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Claudio Biscarini: Un oscuro omicidio nella Empoli del dopoguerra.

Spesso, i fatti di cronaca ci riportano di alcuni delitti a cui non si riesce a dare né il movente preciso né si riesce ad assicurare alla giustizia, nonostante il forte impegno degli investigatori e la dovizia di mezzi messa in campo, gli autori. Ciò contraddice il detto che “il delitto perfetto non esiste”.

Uno di questi delitti venne narrato all’opinione pubblica il giovedì 23 novembre 1944 dal quotidiano La Nazione del Popolo, organo del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Si era a pochi mesi dalla liberazione della nostra zona ma, evidentemente, non tutte le armi in circolazione erano state rastrellate e bande di ladri e briganti non avevano difficoltà a reperirle.

Villa Comparini a Monteboro
Villa Comparini a Monteboro

 

L’articolo del giornale informava che, a Monteboro nella villa del signor Giovanni Comparini, fu Emilio cinquantaseienne, si erano introdotti notte tempo, passando da una finestra ai piani inferiori, quattro sconosciuti armati di mitra e pistole automatiche i quali aprivano il fuoco uccidendo il proprietario e ferendo la di lui consorte signora Emma Del Vivo di 52 anni. L’articolo terminava con questa annotazione: I carabinieri della Tenenza di Empoli, hanno iniziato subito attivissime indagini per rintracciare i quattro delinquenti, che si crede siano penetrati nella villa a scopo di rapina.

Un movente ben preciso, dunque, e del tutto “venale” se, della faccenda non si fosse occupato anche il Governo Militare Alleato nella persona del capitano Robertson ufficiale addetto alla pubblica sicurezza. Nel suo rapporto del 25 novembre 1944, due giorni dopo l’articolo della Nazione del Popolo, l’inglese scriveva che i Carabinieri Reali stavano controllando il territorio in maniera soddisfacente a parte la difficoltà di individuare un gruppo di uomini su cui pendevano i sospetti di due o tre casi di furto nella zona di Empoli. Robertson continuava: Questi uomini, di solito in numero di quattro, con maschere e muniti di armi, si introducevano a buio in case isolate per chiedere soldi. In una frazione di Empoli, alle 7 della sera del 19 novembre 1944, quattro uomini mascherati, uno armato con fucile automatico, gli altri con pistole, sono penetrati nella casa di un membro del Partito Fascista. L’uomo con il fucile automatico ha sparato diversi colpi, uccidendo il padrone della casa e ferendo sua moglie. La figlia dell’uomo ucciso, che si era precipitata dai piani superiori quando aveva visto gli intrusi, udiva il padre dire, prima che gli sparassero “Non sono fascista, non sono un repubblicano”. Gli agenti della Pubblica Sicurezza di Empoli assistono i Carabinieri nella loro indagine su questo delitto e il Comando della Legione di Firenze a mandato in zona un ufficiale specializzato nelle investigazioni.[1]

Quello che si legge in questo documento ribalta, in parte, quanto affermato dal quotidiano: non omicidio a scopo di rapina ma omicidio politico anche se il Comparini non aveva, sembra, aderito al nuovo Partito Fascista Repubblicano. Anche le modalità dell’assassinio, con l’assassinato che urla la sua innocenza probabilmente in risposta a una “condanna” che gli era stata comunicata dagli uomini armati, fa pensare che i soldi non fossero lo scopo dei quattro malviventi.

Nonostante l’impiego di uomini, anche specializzati, e mezzi, non certo da confrontare con quelli odierni, gli assassini non vennero mai scovati e anche il delitto Comparini va a integrare la lunga lista degli irrisolti.

Claudio Biscarini

 


[1] Allied Occupation and Operational Headquarters, WWII, ACC Italy, Provincial Reports, Florence, Record Group 331,National Archives & Records Administration,Washington.

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