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Quando anche a Empoli si dava la caccia all’ebreo – di Claudio Biscarini

200px-Difesa_della_razzaMartedì, 14 novembre 1944.
San Giocondo Vescovo. Il proverbio del giorno, diremmo profetico, diceva che il filo si rompe dal lato più debole e, sicuramente, il lato più debole dell’alleanza tra Germania e Repubblica Sociale Italiana era ancora quest’ultima. Il sole nasceva alle 6 e 58 e tramontava alle 16 e 50. A Castelvecchio di Verona, in un clima di sospetti, rancori e minacce, in quel grigio giorno d’inverno era in corso il primo, ed ultimo, Congresso del rinato Partito Fascista Repubblicano. A presiederlo un fiorentino, Alessandro Pavolini detto Buzzino, nuovo Ministro, Segretario del Partito. I militi della Guardia Nazionale Repubblicana, ancora non ufficialmente nata, in giacca a vento, berretto nero col teschio e visiera e mitra Beretta a tracolla, facevano ordine pubblico. Qui mitra e quelle giacche a vento che, dati col contagocce ai nostri soldati sui fronti africano e russo, erano stati trovati in numero di dai tedeschi nei nostri magazzini all’8 settembre.

Pavolini, parlando agli intervenuti, tra i quali diversi gerarchi come Renato Ricci, lucchese, enunciò i 18 punti del cosiddetto Manifesto di Verona che, nelle intenzioni dei nuovi fascisti, avrebbe dovuto delineare la via della nuova Repubblica. Al punto numero 7 si legge: Gli appartenenti alla razza ebraica sono considerati stranieri e durante la guerra nemici. Questo articolo si ricollegava alle leggi razziali emanate nel 1938 dal regime.

La lunga mano di questo articolo, arrivò anche a Empoli. Il 31 gennaio 1944, dalla Questura, a firma del questore Manna, di Firenze arrivava al Comune una riservata-urgentissima-raccomandata in cui si ribadiva che il Commissario Prefettizio per la questione ebraica di Firenze aveva stabilito, d’accordo con la Soprintendenza, che un funzionario della stessa fosse presente ai sopralluoghi per inventariare i beni mobili e immobili degli ebrei presenti in provincia. In caso si fossero trovati beni come quadri, mobilio, stoffa, i locali Commissariati di Pubblica Sicurezza e i comandi dell’Arma dovevano richiedere all’Ufficio Affari Ebraici che venisse inviato il sopradetto funzionario della Soprintendenza che avrebbe dovuto redigere verbale. A questo primo documento, seguiva il 3 febbraio un altro in cui Manna ribadiva la necessità di attenersi strettamente alle disposizioni inviate per quanto riguardava il sequestro dei beni alla popolazione ebraica. In seguito, vista la probabile difficoltà ad ottemperare, egli scrisse una lettera nella quale si diceva che, in attesa di poter disporre di personale e tempo per effettuare i sequestri, si dovevano sigillare gli appartamenti appartenenti ad ebrei e metterci uomini di guardia.

Il 24 febbraio 1944, le prime ripercussioni di questi ordini si ebbero in città. La ditta  di confezioni M.S.  aveva dichiarato di avere nei propri magazzini 1.316 cappotti e 323 impermeabili confezionati con la stoffa che proveniva dalla ditta S. Spizzichino di Roma. Il Commissario Prefettizio Paolinelli scriveva che Per quanto sopra esposto si prega provvedere d’urgenza al sequestro della merce suddetta che doveva essere trasportata in locali al sicuro da incursioni aeree.

Questa vicenda era stata preceduta da una lettera del 1 febbraio 1944, a firma di Giovanni F. Martelloni, Commissario Prefettizio a Firenze per gli Affari Ebraici, il quale avvertiva il Comune che risultava che certo Emanuele La Rocca, ebreo romano, era socio di una azienda empolese. Si provvedesse, quindi, a chiudere detta azienda e sequestrarne i beni.

La Guardia Nazionale Repubblicana empolese, in data 7 febbraio, redigeva un verbale di sequestro dei beni di B.R., il socio empolese del La Rocca, il quale R.B., giustamente, il 24 febbraio richiedeva con carta da bollo di avere almeno una copia del verbale di sequestro. La roba sequestrata, che comprendeva ben 40 voci, era stata portata alla Podesteria di Empoli per la custodia.

Occorre, adesso, fare un salto temporale. Il 23 settembre 1944 Empoli è libera completamente dall’offesa nemica da 22 giorni. Il maresciallo maggiore dei Reali Carabinieri Egisto Marchetti , comandante la Stazione di Empoli, scriveva al Comune per render noto che si era presentato in caserma Vittorio Misul, da Livorno, il quale aveva denunziato che dalle autorità fasciste della città, nel dicembre 1943, gli era stata sequestrata, in quanto ebreo, una cassa di biancheria e una radio marca Landa. L’uomo aveva saputo che tutta questa merce era stata portata in Comune e ne chiedeva la restituzione. La faccenda era vera. Infatti, il 16 dicembre 1943, come risulta da verbale redatto, un maresciallo e una guardia di Pubblica Sicurezza, assistiti da una guardia comunale, erano andati in casa di Giovanni B. in via Ridolfi dove avevano trovato, e sequestrato, la cassa del Misul, classe 1871, che era domiciliato presso la famiglia empolese. La cassa famosa fu aperta e fu inventariato il contenuto per 29 voci. Indi, il tutto venne effettivamente portato in Comune. Ma, stranamente, nell’inventario non appare nessun apparecchio radio. La risposta del Comune non tardò, ma non fu positiva. Il 25 settembre 1944, si rispondeva al Comando RR.CC. della città e al Misul stesso che la cassa era stata portata veramente nel palazzo comunale ma…era sparita.

Il sindaco Ristori, con la sua risposta, gettava una piccola luce su quello che era stata la città di Empoli nel periodo da fine luglio a settembre 1944: terra di nessuno, con soldati di eserciti stranieri, e civili senza scrupoli, padroni della situazione. Il sindaco, infatti, scriveva che la cassa, depositata presso il comando dei Vigili Urbani, venne asportata da ignoti durante la permanenza in Empoli delle truppe tedesche.Nella prima parte che immette nell’Ufficio, venne trovata la serratura completamente scassinata e la porta aperta;  come pure  l’altra porta che immette nella stanza dove trovavasi  la cassa era aperta. In quanto all’apparecchio radio non si può dare nessuna indicazione in quanto non venne consegnato a questa Amministrazione. Che fine avrà fatto la Landa (1)?

Claudio Biscarini

Note riferimenti
[1]   Archivio Storico Comune di Empoli, faldone III 599, busta Razza Tutela Provvedimenti, Varie, categoria XII, classe 1, fascicolo 6, 1944.

Questo post ha un commento

  1. Come amatore della Storia e della Cultura ebraiche,non posso che aver trovato interessante l’articolo che ho appena letto.la storia degli Ebrei empolesi merita ulteriori approfondimenti anche per un eventuale recupero e valorizzazione di questo che fu,con altri,patrimonio culturale della nostra città.Con osservanza,Marco Incatasciato

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