Vista interna di uno dei due baluardi del lato meridionale delle mura. Questo torrione è…
Il tamburello, le sue squadre e i suoi campioni fra Empoli e Bassa – di Paolo Santini
Carlo Bagnoli da Bassa ci ha fatto fare l’abitudine alle emozioni forti. Ci ha raccontato la guerra, e gli eroi dimenticati di quella guerra, con due bei libri. Adesso un terzo sta per uscire in libreria, ed ho avuto l’onore di scriverne la prefazione; questa volta ci racconta un gioco straordinario eppure, da queste parti dove ebbe tanta fortuna, dimenticato: il tamburello. Ripercorriamola brevemente questa storia, in attesa del libro.
In principio fu il bracciale, un gioco praticato fin dal Medioevo, ideato da nobili per tenersi in forma. Celebri alcune partite divenute nel tempo memorabili nella Firenze di Lorenzo il Magnifico. Nel Rinascimento fra i giochi più praticati c’era anche la “palla con la paletta”, antenata del tamburello. Nel tempo l’attrezzo si è modificato fino a divenire un telaio di legno su cui era tesa una pelle animale. Ma è intorno alla metà dell’Ottocento che il tamburello inizia la sua storia agonistica. Nel 1910 fu creato l’”Ente per l’organizzazione di tutti gli sport italiani che si occupano del Pallone”. Da tale ente, con successive trasformazioni, prese vita, nel 1927, l’attuale Federazione Tamburello, inserita dal 1929 nell’Opera Nazionale Dopolavoro, con la motivazione che il tamburello, tipico gioco italiano, sarebbe stato – sono parole del segretario del Pnf Augusto Turati – fra le discipline che avrebbero dovuto “tendere non tanto alla creazione del Campione per schierarlo nelle competizioni internazionali, bensì a contribuire al miglioramento etico e morale della razza”. Lo sport del tamburello conosce dunque la sua grande stagione di sviluppo e si diffonde capillarmente dalle città fino alle piccole frazioni, negli anni Venti e Trenta del Novecento. Complice la spinta che il Regime fascista fornì all’esaltazione del gioco, considerato esempio autoctono di pratica sportiva da contrapporre all’anglosassone football, il tamburello conobbe anni di fulgore e vide sorgere un po’ ovunque nuove squadre, che lottavano per accaparrarsi i giocatori migliori, come stava ormai avvenendo proprio per il calcio. Ciò avvenne anche a Bassa.
Il primo campionato nazionale invece, era stato disputato nel 1896, vinto dall’Udinese. La prima squadra toscana a vincere lo “scudetto” fu il Petrarca Arezzo, nel 1901; poi, per veder tornare il tricolore in Toscana si dovrà attendere il 1922, con il Pisa, che bisserà il titolo l’anno seguente, e, per lavare l’onta dei pisani vincitori, finalmente anche a Firenze, dove nel frattempo era stata allestita una squadra competitiva, ecco giungere il titolo nazionale nel 1924. Ma la grande sorpresa arriva nel 1931, anno in cui sarà l’Empolese Tamburello a vincere il campionato assoluto di serie A, riconfermandosi campione d’Italia anche nell’anno successivo. Ebbene si, anche a Empoli si erano dati da fare e un bel gruppo di sportivi capitanati da Carlo Rigatti (successivamente, a cavallo degli anni Quaranta e Cinquanta, indimenticato presidente dell’Empoli Calcio per nove stagioni) aveva allestito una squadra straordinaria, in grado di competere con le grandi delle città più blasonate. A Empoli si giocava prima a ridosso delle mura in via Roma, poi sul campaccio (in piazza della Vittoria), infine sul Piaggione (nell’area dell’attuale palazzo delle Esposizioni). Arriveranno nella cittadina empolese giocatori dai luoghi dove più forte era la tradizione del tamburello, nel nord Italia, giocatori come Zago, Toffoli e Barlottini.
In riva all’Arno comunque con il gioco non si scherzava, ed i primi allori giungeranno anche con le forti squadre bassesi proprio negli anni Trenta, con i tornei disputati a Roma ed i piazzamenti dietro le società più forti dell’epoca. A Bassa si giocava lungo l’Arno, ma dal 1926 fu realizzato un autentico campo, – tuttora esistente – vicino alla strada principale, in un terreno donato dal proprietario della fattoria di Colle Alberti, il dottor Simonetta. I semi erano stati gettati, e daranno i loro preziosi frutti qualche anno dopo. Il trentennio d’oro, dal 1970 al 2000, darà ai bassesi grandi soddisfazioni e anche qualche cocente delusione, com’è giusto che sia in ogni sport che si rispetti. Il Bassa otterrà tanti prestigiosi piazzamenti, vincerà due campionati di serie C e, nel 1979, arriverà in bacheca una coppa fra le più ambite, il campionato nazionale assoluto di serie B. Un successo straordinario, che vide primeggiare la squadra bassese composta da Luciano Trere, Paolo Montresor, Vladimiro Poggi, Vaiano Vitale, Tino Rossetti, Fabio Maccanti. Ma l’artefice dello sviluppo agonistico dei giocatori di tamburello in quel di Bassa era stato senza dubbio “Ginetto”, al secolo Gino Brachetti, grande giocatore giunto direttamente dal quartiere fiorentino di San Frediano e memore della battaglie sportive nella città gigliata. Che storie dietro a quella palla!
Paolo Santini
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