alla ricerca del “piato d’inopia”…
Ci capita, spesso e volentieri, nel pubblicare gli articoli che Giuliano ci manda, d’incappare in qualche termine desueto, per non dire misterioso e oscuro, che vi affiora, messo lì, può essere, a tradimento, per metterci alla prova di comprensione.
Ma siamo, vivailsignore, curiosi, e con la voglia e la buona volontà d’imparare. Ma questa volta è stata dura: “piato d’inopia“… ma che vuol dire?
Ci siamo divisi il lavoro: dal Lazzeri al Chiarugi, dal Pogni al Figlinesi, lo zibaldone a tutto tondo di ricordi empolesi di recente acquisito in formato digitale e che abbiamo ereditato dal grande Mario Bini, che per primo si sobbarcò la trascrizione dall’originale. Paolo il resto del mondo, a partire dalla Crusca, di sponda con i libri antichi resi disponibili dalla pazienza dei canadesi e degli americani (googlebook e compagnia), per perdersi ad libitum nell’immenso mare del web, dove confondersi e sbagliar strada è tutt’uno.