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Un acquarello inedito del 1774 che rappresenta la Villa Medicea di Cerreto – di Alexander Di Bartolo

immagine 2 modificataL’immagine era sino a ora sconosciuta. Diciamo subito che non si tratta di una raffigurazione particolarmente pregiata dal punto di vista artistico ma di valore prettamente simbolico e, potremmo dire, storico. La veduta è infatti solo in parte dedicata alla villa cerretese, “fattoria” secondo i catalogatori del fondo archivistico in cui è conservata, e si caratterizza come immagine idealizzata del complesso villa pieve, non rispettoso certamente di proporzioni né della morfologia degli elementi naturali e architettonici.

L’acquerello, in nero e scale di grigio e di mano ignota, è conservato in tre copie nell’antiporta di tre diversi antifonari custoditi presso l’Archivio del Capitolo della Cattedrale di Prato. Le ragioni di questa collocazione archivistica sono da rintracciarsi nell’antica connessione tra paese mediceo e Capitolo della Cattedrale di Prato che ebbe il patronato sul ricco patrimonio della Pieve e del territorio pievanale sin dal 1563, quando cioè Pio IV firmò la bolla di annessione della chiesa di San Leonardo al Capitolo pratese. L’artefice di questa operazione politico-economica, prima che religiosa, era stato Pier Francesco Riccio o Ricci – come talvolta si trova citato nei documenti del tempo – guardarobiere e maggiordomo del Granduca, preposto della Collegiata di Prato. Le ragioni di questa operazione sono state individuate nella costituzione di un enclave mediceo all’interno del territorio lucense, così da poter sottrarre potere al potente vescovato di quel vescovo.

Della veduta non vi era notizia in nessuno studio pubblicato sul palazzo di Cosimo I né sulla Pieve; essa rappresenta la gloria di Santo Stefano al centro, sullo sfondo il prospetto della badia di S. Fabiano (in diocesi di Prato), e sulla destra la “fattoria” di Cerreto. Riporta la data del 1774 ed è quindi una “fotografia” molto interessante dell’intero complesso, ritratto pochi decenni dopo il passaggio di proprietà ai granduchi lorenesi e nell’anno preciso in cui veniva attuata la riforma comunitativa.

Realistica la composizione della Pieve con il loggiato che si estendeva su due lati, uno dei quali poi inglobato nell’estensione ottocentesca dell’edificio andando a costituire la navata sinistra della chiesa. Di sicuro interesse – seppur poco veritiero – anche il disegno del campanile, che in questa rappresentazione ha perso il suo aspetto di torre medioevale.

Possiamo chiederci la ragione della presenza di questi tre antifonari con l’immagine di Cerreto “idealizzata” all’interno della gloria di Santo Stefano, patrono della Diocesi di Prato. Certamente l’aver unito nella raffigurazione la Badia di S. Fabiano e la Pieve di Cerreto ha unicamente scopo celebrativo, per ricordare la “protezione” del santo patrono su due tra le più importanti proprietà del capitolo della cattedrale pratese, ottenute a seguito delle bolle di Leone X prima, e di Pio IV poi. I due documenti pergamenacei, del 1515 e del 1563, sono stati pubblicati per esteso nel volume Della Chiesa Cattedrale di Prato del 1846 scaricabile da Googlebook.

Un nuovo tassello per la storia del patrimonio documentario di Cerreto viene quindi donato alla comunità e a tutti i cultori di storia locale.

L’autore del ritrovamento ringrazia mons. Renzo Fantappié dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Prato per l’autorizzazione alla pubblicazione.

Alexander di Bartolo

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