Origini e storia del celebre Teatro Salvini di Empoli, lo sviluppo urbano e architettonico di un'istituzione secolare e la sua lenta agonia.
il Giro delle sette chiese a Empoli – di Roberto Doc Taviani
di Roberto Doc Taviani
Si, proprio oggi di Giovedì Santo, si faceva il Giro delle sette chiese.
Era una festa. Le chiese erano tutte agghindate. Fiori, nastri, tutte tirate a lucido con l’olio de’ gomiti delle “piedonne”.
Non importava quali…bastava fossero sette.
A Empoli andava abbastanza bene…c’era la Collegiata, la Madonna di fòri, le Giuseppine, la chiesina di Piazzetta (Garibaldi), le Benedettine, la Cappellina dell’Ospedale.. e siamo a sei.
Da bambino ricordo che la chieda delle Domenicane non era stata ancora ricostruita.
Per chi non voleva andare un po’ in periferia, (a Santa Maria o agli Scolopi), almeno una si doveva visitare du’ vorte.
Era ammesso dal regolamento.
Quarche preghiera, ma noi ragazzetti se ne faceva anche a meno, calca, pesticcio.
C’era anche chi la chiamava la visita a “sepolcri”, ma sembra fosse un termine sbagliato.
E poi la stessa sera…sacro e profano…c’era la visita alle “Macellerie”, tutte agghindate anche loro, coi vitelli più grassi esposti squartati.
Alla più bella (delle macellerie) una apposita giuria dava anche i’ premio….E poi..legavano le campane….
Come non ricordarmi del “Monastero delle Benedettine e villa Pini“.
Il complesso delle “Benedettine” non so se avesse un valore artistico, architettonico, ma ne aveva eccome di fascino.
Bella la chiesina, ci si andava per la visita delle sette chiese, e poi il “convento”, solo pochi eletti si diceva potessero accederci: il dottore e il veterinario perchè avevano il maiale che andana tenuto di conto, e pochi selezionati fornitori.
Vicino alla chiesa c’era una grata, dalla quale… la monaca di turno comunicava col mondo esterno.
E poi una ruota, tipo quella dei trovatelli, attraverso la quale le nostre nonne mettevano i vestiti da rammendare.
Erano abilissime…però i pantaloni da uomo non li rammendavano…c’era stato i’ diavolo !
E poi la Villa anche lei aveva il suo fascino. C’era l’orto, l’ortolano… ricordo di aver storto i’ naso e di esserci rimasto male quando la rasero a terra per farci edifici “moderni”…
Appunto le Benedettine avevano l’orto, il maiale e forse altri animali da cortile… ‘un potevano mica uscire pe’ andà a fa la spesa.
La mi’ nonna forse quando portava qualcosa a rammendare, lo venne a sapere e lo disse a i’ mi’ babbo.
C’aveva un ingrosso di frutta e i “capirotti” erano all’ordine del giorno.
Si chiamavano così i frutti un po’ deteriorati, magari battuti durante il trasporto. (spesso passava qualcuno da magazzino e chiedeva…la guerra era passata da poco, all’operaio.. ce ne sono capirotti ? in genere gliene dava una fogliata. Ricordo un giorno…Capirotti ? e i’ “Morino”….”All’Ospedale” ).
Tornando alle Benedettine, la mi nonna disse loro…vi farebbero comodo, pe’ i’ maiale un po’ di capirotti. Mica c’erano i mangimi a que’ tempi. E cosi ogni tanto partiva l’uomo di magazzino co’ i triciclo carico di… appunto capirotti, destinazione benedettine.
Ed era uno di quelli che s’era aggiudicato l’ingresso in clausura.
Poi si venne a sapere che non solo li davano a i’ maiale, ma ci facevano anche marmellate e sciroppie e a volte ce le regalavano anche.
Anda e rianda ! com’erano bone !
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