Si parla del nostro ponte vecchio realizzato in epoca leopoldina, il nonno del ponte nuovissimo…
Settantuno anni fa: un giorno da ricordare – di Claudio Biscarini
Giovedì 7 ottobre 1943, Nostra Signora del Rosario.
Roma, già da un mese, è sotto l’occupazione tedesca ma, al suo interno, sopravvivono alcune istituzioni del pre-armistizio. Una di queste è rappresentata dai Carabinieri Reali. Il cessate il fuoco siglato il 10 settembre 1943 dal tenente colonnello Leandro Giaccone con il comando di Kesselring prevedeva per Roma lo status di città aperta. Al suo interno, oltre al comando retto dal generale conte Calvi di Bergolo, era prevista la presenza della 10a divisione fanteria Piave del generale Ugo Tabellini, senza armamento pesante, e delle forze di polizia. Ma dei Carabinieri Reali i tedeschi, e i nuovi fascisti della Repubblica Sociale Italiana, non si fidano. L’Arma Fedelissima è vista come troppo legata alla Casa Savoia e, soprattutto, troppo ligia al suo dovere di salvaguardia della popolazione. Dovere che, assieme ai compiti di istituto, è stato ribadito, prima di darsi alla macchia per non essere catturato, dal Comandante Generale dell’Arma, generale Angelo Cerica. E a Roma di Carabinieri Reali ce n’è un bel numero, circa 8000 sparsi nei vari comandi di Gruppo, di Compagnia, di Tenenza, di Stazione e presso la Scuola Allievi. Sia i fascisti che i tedeschi, poi, non hanno dimenticato che, ad arrestare Mussolini dopo l’udienza a Villa Savoia del 25 luglio 1943, erano stati proprio i Carabinieri Reali , comandati dal capitano Paolo Vigneri, comandante della Compagnia Interna RR.CC., e dal capitano Raffaele Aversa comandante della Compagnia RR.CC. del Tribunale, coordinati dal tenente colonnello Giovanni Frignani[1], comandante di Gruppo sito in viale Liegi. In più, l’SS-Aussenkommando Rom retto dall’SS-Obersturmbannführer Herbert Kappler aveva già ricevuto l’ordine di rastrellamento degli ebrei cittadini. Come avrebbero reagito i Carabinieri Reali in questo caso? Bisognava agire, e agire subito. Sabato 6 ottobre 1943, il neo Ministro per La Difesa Nazionale della Repubblica di Salò, Maresciallo Rodolfo Graziani, emise quest’ordine: Al generale Delfino- facente funzioni di Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Reali- al generale Presti, comandante della P.A.I.[2]. Oggetto-Disarmo dei carabinieri in Roma.
In conseguenza delle dichiarazioni fattemi dal Generale Delfino alla presenza del Ministro dell’Interno Eccellenza Buffarini [3]e del Segretario del Partito Fascista Repubblicano Eccellenza Pavolini[4] sulla inefficienza numerica morale e combattiva dell’Arma dei CC.RR. in Roma, ordino: 1°) –entro questa notte tutti i carabinieri reali siano disarmati; le stazioni a cura della P.A.I., che sostituirà i carabinieri nei rispettivi servizi; i reparti accasermati a cura del generale Delfino che mi risponde personalmente della esecuzione integrale. 2°)-i militari dell’Arma resteranno disarmati nei rispettivi posti; quelli della stazioni sotto la responsabilità della P.A.I., quelli delle caserme sotto la responsabilità del generale Delfino e dei rispettivi comandanti. 3°)- gli ufficiali resteranno nei rispettivi alloggiamenti sotto pena in caso di disubbidienza, di esecuzione sommaria e di arresto delle rispettive famiglie. La firma che segue è quella di Graziani. Questo documento ci attesta, tra l’altro, che la pratica dell’arresto dei familiari dei renitenti o, come in questo caso, degli ufficiali rimasti fedeli al governo legittimo, non era nuova per il Graziani che l’ applicherà in seguito relativamente alla bassa affluenza ai bandi di arruolamento della R.S.I..
Quella notte tra il 6 e il 7 ottobre, numerosi Carabinieri Reali furono convocati in caserma, anche diversi che alloggiavano in proprie abitazioni essendo ammogliati. Al mattino, scattò la trappola. Circondati dai Fallschirmjāger della 2. Fallschirm-Division, circa 2.500 Carabinieri Reali furono catturati e trasportati alla stazioni Ostiense e Trastevere dove, come era accaduto un mese prima ai loro commilitoni delle sezioni e dei battaglioni mobilitati, caricati su carri bestiame e inviati il giorno dopo in Germania e Polonia. Arrivarono dopo nove giorni di viaggio terribile. Tre giorni prima, mercoledì 13 ottobre 1943, Vittorio Emanuele III, a cui avevano giurato fedeltà, aveva dichiarato guerra alla Germania. Di quei 2.550 uomini, 620 non tornarono più a casa. Il giorno che i Carabinieri Reali della Capitale arrivarono nei campi di concentramento, a Roma i tedeschi prelevavano dal Ghetto più di 1000 ebrei. Quegli ebrei che, presenti i militi della Benemerita, Kappler non aveva avuto animo di catturare. Era sabato 16 ottobre 1943.
Ma i tedeschi non hanno avuto un gran successo: circa 6000 Carabinieri Reali, in gran parte quelli delle Stazioni, sono sfuggiti alla rete tesagli. Piano piano entreranno a far parte del Fronte Militare Clandestino dei Carabinieri Reali, retto dal generale Filippo Caruso (Medaglia d’Oro al Valor Militare a vivente).
Note e Riferimenti:
[1] Frignani ed Aversa saranno fucilati alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Entrambi furono decorati con Medaglia d’Oro al Valor Militare postuma.
[2] Polizia Africa Italiana, una parte del Corpo della Pubblica Sicurezza operante nelle colonie. Era presente solo a Roma e, dal dicembre 1943, entrerà a far parte, con la Milizia e i restanti Carabinieri Reali, della Guardia Nazionale Repubblicana.
[3] Guido Buffarini Guidi, pisano.
[4] Alessandro Pavolini, detto Buzzino, fiorentino.
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Una storia per me sconosciuta e penso anche per altri che fa onore ai carabinieri se mai n’avessero bisogno.