espressionismo,il surrealismo, contrapponendosi agli abusati canoni dell’arte figurativa, sentirono vicino l’esempio del Pontormo e contribuirono a rivalutare un artista che si era trovato quattro secoli prima a risolvere problemi che apparivano tanto moderni».
2 Jean-Claude Lebensztejn, Miroir noir, «Macula», 5/6, 1979. Il saggio, unitamente alla trascrizione del diario di Jacopo da Pontormo e ad altri testi pubblicati nello stesso numero di « Macula » (Alessandro Parronchi, Note sur l’agnosticisme de Pontormo; Yve-Alain Bois, Pontormo dessinateur), è stato riprodotto in estratto nel novembre 1984 sotto il titolo: «Dossier Pontormo».
3 Citiamo, fra gli altri contributi: Paola Mieli, Jacopo da Pontormo. Un disegno del diario, in «Il piccolo Hans: rivista di analisi materialista», n. 31 (luglio-settembre 1981), pp. 57-85; Rosemary Mayer, Pontormo’s Diary, in collaboration with Julia Ballerini and Richard Milazzo, Out of London Press, october 1982; Dario Trento, Pontormo. Il diario alla prova della filologia, Edizioni l’inchiostroblu, Bologna, novembre 1984.
Sempre nel novembre 1984, mese davvero straripante di pubblicazioni pontormesche, usciva: Pontormo. Il libro mio, edizione critica a cura di Salvatore S. Nigro, presentazione di Enrico Baj, editore Costa & Nolan di Genova. Il Nigro, ampiamente recensito anche sugli ebdomadari, dà atto che «soltanto con l’edizione diplomatico – interpretativa del Lebensztejn (1979) il ‘libro ‘ di Pontormo ha cominciato a recuperare solidità testuale» (p. 112), ma poi viene a conflitto con lo studioso francese di cui non condivide l’impiantoermeneutico. La polemica è ancora aperta. Giorgio Zampa (Pane, luna e bizzarria, in «Il Giornale», Milano,domenica 20 gennaio 1985, supplemento ‘ Lettere e Arti ‘), difendendo l’edizionedi Emilio Cecchi, sbertucciata dal Nigro, se la prende «tout court» con i filologi, rei di non aver capito che la sicurezza del testo «è molto meglio protetta dall’eleganza che dalla boria». Il Baj, presentando la menzionata edizione genovese (p. 29), va per le spicce e, in certo modo, fa addirittura proprie le sensazioni di immedesimazione nel soggetto Pontormo che Lebensztejn denuncia candidamente nel postscriptum di «Miroir noir».
4 Dario Trento, Il «Diario» di Pontormo messo a nuovo, con Appendice: Pier Paolo Pasolini, Alì dagli occhi azzurri, Milano 1965, pp. 480-482 (sceneggiatura de «La ricotta»), «BSE», vol. VII, n. 7-12, marzo 1984, pp. 393-403. La recensione del Trento riprende «con qualche limatura e aggiunta bibliografica» quanto già apparso in traduzione francese sul numero 404 di «Critique», gennaio 1981, pp. 13-21.
5 Petra Beckers, La Visitazione di Carmignano rappresentazione simultanea?, vol. VIII, n. 1-4, febbraio 1985, pp. 27-38.
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