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Una vita d’impegno – di Tommaso Mazzoni

Verso la fine di febbraio, o forse i primi di marzo di quest’anno, mi fu chiesto di scrivere un ricordo di Orfeo Ceccarelli, uno fra i più capaci e noti imprenditori della mia Città. Probabilmente il più abile nel suo settore.

Aderii di buon grado, principalmente per il particolare rapporto, anche personale, che mi ha legato per parecchi anni anche alla sua Famiglia. E così buttai giù, di getto, l’articoletto che oggi vi presento, che trasmisi via e-mail alla Dottoressa Roberta Doveri, redattrice del libro insieme al Professor Giovanni Lombardi.

Il titolo della pubblicazione è «Una vita d’impegno», ovverosia la medesima intestazione che ho voluto dare al presente brano. Nel libro, il mio articolo porta il titolo di: “Tommaso Mazzoni: Un ricordo di Orfeo Ceccarelli.

Più sotto lo trascrivo per coloro che potrebbero esserne in qualche modo interessati, o magari incuriositi.

Seppure attraverso le mie limitatissime parole rispetto alle sue effettive capacità, ritengo tuttavia che valga la pena di avvicinarsi ad un uomo, a un industriale come pochi, che ha operato con pieno successo nella mia amata Città.

Preciso che Empoli, per chi non la conosce, si trova in Provincia di Firenze, a circa 35 chilometri dal capoluogo e ne dista più o meno 45 dalla Città di Pisa.

Empoli, oltre alla più antica attività vetraria, si è dedicata, soprattutto nel dopoguerra, all’industria delle confezioni in serie. Seppure in misura inferiore, compreso il circondario, di tal genere di industrie fortunatamente ve ne sono tuttora parecchie; e non mancano nemmeno ragguardevoli imprese di altre categorie imprenditoriali, non escluso l’artigianato, l’agricoltura e le imprese edili. Vi sono numerosi uffici, tecnici, commerciali, finanziari e di altre categorie, nonché numerosissime banche; come pure ogni altra attività che si richiede per una città ben organizzata, compresa, naturalmente, la non trascurabile piccola e grande distribuzione.

Debbo pure precisare ulteriormente che ho beninteso sorvolato sui molti tratti, sì come le importanti, particolari sfaccettature (come del resto ho accennato nell’articolo pubblicato) che hanno riguardato anche la mia attività in seno a tutte le aziende del gruppo, e cioè, rispettivamente e in modo consecutivo, Brooklin, Nervesa Moda Uomo e Modyva.

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L’azienda Brooklin vista dal parcheggio pubblico

Ma ecco l’articolo:

Tommaso Mazzoni: Un ricordo di Orfeo Ceccarelli

“Non avrei mai parlato spontaneamente, se non fossi stato invitato a farlo, dell’eccezionale personalità empolese che si chiamava, ma mi verrebbe da dire che si chiama Orfeo Ceccarelli, da quanto è tuttora vivo nel mio ricordo.

Anche per rimanere entro uno spazio adeguato, conoscendo soltanto approssimativamente particolari che riguardano le sue origini, intenderei evitare tentativi di descrizioni in tal senso.

Questo self-made man, intelligente ed acutissimo, da poco più che niente, ascendendo un percorso in parte attraversato da difficoltà obiettive, è riuscito, superandole ogni volta, a raggiungere alte ed eccezionali mete.

Chi mi ha chiesto di buttar giù notizie sulla sua vita, sa anche che, con Orfeo Ceccarelli, ho trascorso, per ragioni di lavoro, quasi trentacinque anni, molti dei quali, posso affermare, percorsi fianco a fianco pressoché giornalmente. Accadeva inoltre che, di tanto in tanto, la domenica mattina venivano a trovarci alcuni clienti affezionati con i quali concludevamo affari riguardanti la nostra attività; ed inoltre, per la considerazione che i salmi finiscono in… gloria, saltuariamente andavamo anche a pranzo insieme, cosa che poteva accadere, inoltre, durante alcuni giorni lavorativi per la visita di uno o più rappresentanti o per un cliente di una certa importanza.

Per essere esatto, debbo dire anche che ci fu una parentesi nel mio rapporto diretto con Orfeo Ceccarelli. Quella in cui, su richiesta dell’azienda, ebbi a trasferirmi, con la mia famiglia, a Treviso al fine di occuparmi di un’altra sua attività appena sorta in quella provincia. I contatti per cinque anni, furono allora perlopiù telefonici, salvo le volte in cui veniva a trovarci presso la nuova “creatura” fatta sorgere a Nervesa della Battaglia, in provincia di Treviso.

Ma, durante i due periodi trascorsi a Empoli, prima e dopo quella parentesi trevigiana, la collaborazione è stata davvero considerevole, con un’intesa da potersi e doversi definire non comune.

Giunti a questo punto, chi leggerà questo ricordo, si sarà già reso conto che, nonostante ne sia riluttante, non ho potuto fare a meno di alludere anche a chi vi sta scrivendo, sebbene con la sottaciuta intesa di proseguire entro il più ristretto ambito dell’argomento lavoro. Tuttavia non mi è per niente facile creare una dicotomia, una netta divisione del rapporto umano con quello della collaborazione.

Non credo, infatti, che si possa immaginare una pittura priva della propria tela o tavola lignea o, se mi passate il raffronto un tantino immodesto, l’intendere di descrivere un sole senza lo sfondo del cielo, ossia tutti noi che collaboravamo con un simile ed eccezionale capitano d’industria (epiteto che Orfeo Ceccarelli sicuramente non approverebbe); ma non mi sarebbe nemmeno possibile cercare di rendere la sua immagine se la dovessi costringere a semplice silhouette: con una siffatta rappresentazione, un tal personaggio si rivelerebbe, per chi l’ha conosciuto personalmente, privo delle maggiori e più positive caratteristiche, e perciò in modo assai riduttivo. Non si può essere asettici: Orfeo Ceccarelli, la sua anima grande senza mai un pizzico di malanimo, la sua determinazione senza far mai trasparire forzature di sorta, la capacità di dirigere con la punta di un dito, senza bacchetta, come se noi collaboratori fossimo musicisti in attesa dell’attacco.

Non esiste un’università, ma nemmeno un liceo per un tal genere di condottieri. Come, del resto, nessuno di noi impiegati, che fungevamo da dirigenti, avevamo frequentato aule di dirigenti d’azienda. Ma l’intesa governava, ha governato per anni, per la soddisfazione di tutti, non ultimi gli operai, che Orfeo Ceccarelli, ma anche noi impiegati, nonostante che l’azienda non sia per niente piccola, conoscevamo uno per uno, e con i quali, anche negli inevitabili momenti più oscuri, v’era pur sempre un accomodamento, una conclusione soddisfacente per le parti in gioco.

Nel continuo colloquio per scambi d’opinioni fra chi vi scrive ed Orfeo Ceccarelli, sovente, su taluni argomenti e per consigli inerenti a scelte comportanti soluzioni di una certa importanza, si rasentava il confidenziale. E le confidenze travalicavano, seppure certo non frequentemente, il piano dei rapporti di lavoro confluendo nell’aspetto strettamente umano. Sono a volte nate in tal modo le idee più soddisfacenti.

Lo so che, questi, sono rapporti sui generis, pur nel pieno rispetto delle relative personalità. Mai un “tu” o una voce seppure appena rimarcata. Anzi, non erano rari i casi in cui non parlavamo nemmeno: un’occhiata in un certo modo, se in presenza di terze persone, faceva comprendere, reciprocamente, che le cose dovevano essere svolte indirizzandole in un senso anziché in un altro.

Ma una cosa che vorrei affermare, anzi, porre in rilievo, è la particolarità che, per ottenere soluzioni a favore dell’azienda, com’è naturale che sia, non è sorto mai l’idea dell’inganno: l’affare, nei rapporti col cliente, è stato sempre leale. Spesso con la soddisfazione piena delle “parti”. C’è da dire che, a volte, potevamo conseguire un “minore affare” in vista di una migliore continuità del rapporto; e in altra circostanza poteva accadere che potessimo rifarci.

Un affare con un cliente che dovesse significare “ora sopra io, ora… sotto te” non avrebbe potuto avere vita lunga.

Tutto è stato pesato, soppesato e mai affidato al caso. Credo che l’accortezza e la vigilanza su quanto stava avvenendo, sia all’interno, sia all’esterno tramite i sempre ottimi rappresentanti nelle varie zone loro affidate, si sia rivelato l’uovo di Colombo di situazioni non sempre facili ad essere gestite.

Da queste affermazioni, ecco che appare chiaro che parlare di Orfeo Ceccarelli è anche descrivere una parte non certo trascurabile della mia vita.

M’ero ripromesso pure di evitare di scendere, paradossalmente, a minuziose descrizioni. Quelle, pur se composte in modo alquanto completo, non potrebbero rivelarsi che parziali, a causa di lacune giocoforza inevitabili.

Gli anni trascorsi insieme, accennavo prima, pur non rappresentando ovviamente un’eternità, sono sempre tanti, e volendo, ci sarebbero molti, moltissimi episodi da ricordare. Ma non è possibile, in questo contesto, scendere in particolari pure se di solito si è trattato di episodi obiettivamente curiosi, o molto simpatici e, frequentemente, anche piuttosto originali.

È capitato, a volte, di doverci recare, oltreché in località italiane, anche in qualche Paese straniero.

Ecco, in siffatte circostanze, staccato da quella sorta di pur lieve severità che legava, e doveva esser così, il titolare dell’azienda ai collaboratori, dovendo marcare in tal modo, seppure su pieghe di velluto, il passo all’impresa, in siffatte circostanze, dicevo, l’atteggiamento spesso cambiava, ed era spiritoso e divertente ancora di più. Quindi, nel gioco delle parti, è stato un uomo a tutto tondo, come si dice, una personalità che – questo va rimarcato – non ha avuto fisime, per le quali uno non sa come trattare la persona che la sera l’ha lasciata in un modo e la mattina di poi la ritrova mutata. Il gioco delle parti era un altro: ciascuno lasciava i propri crucci, ma anche le relative allegrie, se posso esprimermi così, a casa propria, oppure se le tratteneva dentro: occorreva applicarsi la non forzata, lieve e spontanea maschera della parte da giocare, e questa veniva recitata con tutti i crismi. La vita, del resto, è fatta in modo strano: anche quando crediamo di essere noi stessi al cento per cento, in pratica non è mai così. Salvo rarissime eccezioni, tanto per non urtare nessuno, qualora ci fosse uno convinto del contrario.

La visione d’insieme è stata un’abilità dalla quale Orfeo Ceccarelli non s’è mai allontanato, nonostante le condizioni mutate col trascorrere dei tempi e delle caratteristiche dell’azienda; anzi, dovrei dire delle aziende, considerando che, a cominciare dalle confezioni in serie di impermeabili, vi è stata una costante evoluzione, sia dal punto di vista qualitativo che da quello quantitativo; sempre con indirizzi considerevolmente positivi, non avendo attraversato, le diverse attività intraprese, momenti di recessione o di forti conflitti, se non quelli fisiologici che un tal genere di attività è abitualmente costretta a superare ove non intenda subirne gli effetti.

Agguati: sempre possibili, ma non difettava la difesa: sempre nella più corretta possibile posizione di guardia.

Non intenderò scendere a livelli di commemorazione. Non me la sento.

Come mostra il titolo che ho dato a queste righe, questo è un semplice ricordo, una pagina, pure se esposta secondo il mio meglio e dal mio punto di vista, ricca però di affetto e di gratitudine: quella di avermi dato ad ogni pie’ sospinto la sensazione di essere considerato un suo pari, sebbene non avessi potuto esserlo per naturale scala gerarchica.

Ma anche uno specchio d’acqua non è uno specchio come lo s’intende comunemente; purtuttavia rispecchia ogni volta che vi si affacci.

Non sono stato mai un suo pari, anche perché certi miei interessi personali m’hanno sovente fatto deviare la mia mente altrove. Il dovere per il piacere del dovere e l’attitudine all’adattamento hanno fatto sì che la mia funzione sia stata come lo specchio che non è specchio ma che funge da specchio.

Grazie alla magnanimità di quest’uomo dalla dignità di vero uomo e con un’anima da industriale tanto grande; grazie alla sua capacità di pensare e di fare, secondo la mia considerazione è stato – purtroppo ora devo insistere sul passato perché ci ha lasciati – uno dei più grandi personaggi della vita industriale della nostra operosa Città: l’Emporium di altri contesti che si rinnova, e che si è reso inesauribile in virtù della capacità e della volontà di persone come il da me ricordato Orfeo Ceccarelli”.

Empoli, mese ed anno di pubblicazione: dicembre 2002

 

TOMMASO MAZZONI – CHI (RI)COSTRUIRÀ LA RAGIONE?

TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. Pubblicato per gentile concessione dell’autore

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