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Nello Alessandrini, un “Padre d’arte” empolese – di Paolo Santini

NelloAlessandriniDegli Alessandrini  pittori empolesi è facile ricordare Renato, straordinario artista celebrato in diversi musei fra i più importanti del mondo. La fama del figlio però ha oscurato la bravura del padre, Nello. Di lui ci piace ricordare la nitida rappresentazione degli scorci paesaggistici empolesi (Case sull’Arno, olio del 1949), le ambientazioni, quel non so che di indefinito, di sfuggente, di animato eppure evanescente, le sensazioni suscitate dalle sue opere. Uomo maturo della prima metà del Novecento, proiettato però verso il futuro, segnato dalla guerra. “ Fra le immagini selezionate dalla mia memoria, c’è nitida e ferma quella di Nello Alessandrini, una figura d‘uomo la cui gentilezza d’animo nel mio ricordo è pari all’integrità dell’artista, che vedo configurato in tutt’uno con i colori , le luci, la poesia di quel paesaggio toscano, che per lui ha rappresentato non solo una fonte di ispirazione ma un vincolo segreto, sprigionatore di una invidiabile condizione di vita. Questo del resto è accaduto ad altri pittori toscani, che in certi casi ci appaiono addirittura quasi più figli di questo paesaggio che della loro madre. Molto tempo è passato, eppure di Nello Alessandrini ricordo ancora la voce, il preciso ragionare pacato della sua mente, ricercatrice affabile e paziente di quell’ordine che la natura ha con tanta semplicità impresso al paesaggio toscano”. È un grande giornalista e scrittore, uno dei più grandi del Novecento, Arturo Tofanelli, che ci parla di Nello Alessandrini in questi termini. “Più di una volta davanti a questo paesaggio dormente in una quiete crepuscolare ancora allarmata dalla luce del giorno appena finito, – affermava Tofanelli riferendosi ad un quadro che possedeva –   mi sono chiesto che cos’è a dargli la capacità di resistere all’opera demolitrice del tempo. Poi mi sono accorto che è la sua forza interiore, un preciso ordine morale oltre che cromatico a dargli vita. Il pittore era riuscito a trasferirsi nella propria creazione, con quella sincerità e quella verità che sono sempre il coefficiente più valido dell’opera d’arte”.

Paolo Santini.

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