DOSSIER “PRIMO MARZO” “Le guardie regie in péntola lo fanno il brodo giallo, carabinieri in…
23 settembre 1943 – 23 settembre 2013: morte di un Eroe – di Claudio Biscarini
Mercoledì 22 settembre 1943 tutto sembrava tranquillo nella piccola località di Torrimpietra, a 30 chilometri da Roma. Da 14 giorni l’Italia non era più alleata della Germania di Hitler, le Forze Armate si erano sbandate, il re e il Governo si erano rifugiati a Brindisi e Mussolini, liberato dal Gran Sasso, dopo aver notificato che si sarebbe rimesso alla testa di un nuovo stato repubblicano, stava per presiedere, sei giorni dopo, il primo consiglio dei suoi ministri raccattati qui e là di quella che ancora non si chiamava Repubblica Sociale Italiana. Solo baluardo contro il furore dei tedeschi, che avevano occupato il territorio nazionale, le Stazioni e i comandi dei Reali Carabinieri dell’Arma Territoriale, rimasti in servizio per i compiti d’istituto e la difesa delle popolazioni.
Quel giorno, una squadra di Fallschirmjᾅger del Pionier-Bataillon della 2. Fallschirm-Jᾅger-Division, stava rovistando nei locali della ex casermetta della Regia Guardia di Finanza, comandata dal maresciallo Passante, posta nella Torre della località di Palidoro. In tutte le ricostruzioni di quei giorni, si parla della presenza in zona di SS o, addirittura, di Waffen SS. In realtà, la sola unità di Waffen SS presente sul territorio italiano continentale era la 1. SS Panzer-Grenadier-Division Leibstandarte Adolf Hitler, e si trovava molto più a nord di Roma. Il settore di fronte a mare da Civitavecchia a Roma, era stato, invece, messo sotto il controllo del Pionier-Bataillon citato, agli ordini dell’Hauptmann Siegfried Gerstner dal 16 febbraio 1943 fino al 7 gennaio 1944 . Il Battaglione era formato da un comando, da 4 compagnie e una colonna.
Introdottisi nella casermetta, i genieri paracadutisti si misero a frugare ovunque e sfortuna volle che uno di essi facesse scoppiare una bomba rimasta incustodita. I morti furono, a seconda delle fonti, uno o due. Pare che l’ordigno fosse una bomba artigianale, confezionata da pescatori di frodo e trovata dalla Regia Guardia di Finanza.
La reazione tedesca non si fece attendere. Un sidecar arrivò nella piazzetta della località Torrimpietra, dove aveva sede la Stazione dei Reali Carabinieri. Secondo il colonnello Federico Simo, nella caserma erano presenti: il Comandante di Stazione, maresciallo Alfonso Monteforte, il Brigadiere Sisimio Fundoni, Il Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto e i Reali Carabinieri Giuseppe De Luca, Salvatore Schembari, Giovanni Di Gati, Caburro, Pettinari, Tempobono, Pertecchia, Dattali e Sodano.
Il Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto era nato nel rione Antignano, via San Gennaro, Villa Alba a Napoli il 15 ottobre 1920, primo di 4 fratelli. Dopo aver fatto il Liceo, si arruolò nell’Arma il 15 agosto 1939. Il 23 novembre 1940 era in Africa settentrionale con la 608a Sezione Mobilitata. Rimasto ferito a una gamba e, in seguito, colpito da malaria, venne rimpatriato e inviato alla Scuola Sottufficiali a Firenze il 13 settembre 1942 da dove uscì Vice Brigadiere il 15 dicembre 1943. Una settimana dopo era in forza alla Stazione RR.CC. di Torrimpietra.
Non è ancora ben chiaro com’è che il sottufficiale, a un certo punto, rimase solo nella caserma. Fatto sta che i tedeschi gli ingiunsero di trovare i colpevoli di quello che, per essi, era un attentato. Tempo concesso: un giorno. Da subito, il Carabiniere dichiarò che nessuno dei civili del posto aveva commesso l’attacco e che lo scoppio era stato un tragico incidente, ma invano. Il giorno dopo, giovedì 23 settembre 1943, S.Lino Papa, equinozio d’autunno, Alessandro Pavolini, Segretario del PFR e Ministro, a Villa Wolkonsky, sede dell’Ambasciata tedesca a Roma, presiedeva il primo consiglio dei ministri dello Stato Nazionale Repubblicano d’Italia dalle 14,00 alle 15,30 mentre, a Torrimpietra, il Vice Brigadiere dei Reali Carabinieri D’Acquisto affrontava, in camicia, i tedeschi. Interrogato da un certo Feldwebel Wemgamen, picchiato, il sottufficiale negò ancora che gli abitanti di Torrimpietra avessero fatto un’azione come quella che i tedeschi credevano ci fosse stata. Egli venne trasportato, assieme a 22 ostaggi che i tedeschi avevano rastrellato, sul luogo del presunto attentato del giorno prima. Agli ostaggi venne ordinato di scavare una fossa. Agli ostaggi, fu unito anche il Carabiniere. Mancavano anche gli attrezzi da scavo, e i tedeschi ingiunsero al militare di scavare con le mani:. Ad un certo punto, i civili notarono che il Vice Brigadiere si era avvicinato al comandante tedesco e parlava. Si è sempre detto che si trattasse di un non meglio specificato “maggiore” e potrebbe essersi trattato del Gerstner stesso. Poi, gli ostaggi furono fatti uscire dalla fossa: “Raus,raus, schnell!”. L’ultimo a d andarsene, ebbe il tempo di vedere il Vice Brigadiere dei Reali Carabinieri Salvo D’Acquisto solo nello scavo, udire un grido “Viva l’Italia” e una raffica di mitra, seguita dal colpo di grazia. Era poco più tardi del mezzogiorno di quel lontano giovedì. Che cosa era accaduto? In quell’ultimo colloquio, il Carabiniere si era auto accusato di essere lui l’attentatore e aveva detto al tedesco, che ben avrà compreso la reale situazione, di lasciare liberi gli ostaggi. Un Soldato di 23 anni che, onorando la sua uniforme che contava già 129 anni di vita, si contrapponeva a un altro che stava per disonorare la sua con un assassinio.
La sera del 23 settembre 1943, Wanda Baglioni, una giovane del posto, venne apostrofata con queste parole da un tedesco: “Il vostro brigadiere è morto da eroe. Impassibile, egli si è assunta intera la responsabilità del fatto per salvare la vita ai civili.”
La salma di Salvo D’Acquisto rimase nella fossa scavata dagli ostaggi fino al 12 ottobre 1943. Pare che né il parroco del posto né gli ostaggi salvati si siano dati da fare per darle una degna sepoltura, ma solo alcune donne del luogo. Il Vice Brigadiere venne sepolto nel cimitero di Palidoro da dove, con tutti gli onori, venne esumato e trasportato nella Basilica di Santa Chiara a Napoli l’8 giugno 1947. Egli è decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare con questa motivazione: «Esempio luminoso d’altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme a 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così — da solo — impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma.»
Claudio Biscarini
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