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Un pisano nelle SS Italiane – di Claudio Biscarini

ssitalianeQuando si parla delle note e famigerate  SS, il pensiero va subito agli uomini in uniforme nera delle SS-Allgemeine, ovvero la parte di questo corpo nero non combattente. All’inizio del secondo conflitto mondiale però, erano nati reparti delle Waffen-SS, ovvero le “SS combattenti”.

Le SS italiane, ovvero quella che si chiamerà 29. Waffen-Grenadier-Division der SS Italienienische Nr.1 , erano nate dopo l’8 settembre 1943 dai reparti delle Camicie Nere, e non solo, che si erano uniti ai tedeschi.
Soprattutto, quella che in origine si chiamò Milizia Armata della forza di 15.000 uomini, era stata formata dai quadri della 89a Legione CC.NN. Etrusca del Console Paolo De Maria. Il nome la dice lunga sulla provenienza dei militi di questa unità. La Legione era formata dall’89° Battaglione CC.NN. Di Volterra e dal 97° Battaglione CC.NN. di Siena. Quest’ultimo era guidato dal Seniore Carlo Federigo degli Oddi, nato il 3 febbraio 1895 ad Alessandria d’Egitto ma di antica famiglia senese,  che aveva inserito, nel gagliardetto del Battaglione, una striscia della bandiera che sventolava, nel 1500, sulla libera Repubblica di Siena. A questi uomini, si unirono i lombardi del XIX Battaglione Fedelissimo della 27a Legione. Fino all’aprile 1944, le SS ebbero la denominazione di Milizia armata, poi divennero Waffen SS a tutti gli effetti.

Tra coloro che ebbero una parte di primo piano nella costituzione della 29. Waffen-Grenadier-Division der SS Italienische Nr.1 fu il Waffen-Generalmajor der SS, Ispekteur der Freiwilligen Werbung in Italien, ispettore dell’arruolamento dei volontari in Italia, dottor Piero Mannelli.

Questo ufficiale era nato a San Romano, frazione del comune di Montopoli, nel 1896. Col grado di tenente partecipò alla Grande guerra e, quindi, fu con Gabriele D’Annunzio all’impresa di Fiume. Nato il fascismo, Mannelli non poteva che essere tra i primi squadristi già dal 1920. “Sciarpa Littorio”, in quanto aveva partecipato alla marcia su Roma, il 1 febbraio 1923 entrò nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, ricoprendo vari incarichi e facendo carriera. Finì per assumere il comando della II Legione Alpina a Torino. Poi, nel 1936, andò alla conquista dell’Impero e quindi, in Spagna in aiuto di Francisco Franco. Durante la seconda guerra mondiale fu in Albania, in Africa settentrionale fino a che, rientrato in Patria, divenne Ispettore Generale, col grado di generale di Brigata, della Milizia Universitaria a Roma. Nel marzo 1943 lasciò ancora l’Italia e andò in Francia alla guida del Gruppo Speciale da sbarco della Milizia. Qui lo colse l’armistizio. Mannelli aderì subito alla Repubblica Sociale Italiana e, il 15 dicembre 1943, entrò alle dipendenze del Generalleutnant Canevari per sovrintendere alla formazione di reparti di SS italiane. Fu nel marzo 1944, dopo aver fatto un lungo viaggio in Francia per arruolare volontari, che divenne ispettore per i volontari, carica che tenne  fino alla fine della guerra, con comando a Torre Picenardi presso Cremona, comando che, in seguito all’evolversi degli eventi bellici, si trasferì a Milano e, infine a Bergamo. Catturato dagli americani, ed internato nel campo di prigionia di Coltano presso Pisa, Mannelli venne rilasciato e morì a Roma negli anni settanta dello scorso secolo. La sua carriera militare gli aveva fatto conseguire tre Medaglie d’Argento al Valor Militare, sei Croci di Guerra e diverse onorificenze spagnole. Un altro personaggio quasi nostro paesano, di cui si conosce poco e che ebbe, invece, una vasta influenza nella costituzione di uno dei reparti più discussi della Repubblica di Mussolini.

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