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Il Pervitin tra le truppe tedesche: finalmente uno studio serio – Claudio Biscarini

L’avevo supposto diverse volte. L’avevo anche scritto diverse volte ma oggi, un autorevole storico, ha dato forza alle mie impressioni.


 

di Claudio Biscarini

 

 


Per i tipi della Rizzoli è uscito un volume dal titolo Tossici. L’arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista di Norman Ohler. L’autore ha svolto un’ accuratissima ricerca negli archivi, specialmente tedeschi, e ha scoperto  quello che, ripeto, avevo sempre sospettato: nella Wehrmacht , ovvero nell’esercito e nella Luftwaffe, si fece largo uso di pasticche di Pervitin , una delle prime metanfetamine scoperte.

Una droga in sostanza che alterava i sensi dei soldati. Spariva il sonno, la fame, la stanchezza e si poteva combattere anche per giorni e settimane senza problemi. I primi a farne le spese furono i francesi nel 1940 e poi, a seguire, tutti gli altri popoli attaccati dai tedeschi. L’uso massiccio di Pervitin venne utilizzato durante le campagne vittoriose del Terzo Reich, ma rimase anche quando la fortuna voltò le spalle alle truppe di Hitler. C’erano effetti collaterali? Certamente, e anche gravi.

 

Nonostante ciò, il comando tedesco continuò a rifornire fino all’ultimo giorno le sue unità di queste pillole. Una testimonianza di un aiutante di Sanità militare, riportata nel libro, ci apre uno scenario terrificante rispetto alle stragi di civili compiute anche in Italia. Il soldato disse che il Pervitin teneva svegli, rendeva spietati e che uno degli effetti collaterali erano i nervi sovraeccitati. Come non collegare queste parole ad alcune testimonianze, anche raccolte nel Padule di Fucecchio, dove i superstiti delle stragi avevano notato come alcuni militari tedeschi apparissero sovraeccitati? Come non collegare l’uso di questi farmaci ad episodi estremamente crudeli, come l’uccisione di piccoli bambini a colpi di calcio di fucile?

Anche la lunga resistenza opposta dai tedeschi lungo lo Stivale, alla luce dello studio di Ohler, assume una valenza diversa. Certamente l’addestramento del soldato tedesco, superiore a quello degli altri soldati in lotta, era un fattore importante ma non serve a spiegare come molti reparti rimanessero ininterrottamente in linea per giorni, se non per mesi, quasi senza riposo e conservando un’aggressività perlomeno sospetta.

Credo che lo studio di Norman Ohler sia stato una importante pedina che mancava nella storia della seconda guerra mondiale, dove le ricerche in questo campo, sono piuttosto rare.

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