Empoli ha un altro tesoro architettonico e storico, seppur nascosto. Passeggiando da Piazza Matteotti verso…
Vincenzo Chiarugi, Della Storia d’Empoli, Libro I°
CAPITOLO III. Degl’avanzamenti nel Materiale, e nel formale di Empoli
Risorta era appena sulle fumanti ceneri dell’antica, la nuova Patria degl’Empolesi, che, o fosse il desiderio, e il bisogno che avevan di riunirsi, o fossero i comodi, ed i vantaggi, che in questa riunione trovava la nuova colonia, furon rapidi, e prodigiosi i progressi, che essa fece nelle ricchezze, e nel gusto. Poté infatti quella Popolazione riunita a proprie spese nel 1093 ornare la sua Pieve d’una facciata assai ricca di Marmi, e di grandiosa Architettura, quale fù quella, che anche inoggi si vede, e che tanto imita quella di S. Miniato al Monte presso Firenze, quella della Badia di Fiesole, e tante altre sì celebrate, ed illustri in Toscana.
E ciò fu soli 74 anni dopo la non mai abbastanza celebrata donazione; e non senza potersi dire Opera grande in proporzione d’una Popolazione nascente, e limitata (24). Era anzi Empoli nello spazio di appena 28 anni dopo la sua prim’epoca a tal segno, e di grandezza, e di comodi, che avendolo trovato i Fiorentini nel 1147 capace d’accogliere un’Assemblea nobile, e numerosa, nella quale secondo ciò che si trova in un Libro delle Riformagioni di Firenze, e nella Storia della Casa Gondi (25), « Consiliarii Civitatis Florentiae die vigesimaquarta Novembris Empoli » (così latinamente scritto) « juraverunt securitatem Thusciae ».
Quindi non è maraviglia se i Fiorentini avendo avvertita la grande importanza, e la crescente grandezza del nuovo Castello d’Empoli ambirono sempre il Dominio di esso, e finalmente l’ottennero nel 1182 poco più di 60 anni dopo la fondazione di lui; e senza, che avesse provato in appresso sotto il governo loro considerabili aumenti nel suo recinto, trovandolo sufficiente ad accogliere nel suo seno delle grandiose Assemblee destinate a discutere i più importanti affari a vantaggio della di loro Repubblica.
E prima di tutto si trova, che l’anno 1254 fù in Empoli tenuto un Congresso tra i Sindaci della Repubblica Fiorentina, e quelli di Lucca, e di Prato da una parte, e quelli di Pistoia dall’altra, mediante il quale il dì primo Febbraio riunitisi nella Pieve di S. Andrea giurarono tutti concordemente la Pace, e la comune difesa(26). Altro Congresso fù quindi tenuto il primo Giugno 1295 nella medesima Pieve, ed in esso dai Sindaci della Repubblica fù fatta Compagnia e rinnovata la Lega difensiva per dieci anni con Lucca, Siena, Prato, S. Gimignano, e Colle; lasciando a Pistoia, ed all’altre Comuni di Toscana libera facoltà d’accedere alla medesima Lega contro i nemici di S. Chiesa, cioè contro i Ghibellini, a richiesta dei quali dicevasi, che discendeva in Italia con poderoso Esercito un Vicario d’Alberto Imperatore.
Questa Lega fù nuovamente confermata in Empoli dai Sindaci delle predette parti contraenti il 30 Agosto 1297, e quindi nel 1304, (27), e finalmente fù in Empoli stesso tenuta una dieta nel 1312 alla quale concorsero i Sindaci di Firenze, e gl’Ambasciatori di Lucca, di Prato, di Bologna, e di molti altri Collegati a fin di trattare del modo di resistere all’Armi dell’Imperatore Enrico, che si diceva venire in Italia per isfogare il suo sdegno sull’agitata Toscana (28).
In mezzo a tante dimostrazioni di confidenza, e di stima, che diedero agl’Empolesi i Fiorentini, anche pel materiale del loro Paese, nessuna riunione politica più interessante, e strepitosa può dirsi essersi fatta in Empoli, quanto il famoso Congresso tenutovi dai Ghibellini nel 1260 per concertarsi col Conte Giordano Capitano del Ré Manfredi in Toscana ai danni di Firenze, i di cui Cittadini erano per la maggior parte di Guelfo partito.
A questo congresso erano intervenuti gl’Ambasciatori di Pisa, di Siena, d’Arezzo, e di tutti i Signori, e Baroni della Toscana, oltre ad un numero grande di Fiorentini potenti addetti tutti al partito Imperiale. Fra questi ultimi trovavasi Farinata degl’Uberti, di cui parla Dante nel suo X Canto dell’Inferno; e fù egli solo il quale benché Ghibellino si oppose efficacemente pel solo amor della Patria, con preghi, e con minaccie al quasi adottato progetto di ridurre Firenze in Borgate prive di Mura, onde privare i Guelfi di qualsivoglia difesa.
Né un simil divisamento dell’Uberti potè pregiudicarlo in faccia ai faziosi di lui compagni, perché mentre egli da buon Cittadino salvò la sua Patria dall’intentàtali distruzione, rese i più gran servigi alla Fazione, col preparare, ed effettuare la battaglia famosa di Monteaperti, come Principe della Fazione medesima in Toscana (29), avendo così questa ridotto i Guelfi nella necessità di fuggir da Firenze, e di andare a cercare la loro esistenza, vagando ostilmente per tutta la Lombardia.
Avrebbe solo pregiudicato all’ingrandimento d’Empoli, se fosse vero ciò che si dice per una seguitata tradizione, e che il Targioni asserisce per certo (30), che, trai progetti cioè presentati all’Assemblea d’Empoli vi fosse quello di trapiantare in quel luogo stesso la distrutta Firenze. E senza star qui a ricercare se giusto sia quel rimprovero, che per un fatto simile fà a Farinata, il Targioni medesimo (31), sembra, che gl’Empolesi s’indispettissero contro i Ghibellini per questo ostacolo opposto alla lor gloria.
Ostacolo sì potente al materiale ingrandimento di Empoli non fù bastante per altro a trattenerne i progressi nelle ricchezze, e nell’industria, che il comodo d’un Fiume sì atto al Commercio, una fertilità non comune del suo Territorio, tuttociò in somma, che può favorire l’opulenza, e la grandezza di un Popolo intento sempre ai suoi traffici, avevano sempre promosse, e cresciute. Presto le arti s’erano in Empoli stabilite, e mentre un proporzionato lavorio d’ogni genere serviva ai bisogni della interior popolazione non solo, ma ancora a quelli delle Popolazioni vicine, alle quali l’ingrandimento di Empoli segnava l’epoca del lor decadimento (32), fiorì soprattutto in Empoli stesso l’arte di travagliare la Lana. E furono i Panni di questa materia colà fabbricati, che d’essi facendosi attivo commercio coll’Estero, e specialmente in Spagna, dieder motivo ad una Favola scritta sul tal soggetto dal celebre Cervantes, illustre Poeta Drammatico, e Comico Spagnolo Autore del rinomato Romanzo Don Quichotte.
Essendo perciò divenuti i Fiorentini Padroni di Empoli, e conoscendone i pregi, e l’importanza, voller non solo profittare della di lui posizione fisica, e militare per farne un fortissimo antemurale, contro le spesse aggressioni della Pisana Repubblica, quanto potente, altrettanto feroce, e irreconciliabile loro nemica; ma insieme furono tutti intenti a favorirne in modo speciale il Mercato.
Oltre la strada principale, che da Firenze venendo, dopo d’aver traversato Pontorme, col nome di via Fiorentina, e quindi col nome di Strada Pisana prosegue il suo corso alla volta di Pisa, e stabilisce così la comunicazione tra queste due Città, è sempre esistita la via Senese, o Maremmana, che dirigendosi a Mezzogiorno, pel Poggio di Monterappoli si dirigeva a Castel Fiorentino, e di là per Certaldo, e Poggibonsi, riunivasi a quella strada, che da Firenze per Montebuoni, e S. Casciano portavasi a Siena. Eravi poi la Strada Lucchese detta così perché diramandosi dalla Pisana, come oggi dove è S. Rocco, e proseguendo perfino alla riva dell’Arno al luogo detto la Motta, al di là di quel Fiume avanzavasi, e pel Galleno, e l’Altopascio giungea fino a Lucca.
Traversandovi l’Arno dalla di lui riva destra, ed a poca distanza da Empoli, avevano origine altre tre strade, le quali oltre a mettere in un’attiva comunicazione Empoli colle vicine Popolazioni da questa parte, comunicar lo faceva alla fine col Pistoiese, e colla Ubertosa Provincia di Valdinievole. Una di queste strade appena un miglio distante da Empoli verso Levante, incominciava da Limite, e traversando il Monte di S. Alluccio, o Lucio, guidava al pian di Pistoia. Incominciava l’altra quasi di faccia a Empoli dal Borgo di Spicchio già Pagnanamina, e Per Collegonsi, e S. Baronto, scendeva egualmente in quel piano. In fine la terza strada incominciando da Sovigliana, o Sivigliana, appena un mezzo miglio lontano da Empoli per la valle di Greti, saliva a Faltognano, imboccava da un lato nella precedente, e così conduceva a Pistoia. Da un altro lato diramandosi questa verso Cerreto, e Vincio, apriva nel tempo stesso il passaggio alla Val di Nievole.
Fù in conseguenza quest’ultima strada utile sopra ogn’altra alle molte Popolazioni, che avevanvi dei rapporti; ma soprattutto lo era a Empoli, il quale perciò nel 1331 sollecitò la Repubblica Fiorentina ad eseguirne la necessaria riparazione. Trovasi infatti nel Libro intitolato « Constitutum Domini potestatis Florentiae », approvato, e pubblicato il 16 Marzo dell’Anno predetto, alla Rubrica « de via qua itur a mercato de Empoli versus Greti reparanda », che:
« Statutum, et ordinatum est, cum a Mercato de Empoli, usque ad Vincium de Greti sit via, et iter taliter obliquum, et tortuosum, immo dissipatum atque dirutum, quod transeuntes, et ad illum mercatum venientes nequeant jemali tempore de itinere ilio sine magno tedio exire, nec transire; quod Villa et Commune de Empoli, Collegonzi, Commune, et Villata Colle de Petra, et Commune, et homines Cerreti cum Musignano, et Commune, et Homines Vincii totum illud iter, et viam debeant reparare et reficere ».
Tutte queste strade esistono tuttora, e basta vedere la quantità dei concorrenti, che per lor mezzo affluiscono al Mercato di Empoli per essere convinti dell’importanza grande di essi per l’interiore commercio di lui, pel disbrigo dei suoi prodotti d’industria, e dell’arti, e pel riempimento dei suoi Magazzini. Di che profittasi ancor più in oggi; perché quantunque aver non si potesse per mezzo di alcune di esse un facil trasporto delle Derrate, altrimenti che facendo uso delle Bestie da Soma, sono oggi tutte, e specialmente la via Senese, e quella, che và in Valdinievole in modo tale ristabilite, e facilitate da poter esser battute dalle vetture a ruota, che tanto anno ovunque favorito le Arti, e il Commercio.
Tutti questi mezzi i più efficaci, e potenti a promuovere, e stabilire il credito, e la ricchezza nazionale mantennero sempre in Empoli grande circolazione di denaro, un gran deposito di Granaglie, un punto centrale de’ più interessanti il Commercio Toscano interiore. Ma soprattutto si è tuttociò vistosamente accresciuto dopo le Leggi Annonarie del nostro Immortai Granduca Leopoldo. È questa un’epoca memorabile per Empoli, imperocché da quel tempo incomincia l’aumento della di lui Popolazione, e Subborghi. È quella ormai triplicata; anno questi pressoché raddoppiato le abitazioni, le quali compongono tutto l’insieme di Empoli.
Dovunque infatti si trovano lungo le strade della Campagna Case moltiplici novellamente costruite; ma soprattutto l’antico Borgo di Empoli, che già corrispondeva alla Porta al Noce, e l’altro Borgo, che da qualche secolo esisteva fuor della Porta d’Arno, si sono in tal modo per ogni verso dilatati, e posti a contatto delle Porte della Terra, che possono ora tutt’un insieme con essa riunito per ognj rapporto.
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