CULTURA. Venerdì 28 febbraio 2014 dalle 21.30 alle 23.30 EMPOLI – Ultimi appuntamenti da non…
Ancora su Brunero – di Paolo Fanciullacci
Dopo la pubblicazione dei miei ”Personaggi da Stazione” su quella rivistina intitolata “Emporium” e che è distribuita porta a porta nel circondario di Empoli, sono stato fermato e contattato da diverse persone che mi hanno raccontato diversi aneddoti a proposito di Brunero, personaggio principe e indimenticato della stazione di Empoli.
Non so se siano verità o leggende metropolitane, ma, visto il personaggio, non credo che siano proprio proprio tutte leggende.
Forse ci sta che spunti qualche altro testimone, dopo aver letto anche queste righe, a testimoniare le verità o leggende che siano, sulle imprese di Brunero.
Intanto cominciamo con le cose certe.
Dopo aver letto il suddetto articolo sulla suddetta rivista, mi ha scritto anche una collega di mia figlia, dandomi ulteriori e più dettagliate notizie di Brunero.
Come scrissi, non sapevo né dove abitasse, né quanti anni avesse, e neppure se Brunero fosse il suo vero nome.
Bene.
Claudia intanto mi ha informato che Brunero era cugino di primo grado di suo nonno materno.
Il suo vero nome era Brunero Moriti. Abitava, insieme alla madre, nella centralissima Piazza della Vittoria. Per intenderci fra noi empolesi, sul lato del bar Azzurro.
Chissà che avrebbe detto o combinato se avesse visto quello che è stato fatto alla “sua” piazza con vasca, fontane e tanto cemento! Ma andiamo avanti.
Brunero era nato nel 1922 ed era figlio di un vigile urbano, Domizio, che purtroppo morì nel 1947.
Brunero invece morì alla fine degli anni ’80.
Mi ha scritto Claudia che gli venne la mania di dirigere il traffico forse per la professione del padre. Questa mania cercava di espletarla specialmente il giovedì, giorno di mercato, quando c’era il maggior via vai.
O per lo meno si illudeva di dirigerlo.
Poi fece un salto di qualità e si rivolse alla direzione del traffico dei treni. Alla stazione, appunto.
Frequentava la Misericordia di Empoli e spesso era in Collegiata.
A proposito della frequentazione della Collegiata, cominciano le leggende che io, a dir la verità, non so se siano vere o se siano inventate.
Pare che il proposto Monsignor Palloni, e non solo lui ma anche altri preti dell’insigne Collegiata, per tenerlo buono e per farlo sentire importante, gli consentivano di portare una croce abbastanza leggera nelle processioni. Pure in quella del Corpus Domini.
I funerali erano quasi tutti suoi e in particolar modo, durante queste meste processioni, gli veniva affidata una croce nera da portare in cima al corteo accanto al prete salmodiante.
Accanto. Perché, da Brunero, c’era da aspettarsi di tutto.
Proprio durante un funerale, pare che succedesse il fatto increscioso tramandato ai posteri.
Il corteo funebre se ne veniva lentamente dalla Collegiata e, come tante altre volte, alla testa del corteo, c’era Brunero con la sua brava croce issata in alto e accanto al prete.
Il mesto corteo aveva imboccato la strada che portava al sottopassaggio della ferrovia vicino al Parco della Rimembranza per avviarsi al cimitero dei Cappuccini.
A quel tempo il sottopassaggio era abbastanza stretto e c’era allora, vicino alla strada, una grande vasca circolare in marmo di travertino dove nuotavano anche dei pesci rossi.
Questo parco era terreno di gioco per tanti ragazzi empolesi e anche in quella occasione i ragazzi non mancavano.
Giocavano ai “banditi” rimpiattandosi dietro la vasca e “sparandosi” l’un l’altro.
Bang, Bang,…e facendo finta di cadere morti ammazzati.
Quando passò il corteo, Brunero li guardava in tralice, camminando lentamente, tutto compunto con la sua croce e tutto preso dal suo ruolo. Un’occhiata alla strada e un’occhiata ai ragazzi.
Ma ci fu uno dei ragazzi che fece una cosa che non doveva fare.
Puntò l’ipotetico fucile verso Brunero, e sparò. -BANG!! BANG!!
Non lo avesse mai fatto!
Prima che il prete potesse fermarlo, Brunero calò la croce, la imbracciò ad uso mitragliatore e, con la parte lunga della croce puntata verso i ragazzi, rispose al fuoco urlando una raffica micidiale:- TA..TA..TA…TA…TA…TA…TA!!!!!
I ragazzi si accasciarono tutti colpiti a morte mentre Brunero tutto soddisfatto e ridendo con quella sua boccaccia, rimise il mitragliatore, pardon, la croce in alto con grande sconcerto del prete e di tutti i partecipanti al corteo che dopo quell’incresciosa interruzione, ripresero la lenta marcia verso la triste destinazione.
L’episodio sopradescritto mi è stato raccontato da molti, per cui può darsi anche che sia vero.
E, a proposito di cortei funebri, mi è stato raccontato anche di un altro episodio altrettanto curioso e sempre con Brunero protagonista.
Mentre si svolgeva un altro funerale e sempre con il solito crocifisso portato in alto da Brunero in testa al corteo, il cielo si rannuvolò e cominciarono i primi goccioloni di pioggia.
Il corteo però, trainato dal prete imperterrito, continuava il suo cammino.
La pioggia cominciò a rinforzare.
Brunero un po’ stette al passo, ma quando la pioggia cominciò a diventare per lui insopportabile, vista una tettoia, spiccò la corsa con tutto il crocifisso e ci si riparò.
Non solo, ma visto che la pioggia non smetteva e che, anzi, sembrava aumentare, prese la croce e la mise sotto la pioggia mentre lui rimase al coperto.
– Te tu la mandi e Te tu l’hai a piglià -, fu il suo commento.
E lasciò che il crocifisso si bagnasse.
Si bagnasse fino a che il prete e qualche altro volontario non andarono a prendere sia il crocifisso sia Brunero per riportarlo indietro e a più miti consigli.
Però il vero mondo di Brunero, era la stazione di Empoli dove ci passava giornate intere.
Tutti i ferrovieri lo conoscevano e, pur sapendo che non c’era tanto con la testa, lo accettavano d’intorno e durante i loro servizi.
Ogni tanto però i ferrovieri, per spezzare un po’ la routine, si divertivano con Brunero.
Non so se sia vero, come tutti gli altri episodi che mi hanno raccontato, ma sembra che ogni tanto chiamassero Brunero e gli facessero bere una mistura di birra e gazzosa o birra e coca cola.
La tremenda mistura ingollata da Brunero, aveva sui suoi succhi gastrici, effetti devastanti.
Dopo nemmeno una trentina di secondi dall’assunzione di questa mistura tremenda, si formava una tale atomica reazione nello stomaco di Brunero, che sfociava, in un rutto tremendo,
spaventoso e terribile che usciva dalle sue fauci spalancate con un boato ruggente che faceva tintinnare i bicchieri del bar della stazione e che forse veniva anche rivelato dai sismografi di Arcetri.
Questo fra il divertimento degli astanti e di Brunero stesso che rideva con la sua boccaccia sgangherata, tutto soddisfatto della sua tremenda prestazione.
Sembra che quando tirava marino lo sentissero anche da Ponzano, tanto che qualche abitante di Ponzano diceva:
– Vai, hanno ridato da bere a Brunero!-
Poi, dopo il primo rutto, cominciava lo sciame dei rutti di assestamento, con grande divertimento dei ferrovieri e di Brunero, che rideva soddisfatto ad ogni potente eruzione.
I passeggeri che avevano la ventura di passare davanti alla stanza dove venivano compiuti questi
esperimenti, non si rendevano conto se dentro ci fosse un leone o facessero esplodere qualche diavoleria.
Questo è quanto mi hanno raccontato.
Forse leggenda.
Forse verità.
Sicuramente esagerazione.
C’è anche quest’altro episodio tramandato di cui credo che un fondo di qualche verità, ci sia.
Forse dietro a qualche segnalazione di qualche passeggero, o della polizia ferroviaria, o di qualcun altro, un giorno alla stazione si presentò un ispettore delle ferrovie dello stato per chiarire la situazione sulla presenza di Brunero.
Pare che siano arrivate segnalazioni in merito alla sicurezza e alla responsabilità di tenere un individuo un po’ fuori di testa come lui, intorno ai binari e intorno ai treni.
In una stanza fu fatta una riunione, quasi una specie di processo, in cui furono convocati capistazione, guardie ferroviarie, addetti vari ecc. E anche Brunero.
L’ispettore fece la sua filippica sulla responsabilità, sulla pericolosità e sulle conseguenze che si potevano avere dietro ad un qualsiasi incidente che potesse capitare o fosse provocato da Brunero.
Tutti ascoltarono, forse ammutoliti o intimoriti dalle argomentazioni e dal tono imperioso dell’ispettore.
Quando l’ispettore si rivolse a Brunero per raccomandargli di non venire più alla stazione e di starsene a casa, questi, per tutta risposta, gli tirò una sventola sul cappello che glielo fece volare dall’altra parte della stanza.
– VACCI TE A CASATUA!! ACCIDENTATTE’ E A CHI TI CI’HA MANDATO, PEZZO DI MERDA!!
Questa pare che sia stata la risposta di Brunero all’ispettore delle FFSS.
Fu da allora che cominciò a diradare le visite alla stazione ferroviaria.
In Empoli c’è una strada intitolata a Socco Ferrante. Quasi tutti gli empolesi non sanno chi sia questo personaggio, tranne una sparuta minoranza di colti ed eruditi.
Brunero faceva parte di questi.
A chi gli domandava:
– Brunero, ma chi era Socco Ferrante?
Lui levava da dietro la schiena la mano destra, dove la teneva coniugata insieme alla sinistra, alzava il braccio ad angolo retto verso l’alto facendo le corna al cielo e squarciava il velo di ignoranza dell’interlocutore rispondendo in maniera cattedratica:
-UN PEORO!!
Paolo Fanciullacci
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