Una bella cartolina viaggiata 1910 scattata in Piazza dei Leoni, con la Fontana del Pampaloni e le tre Naiadi…
Il Convento e la Chiesa dei Cappuccini – Paolo Santini
Può capitare che un giorno, complice un trekking urbano inconsueto dal sapore vagamente gotico organizzato per contrasto in una bella giornata in piena primavera, entriate, come abbiamo fatto noi, nel cimitero monumentale dei Cappuccini alle porte di Empoli. Vi si arriva facilmente a piedi dal centro cittadino, prendendo la via omonima e percorrendola in direzione Corniola per alcune centinaia di metri; oltrepassato di poco il cavalcavia della superstrada, sulla destra, in corrispondenza del prospetto tergale del cimitero di Sant’Andrea si staglia la mole del complesso cappuccino con un altrettanto monumentale ingresso. È un luogo particolare, misterioso a tratti; una cosa è sicura, se vi entrate una volta, tornerete a visitarlo.
Il convento e la chiesa, col titolo di San Giovanni Battista in Pantaneto, furono eretti in un breve arco di tempo a partire dal 1608 grazie alla munificenza di alcuni ricchi cittadini guidati dal mercante Giovanni Giomi, assistito poi dal figlio Alessandro. Lo stemma lapideo dei Giomi orna tuttora la sobria facciata a capanna che presenta le insegne del granduca Cosimo II, sotto la cui personale protezione fu posta la nuova chiesa. I cappuccini, al pari degli altri ordini mendicanti, furono costretti ad insediarsi fuori dalle mura del castello empolese, in uno dei luoghi più disagiati e malsani, il Padule o Pantaneto. Recentemente restaurata, la facciata della chiesa dei Cappuccini, da riferire all’inizio del Seicento nella sua struttura essenziale, è caratterizzata dalla presenza dei due loggiati laterali che si debbono a un intervento di fine Ottocento realizzato per edificare le cappelle di sepoltura di numerose importanti famiglie empolesi. La chiesa si presenta ad una sola navata; all’esterno, prima di entrare, la lapide che ricorda la sepoltura di Lorenzo Neri, patriota e letterato; al suo interno si trovano varie lapidi funebri tra cui quella del ricco mercante empolese Mariano Bini (+1855) e sei altari lignei incassati entro profonde cappelle in cui si conservano in gran parte le tele originali. Tra tutte le pitture qui conservate spicca la grande tela posta nel prospetto lapideo dell’altar maggiore, raffigurante la ‘Crocifissione tra i Santi Francesco, Leonardo, Giovanni Evangelista e Giovanni Battista‘. È una tra le rare opere firmate e datate (1619), dipinta da Francesco Ligozzi, figlio del più noto Jacopo. La comunità religiosa dei cappuccini fu soppressa come molte altre dopo l’entrata in vigore della legge Siccardi e l’immobile divenne di proprietà demaniale. Fino al 1888, data di edificazione del cimitero della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia sull’altro lato di via Salaiola, il complesso monumentale dei cappuccini era l’unico luogo di sepoltura. Si accede al cimitero anche da uno loggiati posti a lato della chiesa, ma l’ingresso principale si affaccia sull’antica via salaiola.
I monumenti funerari hanno trasformato il complesso dei cappuccini in un cimitero monumentale sviluppatosi quindi nelle aree contigue fino ad occupare completamente ogni spazio interno. Nel cimitero dei Cappuccini trovano posto numerose cappelle gentilizie, ricavate all’interno del porticato a pilastri (da notare le neorinascimentali Del Vivo e Vannucci e la neogotica Pagliai), o liberamente erette nello spazio centrale del chiostro, appositamente organizzato in settori. Nel tentativo di rendere eterna la memoria delle famiglie committenti, i ventiquattro sepolcreti costituiscono un interessante campionario di architettura che spesso si richiama a stili del passato. Da segnalare le tombe Castellani: in stile assiro-babilonese quella di Guido (1910), neoimperiale quella di Bianca (1919) e neorinascimentale quella di Claudio (1962). Più recenti risultano il tempio neoromanico dei Cerbioni (1965) e quello neoellenico degli Zani (1969). Perfettamente rispondenti all’architettura della propria epoca sono invece la bella tomba liberty della famiglia Maioli, quella razionalista dei Matteucci e, altrettanto apprezzabile, quella dei Lensi. E girovagando all’interno del cimitero, con le tante sepolture di persone famose, convivono le tombe di tante persone comuni che hanno scelto questo luogo per il riposo eterno.
Paolo Santini
Testo della lapide:
“D.O.M. Divoque Ioanni Baptistae Ecclesia hanc dicavit candori maurus, praecursori cursius, antesignano episcopus, uterque praesul, ille redimendorum, hic redemptorum, hic cultui, ille offertur colendus, IV idus octobris MDCLXX”. Questa straordinaria epigrafe accoglie il visitatore curioso, posta com’è sopra l’arco d’ingresso della chiesa dei Cappuccini, seminascosta dal loggiato e visibile soltanto appena varcato l’ingresso del porticato. Aldilà dell’intestazione scontata a Dio Ottimo Massimo e al San Giovanni Battista, fu decifrata nel suo significato più pieno, trattandosi di una sorta di indovinello per interpretare il quale non è corretto fermarsi alla traduzione letterale, dal grande Vittorio Fabiani, che da par suo sciolse l’enigma seicentesco ai primi del Novecento. Ci voleva un epigrafista insuperato, profondamente cristiano e tuttavia feroce critico dei preti, per capire il senso di quei versi.
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Pace e bene iscrizione newsletter riapertura conventi chiusi pp cappuccini provincia toscana e frati cappuccini addormentati nel Signore!per quanto riguarda l’articolo mi piace perché fa vedere tutto al positivo semplici immagini lasciamo i conventi cappuccini in africa e riapriamo i conventi chiusi mettendoci i missionari,dove due o più sono in questi conventi ivi sono in mezzo a loro,a empoli ci sono gifra e terzo ordine.