Un libercolo rosso di 9 centimetri per 14, di 136 paginette. Non era mica il “libretto rosso di Mao” o la famosa “agenda di Andreotti”. Era più semplicemente quella che nonno Gigi chiamava la “Libretta”.
Il chiavistello del Mangiadori…
L’ultima escursione samminiatese (finita in amicizia e con salame e formaggio di pecora), ha riportato alla ribalta il famoso chiavistello, oggetto di diatribe e litigi in passato fra noi empolesi e gli amici dell’alto colle. In effetti se ne era perse le tracce da anni e, avendo promesso la restituzione, almeno in immagine, ci siamo dati da fare…
Sparito l’oggettone dal muro di facciata di Palazzo Pretorio ai tempi del Maire Busoni, all’epoca che a Empoli si parlava con l'”r” moscia e franzese, nel primo decennio dell’800, fu ritrovato dal proposto Bucchi in soffitta di casa sua, posta alla confluenza di via dei Neri e di via Leonardo da Vinci. Fu fatto ritrarre, prima che sparisse per sempre, da professore di disegno, tale prof. Bini, e inserito nella Guida d’Empoli, nella proporzione 1 a 9 dell’originale. Calcoli fatti, il misterioso ferramento doveva misurare un’ottantina di centimetri. Abbiam provato a ricostruire il chiavaccione, sperando di non aver dato troppo di fuori…
Resta in ultimo da dire che l’Ippolito nostro, esagerando le cose, scrisse nella Presa di Saminiato che il Cantino Cantini (che sembra si chiamasse Giovanni) lo estirpò dalla Porta d’Empoli (di cui si è persa memoria). Ci pare più vicino alla storia che fosse preso da un portone civile, non da porta di castello. Ma per la verità non ne siamo sicuri.
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