di Francesco Fiumalbi - Durante la bella ed interessante passeggiata per il “giro” di Empoli,…
Claudio Biscarini – La battaglia di Empoli (11-14 agosto 1944)
di Claudio Biscarini
Esattamente 70 anni fa ebbero inizio i tre giorni di vera battaglia per la liberazione di Empoli. Ne furono protagonisti i battaglioni 21°, 23°, 26° della 5a Brigata, 2a Divisione Neozelandese. Soprattutto, però, a levare le castagne dal fuoco fu il 28° battaglione Maori. Vogliamo ricordare quei giorni con alcune testimonianze che pubblicammo, con Giuliano Lastraioli, nel 1991[1].
Le operazioni iniziarono nella notte tra il 10 e l’11 agosto quando il 23° battaglione avanzò da sinistra e il 26° battaglione a destra dello schieramento divisionale. Il punto di attritò maggiore si rivelò piazza S. Rocco.
Il portaordini Bruce H. Grainger della A Company, 26° battaglione, ricordava:
Alle 4,30 del 13 agosto l’8° plotone attaccò Empoli da sinistra ed il 9° plotone da destra, prendendo le mosse dalla scarpata della ferrovia. Solo il 9° plotone incontrò resistenza. Io ero sulla sinistra di questo plotone insieme al capitano G. Murray, comandante della compagnia A. Avevamo appena toccato la strada nazionale in prossimità del centro città quando fummo fatti segno a fuoco di mitragliatrici da due direzioni. Queste mitragliatrici erano servite da civili (quelli che voi chiamate “fascisti”9. Pensavamo che i nostri carri armati arrivassero dal lato di Santa Maria, ma furono trattenuti ad un canale di irrigazione. Nell’attesa dei carri due soldati furono uccisi: D. Moose e J. Carawell. (Omissis.) Vedemmo i partigiani italiani nella mattinata del giorno 13. Essi volevano entrare in città, ma il capitano Murray era molto infastidito con la gente del posto dopo che i suoi uomini erano stati uccisi e feriti, per cui ordinò ai partigiani di stare alla larga da Empoli.
Il soldato J.F. Cody del 21° battaglione ricordava le mine e le trappole esplosive di cui era piena la città. La B Company del 28° battaglione Maori venne unita al 21° battaglione per entrare in Empoli. Il maggiore Te Punga che comandava il reparto, decise di entrare in città partendo dalla stazione ferroviaria seguendo tre strade parallele[2]. Il 12° plotone del tenente Francis a destra, l’11° plotone del tenente Maika al centro e il 10° plotone del tenente Ransfield a sinistra avanzarono, con mezzo plotone per ogni lato della strada, fino a una strada vicino all’Arno[3] dove li “accolse” una scarica di cannonate che li costrinse a fermarsi. Ma fu l’intero 28° battaglione che, il giorno dopo, con le Compagnie D e A rastrellò la città, uccidendo gli ultimi venticinque soldati tedeschi che erano dentro.
La testimonianza più “colorita”, però, ci viene dal caporale Richard “Dick” E. Hiatt, della C Company, 15° plotone, 26° battaglione, da Mirrables, Christchurch. La riportiamo nei punti salienti:
Il 9 agosto eravamo di nuovo in movimento a bordo degli autocarri, diretti verso Empoli. Fu un lungo viaggio, su e giù per i poggi. Fra queste colline vidi per la prima volta un campo d’atterraggio “Shoftii”, una distesa corta e stretta di circa ottanta-cento yarde, nascosta fra le vigne nel fondo di una vallata. “Shoftii” in arabo vuol dire “sguardo” ed è il nomignolo dell’aereo di osservazione, che può atterrare praticamente dappertutto. E’ molto leggero, molto lento, con una grandissima ala sopra la carlinga. Cosa più sorprendente, si stava librando proprio allora sopra le linee dei Gerries per dare un’occhiata in giro. Non viene mai bersagliato dal nemico. Personalmente non ho mai visto un colpo basso. Ciò accade perché Gerry[4] ha interesse a nascondere le proprie posizioni ed a fare in modo che “Softii” non le possa rilevare. Per questo ha la libertà dei cieli. Sbarcammo dai camions assai indietro ed ancora una volta partimmo a piedi per la linea del fronte. Per un po’ di tempo tutto filò liscio. Sedemmo ai margini della strada nell’attesa che scendesse l’oscurità prima di procedere oltre. Dovevamo assumere il controllo delle posizioni già tenute dal 23° battaglione, che si era comportato col consueto rumore e…. chiacchere, chiacchere, chiacchere[5]. Tenevano un cannone anticarro puntato sulla strada ed avevano disseminato delle mine Hawkins[6] non troppo lontano davanti a noi. Il tiro dell’artiglieria nemica era debole, ma in compenso fitte raffiche di Spandau grandinavano da una posizione non distante, proprio dirimpetto a noi, nella località che dovevamo occupare la notte appresso. Les Newick, appena si fu fatto buio, mandò fuori una pattuglia ad investigare, ma non ci fu verso di ottenere molte informazioni sul nido di Spandau[7].
Nella notte tra il 10 e l’11 agosto, il reparto di Hiatt iniziò l’attacco, dopo che la zona era stata sminata da un geniere:
La compagnia D si mosse sulla nostra sinistra, ma tutti eravamo serrati nei rispettivi settori e ci spingemmo attraverso la pianura verso Santa Maria. Avanzammo in linea retta: il cammino era agevole e tutto funzionò bene; l’artiglieria, i mortai e le mitragliatrici Vickers[8] dettero tutto quello che potevano. Nella formazione della nostra compagnia il mio plotone era sulla destra, il 13° sulla sinistra, il 14° in riserva.
I fanti neozelandesi avanzarono nel buio, fino a che incapparono nel rio di Sant’Anna che seguirono fino al rilevato ferroviario e al ponticino che scavalca il piccolo corso d’acqua presso casa Torcini:
Come ci fummo avvicinati al rilevato ferroviario una Spandau (la nostra vecchia amica della notte precedente) aprì il fuoco. Ken Turner fu scalognato. In quell’occasione fu il solo ad essere colpito. Morì istantaneamente.
I tedeschi sparavano non solo con la mitragliatrice ma anche scagliando granate con un tromboncino da fucile. Hiatt guidò il suo reparto in un aggiramento delle posizioni nemiche con tre uomini, di cui uno armato di Bren. Arrivati al rilevato, egli lasciò l’uomo col Bren[9] e il suo secondo assieme al soldato Ken Ward dietro la massicciata e proseguì con un altro commilitone. Avanzando nel buio, sparò alcuni colpi di Thompson a quello che credette un nemico. Entrato nel cunicolo sotto la ferrovia, egli avanzò fino a un certo punto poi inviò il soldato che lo accompagnava a chiedere rinforzi. Al suo ritorno, i due lanciarono una bomba a mano che mise la mitraglia nemica al silenzio. La lotta si sviluppò nella chiavica del rio, ma senza vedere mai il nemico, al buio, a tastoni. Tornati indietro, trovarono il soldato Ken Ward morto sul rilevato ferroviario. Iniziò un fuoco di opposte artiglierie e Hiatt ebbe l’incarico di rastrellare il convento dei Francescani. Con i suoi trovò un buco nel muro di recinzione dell’orto e entrò:
Successivamente scoprimmo un ingresso, ma era sbarrato e appariva sospetto. In ogni modo crollò tutto al mio primo strattone ed apparve una porta a vetri chiusa a chiave. A questo punto sparai una raffica col Thompson che fracassò vetrata e serratura ed irrompemmo all’interno urlando.
Nel buio Hiatt udì una flebile voce. Un frate francescano, ancora nel convento, era stato sfiorato dai colpi che gli avevano bucato il saio. A giorno i soldati lasciarono il convento e si riunirono al resto del loro plotone ed entrammo nella casa che consentiva la migliore osservazione posta sull’altro lato della strada maestra dirimpetto all’Arno. Nell’edificio trovammo un’enorme porta di quercia, sulla quale il mio “tommy” non fece alcun effetto. Solo il piccone era indicato alla bisogna.
Hiatt prese a picconate sia il portone che tutte le porte chiuse a chiave che trovò all’interno. Così facendo egli ammise: Devo confessare che mi divertii un sacco a sfasciarle, mentre le schegge volavano in ogni dove sotto i colpi del vecchio buon piccone.
Poi, il reparto si stabilì nella casa[10] da dove aveva un’ampia visuale, anche sul rio di Santa Maria, così si chiama il rio di Sant’Anna dopo il rilevato ferroviario, fino all’Arno. Le posizioni neozelandesi erano così stabilite: Il 14° plotone si trovava in una grossa casa dietro il convento e il 13° plotone sulla sinistra della compagnia in alcuni casamenti. Il comando di compagnia era lungo la via oltre il convento e una sezione del plotone di Hiatt aveva occupato una casa alla loro destra. I genieri sminarono via e arrivarono i carri armati dello Squadron A del 19°Reggimento corazzato. Il 14° plotone venne inviato verso Piazza S. Rocco dove ebbe uno scontro che gli causò tre feriti di cui uno, il soldato Maurice Anderson, morì inseguito. Il 12 agosto arrivò la B Company che sloggiò i rimanenti tedeschi, respingendo anche un contrattacco. Il diario di Hiatt termina con una confessione:
A Santa Maria facemmo buone prede di guerra. Tutti gli italiani, eccettuato i frati, avevano evacuato case e botteghe. Fra la roba che prelevammo c’erano calze nuove di seta, una cassa di cristalleria da regalo, berretti di pelo, libri, articoli d’abbigliamento, completi da uomo nuovi di zecca, bandiere italiane, eccetera. Prendemmo anche un recipiente per l’acqua in alluminio, che conserviamo ancora per il vino. Le serrande erano aperte e nessuno intervenne ad opporsi.[11]
Non era il solo caso di saccheggio. Il soldato Cody del 21° battaglione ricordava che uno scassinatore dilettante del 15° plotone provò la sua mano di apprendista su una cassaforte che aveva scoperto, senza dubbio spronato dall’impresa dei genieri a San Casciano. Il suo primo tentativo con una granata Hawkins andò a vuoto e una mina Teller riusciva soltanto ad alterare la forma del forziere, senza però aprirlo[12]. I Maori quella notte assunsero il controllo di Empoli e la compagnia C tornò sulle primitive posizioni fino al 16 agosto. La battaglia per Empoli era finita.
I caduti neozelandesi accertati nei giorni 11-14 agosto 1944, sepolti oggi nel War Cemetery del Commonwealth del Girone (Firenze).
Soldato Kenneth Harold Turner, numero di matricola militare 449410, deceduto l’11 agosto 1944, anni 22, 26° battaglione, sepolto nel riquadro F, fila VIII, tomba 17. Figlio di Harold, William Turner e di Isabella Arm Turner di Geraldine, Canterbury, New Zealand. Rammentato da Hiatt come Ken Turner.
Soldato Kenneth Mervyn Ward Numero di matricola militare 459125, deceduto l’11 agosto 1944, anni 21, 26° battaglione, sepolto nel riquadro F, fila VIII, tomba 12. Ricordato da Hiatt come Ken Ward.
Soldato John, William, George Caswell Numero di matricola militare 142067, deceduto il 13 agosto 1944, anni 26, 26° battaglione, sepolto nel riquadro E, fila VIII, tomba 4. Figlio di Robert Caswell e di Elizabeth Caswell di Timaru, Canterbury, New Zealand e marito di Vera Caswell di Timaru. Ricordato da Bruce E. Grainger come J. Carawell.
Soldato Desmond, John Moore Numero di matricola militare 451171, deceduto il 13 agosto 1944, anni 21, 26° battaglione, sepolto nel riquadro E, fila VIII, tomba 5. Figlio di James William e Mabel Moore, di Sydenham, Christchurch, Canterbury, New Zealand. Ricordato da Bruce E. Grainger come D. Moose.
Soldato Maurice Anderson Numero di matricola militare 454909, deceduto il 12 agosto 1944, anni 22, 26° battaglione, sepolto nel riquadro F, fila VIII, tomba 18. Figlio di Bert e Christina Elizabeth Anderson di Christchurch, Canterbury, New Zealand. Ricordato da Hiatt.
Soldato Frederick, George Turner Numero di matricola militare 227471, deceduto il 12 agosto 1944, anni 27, 23° battaglione, sepolto nel riquadro E, fila VIII, tomba 8. Figlio di Frederick Alexander Turner e di Dorothy Ethel Turner di Christchurch, Canterbury, New Zealand.
NOTE E RIFERIMENTI
[1] Cfr. G. Lastraioli, C. Biscarini, Kiwis a Empoli.La notte di San Lorenzo del caporale Hiatt e altre cronache neozelandesi dell’agosto 1944, Le memoriette-1, Empoli settembre 1991, pp.47. Il libretto, ormai esaurito, venne alla luce grazie alle numerose lettere di ex combattenti neozelandesi ricevute da Biscarini durante e dopo la stesura di Arno-Stellung e che non avevano trovato collocazione nel libro.
[2] Forse si trattava di via Ridolfi, via Marchetti e via Chimenti visto che il tenente Maika parla della demolizione di un palazzo ad un incrocio, che lo bloccò.
[3] Forse via Salvagnoli.
[4] Questo non era che uno dei tanti nomignoli con cui i soldati alleati chiamavano i tedeschi. Gli altri più comuni erano Krauts e Huns. I tedeschi ricambiavano con Tommies, diretto ai soldati britannici, Amis, per i soldati americani ed Ivan per quelli sovietici.
[5] Durante la battaglia per S.Andrea in Percussina, alcuni reparti del 23° battaglione si ammutinarono e dovette intervenire il comandante del battaglione per ristabilire la situazione.
[6] La Grenade Hand, anti-tank n. 75, comunemente conosciuta come Hawkins, era una granata anticarro inglese entrata in servizio nel 1942. Di forma rettangolare, conteneva circa 045 kg di esplosivo di solito TNT o ammonal. Fu usata dalle forze armate britanniche, canadesi e americane fino al 1955.
[7] Si tratta della MG 42 tedesca detta Hitlersāge (sega di Hitler) per la sua elevata cadenza di tiro.
[8] Mitragliatrice pesante britannica, raffreddata ad acqua, utilizzata sia nella prima come nella seconda guerra mondiale.
[9] Mitragliatrice leggera derivata dalla cecoslovacca ZB vz 26 costruita a Brno, modificata a Enfield dalla British Small Arms Factory, da qui il nome di BR (Brno) e EN (Enfield). Usata da tutte le forze del Commonwealth, paracadutata ai partigiani di tutta Europa, l’arma rimase in servizio fino al 1991.
[10] Forse il Palazzo Lelli sull’attuale via della Repubblica.
[11] Come rilevò a suo tempo Giuliano Lastraioli, questa descrizione ci porta a ipotizzare che le case e negozi saccheggiati siano stati quelli di Angiolino Corsinovi, molatore di cristallerie, Eliseo Panchetti, venditore di mercerie e tessuti e Egidio Corsi, tabaccaio. A proposito di quest’ultimo, nel 1991 il mio amico Lyndsay M. Gerrie mi inviò una cartolina dell’incrocio tra via della Repubbica e via Livornese, che lui aveva sottratto nella tabaccheria nel 1944. La pubblicammo in Arno-Stellung. Il Corsi scomparve misteriosamente dopo poco la liberazione, mentre in bicicletta andava a Empoli da Santa Maria.
[12] A San Casciano, invece, i neozelandesi riuscirono ad aprire la cassaforte della banca locale.
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