Skip to content

Il Guadagnoli e il ciuco…

…o in Empoli volar pel Corpus Domini….

Ce l’hanno detto e ridetto, fin da piccini, rompendoci le palle, a noi studenterelli di pochi anni, al fine di farci studiare di più, per non diventare ciuchi o somari raglianti e, ancor di più: volanti.

Volo-del-ciuco-Guadagnoli

Ma chi se l’ era inventati questi due endecasillabi minatòri? Un precettore, o dir si voglia, maestro e professore, chi sennò? Gente di scuola, disperata all’insegnare, a ragazzetti mezzi scemi non chè ad altro interessati. I cui padri e madri, in cambio d’un pecorone o du’ capponi, gli affidassero per avventura i destini intellettuali de’ figlioli. Sentite, nel contesto, cosa ne pensava lui:

Altri s’alzan tardissimo dal letto,

A scuola vanno quando lor salta l’estro,

Non studian mai per non guastarsi il petto,

E poi pretenderebber che il maestro

Per un pecoro, o un paro di capponi

Diventar gli facesse Salomoni!

China o febbre, un Dottor di Medicina

Diceva ai suoi malati all’ospedale;

China o febbre, figliuoli, o febbre o china.

Lo stesso io dico a tutti in generale:

O studiar con impegno ed esser uomini,

O in Empoli volar pel Corpus domini.

Da che fo di ragazzi il Precettore,

Povero me! non mi si riconosce:

Avevo un par di gote da fattore,

E adesso eccole qui, son flosce flosce;

Ho poi due gambe che appena sto ritto,

Talchè rassembro una mummia d’Egitto,

Ma quantunque mi logori il polmone,

E venga ogni dì più pallido e scarno,

Ho forse a darmi alla disperazione?

M’ho da gettare dalle spallette d’Arno!

Intanto nòto, a far contento il Lastraioli, che dice giusto l’Antonio Guadagnoli: – “in” Empoli – : non “ad” Empoli – come si dice, bestemmiando di brutto, fra i nuovi arrivati, puranco i più dòtti. Il che ne denota una certa sensibilità da non disprezzarsi. Ma non venne mai da noi, il Precettore sputasentenze. Operò fra scuole di Pisa o d’Arezzo, in dove nacque, nel finire del ‘700. Fu di idee liberali e arrivò a ricoprire cariche pubbliche, come quando si trovò eletto Gonfaloniere d’Arezzo. Ma per lo più passò il tempo a insegnar cultura a ragazzi ricchi e svogliati, con le conseguenze che leggiamo nelle sue poesie. Scritte, fra lo scherzo e le cose serie.
Di tutti i suoi versi è sopravvissuto solo quello con il nostro ciuchino.

Per il resto: nulla.

Questo articolo ha 0 commenti

Lascia un commento

Torna su