Visuale errata, la mia, che ha sorretto alcuno dei miei trascorsi compitini teoretici, od almeno ciò che ha avuto attinenza a quegli scabrosi temi che, seppure in modo indiretto, si sono rapportati a qualche mio impegno timidamente proteso alla valutazione, ma non certo alla soluzione, di taluni dubbi esistenziali.
Tesi sull’ex Teatro Salvini ad Empoli – di Carlo Carraresi:
Sono lieto di pubblicare questa sintesi di Tesi ricevuta per gentile cortesia dal collega:
Carlo Carraresi Architetto
Tesi sull’ex Teatro Tommaso Salvini ad Empoli
discussa presso la Facoltà di Architettura di Firenze, 2003
INDICE
Introduzione
Il palazzo del teatro: una storia travagliata
Luigi De Cambray Digny ed il progetto di riqualificazione formale del teatro
Gli interventi urbanistici operati ad Empoli e nel Teatro Salvini in età fascista.
La seconda guerra mondiale e gli interventi di recupero, nell’area urbana di Piazza del popolo e del Teatro Salvini.
Le arcate del Teatro Salvini su via dei Neri
INTRODUZIONE
La città di Empoli conserva nel tessuto urbanistico e sociale la memoria di un’antica e gloriosa struttura teatrale, il Teatro Salvini, di cui oggi permane come segno fisico la presenza di una sala cinematografica (il Cinema “La Perla”) ricostruita sui ruderi del teatro distrutto dagli eventi bellici.
Il teatro distrutto era parte di un complesso edilizio variamente articolato, frutto di una serie di interventi succedutisi nell’arco di circa tre secoli; tale complesso, concepito per essere interamente dedicato all’arte, si trovò poi condotto da alterne vicende a mutare funzione e destinazione, rimanendo vocato all’attività di teatro solo il cuore della struttura, cioè la sala delle rappresentazioni. Fu proprio questa parte (che peraltro negli ultimi anni della sua esistenza aveva già perduto anche la funzione teatrale sostituita da quella cinematografica) che venne praticamenta rasa al suolo nel 1944. Sul vuoto da essa lasciato venne riedificato il Cinema La Perla, tuttora in attività, che pertanto si trova anch’esso a far parte di un più ampio complesso edilizio, oggi sede di alcuni uffici dell’Amministrazione Comunale che ne è divenuta proprietaria.
Elaborare un progetto di riqualificazione e restauro che investa la sala cinematografica, progetto promosso dall’Amministrazione Comunale, ha comportato dunque la necessità di aver riguardo all’intero complesso, vista la collocazione della sala, ed ha significato tener conto di una serie di fattori molteplici, non solo di ordine pratico ma anche storico-culturale. Quello che emerge infatti percorrendo la storia plurisecolare del Teatro Salvini è il segno forte che esso ha lasciato nella vita culturale della città ed il fatto che esso ha rappresentato per Empoli
una vera e propria istituzione. Senza dimenticare che esso è stato nella provincia fiorentina il primo esempio di struttura teatrale promossa da un’accademia (secondo una prassi poi diffusissima nel secolo successivo), ed anche il primo esempio di teatro a pianta ovoidale, mantenuta nella ristrutturazione ad opera del prestigioso architetto Luigi de Cambray Digny.
Proprio in questa ottica, come prima ipotesi progettuale è stata valutata la possibilità di restituire un teatro alla città. Tale ipotesi, che aveva incontrato il favore dell’Amministrazione comunale, promotrice dell’eventuale intervento, si è tuttavia rivelata impraticabile: dopo uno studio di fattibilità si è dovuta constatare l’impossibilità oggettiva di reperire gli spazi di servizio necessari ad una struttura teatrale.
E’ emersa però la possibilità di parziali accorpamenti, che potevano consentire, con una serie di interventi mirati, un utilizzo più ampio della sala cinematografica all’interno di una struttura opportunamente riqualificata.
Una valutazione dello stato di fatto, di cui si è ottenuto un quadro completo attraverso una campagna di rilievo dell’intero complesso edilizio, ha condotto alla scelta operativa di orientare l’intervento su due filoni complementari ma distinti. Da una parte, si è impostata una strategia di restauro indirizzata all’intero complesso, volta essenzialmente a rilevare la presenza di patologie di degrado, ad individuarne le cause e ad indicare gli interventi necessari per risolvere i fenomeni in atto. Dall’altra si è concretizzata una proposta progettuale specificamente mirata al riutilizzo della sala cinematografica: questo spazio è stato allestito come struttura polifunzionale attraverso una serie di interventi di ordine vario e con accorpamenti di vani adiacenti, e riqualificato allo scopo di far riemergere la forte connotazione storica di cui il luogo è portatore.
Tra le altre cose, oltre a ripristinare l’ordine dei palchi, riletti in chiave attuale, è stato possibile ricollocare l’ingresso alla sala sul fronte principale dell’edificio e restituire alla sala stessa antichi spazi di pertinenza. Tale nuova collocazione oltre ad essere più idonea alle nuove possibilità di utilizzo della sala in un’ottica di uso polifunzionale, stabilendo un collegamento più diretto con gli altri spazi del complesso edilizio, risulta anche più consona nel quadro di un discorso di tipo storico, in quanto ripristina, anche se solo in parte, la situazione in essere al momento dell’edificazione del nuovo complesso edilizio su Piazza del Littorio.
All’epoca infatti l’ingresso al teatro venne traslato dal fronte laterale al fronte principale sulla piazza; il teatro stesso comprendeva inoltre tutta una serie di vani accessori che successivamente gli vennero sottratti: alcuni di questi vani, attraverso il raffronto dei vari progetti che hanno interessato la struttura, sono risultati essere antiche permanenze storiche e il riposizionamento dell’ingresso ha consentito di valorizzarli e di riaccorparli alla sala cui originariamente afferivano.
Altre antiche preesistenze sono state individuate sul fronte laterale e sottolineate nel secondo accesso, riformulato come spazio aperto verso la città, come luogo di incontro e spunto iniziale per la rivitalizzazione di una delle più antiche vie cittadine.
Proprio in questa via, la storica Via dei Neri, nel seicentesco “stanzone delle commedie” era iniziata la vita del teatro di Empoli, su cui si è attuato l’intervento progettuale cercando di coniugare la duplice istanza di rispondere alle esigenze di un più ampio utilizzo da parte della collettività e di recuperare alla struttura il suo valore di memoria storica.
IL PALAZZO DEL TEATRO: UNA STORIA TRAVAGLIATA
Il teatro di Empoli; origine e vicende storiche.
La storia del teatro Salvini inizia nel 1691 quando il dottor Ippolito Neri ed il fratello Pietro, membri di una ricca famiglia empolese ed entrambi animati dalla passione per la letteratura ed il teatro, decidono di acquisire un grande locale e di adattarlo ad ambiente per rappresentazioni teatrali:
” Presero a livello un ampio ambiente adibito a stalla di casa Ticciati per trasformarlo in un bello stanzone per le commedie “ […] ” Ricordo come sotto di P.mo gennaio 1691 (1692) si prese a livello dal S. e. decano Giorgio, S. e. Dott. Sigismondo e S. e. Dott. Filippo Ticciati il loro stallone, che riesce in via del Pesco con pagargliene scudi 3 l’anno di canone e scudi 3 di laudemio, e gli si sono pagati, vedi in filza, o su nello scrigno le ricevute del S. e. decano Giorgio. Rogò il contratto Ser Franco di Lorenzo Checcacci d’Empoli.
Questo stallone si è già ridotto in un bello stanzone p. le commedie e vi ho speso fino ad ora scudi dugentocinquanta e vi è le scene nuove che mi costano più di scudi centotrenta et a volerlo finire vi va ancora molte centinaia di scudi; si è preso a terza linea qual comincia in Ippolito e Pietro Neri.[1]
La scelta di Ippolito e Pietro cadde precisamente su questo “stanzone” perché adiacente ad alcune case già di proprietà della famiglia Neri che davano sulla Via del Pesco (in alcune mappe indicata come Via del Pesce).
A questo punto, seguendo una prassi in uso all’epoca, fu quindi creata una “conversazione”, il cui impegno era dar vita al nuovo locale e che prese il nome di Accademia degli Impazienti. La ragione di questo nome deriva dall’esultanza e dalla gioia con cui fu accolta dai neo accademici la proposta dei fratelli Neri e dal gran desiderio di metterla subito in atto.
Questo modo di operare la conduzione di un teatro attraverso un’accademia era una prassi che in quel periodo in Toscana ebbe una grande diffusione, ma in questo caso la nascita del sodalizio fu forse ispirata all’esempio di Firenze, da dove le cose venivano sovente prese a modello dai piccoli centri; infatti la nascita dei due teatri fiorentini più noti all’epoca è legata alla presenza di altrettante accademie: l’Accademia degli Immobili, che costruì in legno il Teatro della Pergola trasformando nel 1652 un laboratorio dell’arte della lana, e l’Accademia degli Infuocati che prese in affitto una casa per farne un teatro, il quale prese il nome della via che lo ospitava e si chiamò Teatro del Cocomero, conosciuto oggi come Teatro Niccolini.
Dopo circa vent’anni, nel 1710, a seguito della morte del fratello Ippolito, Pietro Neri decide di mettere in vendita il teatro, al quale sono interessati alcuni soggetti che anni prima erano stati esclusi dall’Accademia degli Impazienti e che volevano dar vita ad una nuova “conversazione”, detta dei “Gelosi”, antagonista a quella degli Impazienti al fine di acquistare e condurre il locale. Il nome dato al nuovo cenacolo è di per sé sintomatico di quale fosse lo stato d’animo degli esclusi dalla prima accademia e di quanto essi facessero affidamento su questa nuova iniziativa per arrivare allo scopo che in un primo tempo non avevano potuto raggiungere. Ma Pietro Neri aveva riservato in caso di vendita il diritto di prelazione in favore dei vecchi accademici, il che di fatto escludeva gli altri dalla possibilità di poter acquistare il bene; un accordo fra le varie parti fu trovato quando nell’anno seguente, nel 1711, le due “conversazioni” si fusero dando così vita all’Accademia dei Gelosi Impazienti, alla quale Pietro Neri poté alienare la proprietà del teatro.
Gli anni seguenti furono un periodo di grande attività per l’accademia che però non ha lasciato testimonianza a riguardo; con il passare del tempo, il fervore e l’attività dei primi anni andarono affievolendosi fino a non dare più segni di vita se non nel 1751 quando l’accademia fu ripristinata. In questa occasione furono scelti ed innalzati al rango di accademici venti cittadini empolesi scelti fra le famiglie più rispettabili della città e furono realizzati alcuni lavori di riammodernamento del teatro.
Circa settant’anni più tardi, l’attività dell’accademia è ancora molto fervida tanto che, per far fronte alle nuove e sempre più onerose esigenze, gli accademici che già facevano parte di questa istituzione decisero, nel 1816, di associare alla loro accademia altri sedici soggetti, scelti sempre fra le famiglie più in vista della città. Questo allargamento fu dettato principalmente dal bisogno di fondi necessari per la costruzione del nuovo teatro il cui progetto era stato affidato all’Arch. Luigi De Cambray Digny, e che secondo le intenzioni della committenza prenderà il nome di Imperiale e Regio Teatro dell’Accademia dei Gelosi Impazienti.
Luigi De Cambray Digny ed il progetto di riqualificazione formale del teatro.
La realizzazione del teatro dei Gelosi Impazienti di Empoli del 1818 da parte di Luigi De Cambray Digny fu accolta con entusiasmo in quanto questi veniva già considerato un grande esperto di architetture teatrali ed aveva inoltre già raggiunto in questi anni grande notorietà nell’ambiente.
Nel 1818, anno della realizzazione del teatro, De Cambray Digny aveva 40 anni ed alle spalle diverse esperienze nella realizzazione di teatri, suoi sono infatti alcuni dei pareri forniti per il teatro di Volterra nel 1812 ed il restauro del Teatro della Piazza Vecchia di S. Maria Novella a Firenze concluso nel 1814.
Numerose erano anche le sue realizzazioni in ambito non teatrale, come la riduzione a private abitazioni dell’ex convento di S. Anna a Firenze del 1808, la trasformazione del Palazzo Sonnino in Via del Prato a Firenze sempre del 1808, inoltre i lavori nel 1813 alle cappelle di S. Luca, alla SS. Annunziata di Firenze e la ristrutturazione sempre del 1813 del giardino degli Orti Oricellari a Firenze seguito dal progetto per il giardino Torrigiani sempre a Firenze.
Ma l’opera che forse ha contribuito maggiormente ad accrescere la notorietà dell’Architetto Luigi De Cambray Digny è stata un’opera successiva al lavoro di Empoli: si tratta della realizzazione del Teatro Metastasio di Prato terminato nel 1830 dopo due anni di lavori, che stupì da subito per la soluzione, all’epoca molto ardita, del fronte di facciata curvilineo, una novità assoluta che non aveva precedenti; questa soluzione seguiva e riproponeva all’esterno l’andamento della sala interna e dava una forte connotazione alla struttura che si distingueva nettamente dall’edificato circostante. Questo tipo di soluzione fu molto apprezzata e ripresa in seguito da diversi progettisti.
Numerose sono anche le sue onorificenze e gli incarichi di cui è insignito; dopo gli studi eseguiti presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove peraltro si distingue vincendo due premi, nel 1801 viene eletto Accademico Professore di Architettura, mentre nel 1803 è eletto Accademico di Merito dell’Accademia di S. Luca a Roma; sempre nello stesso anno entra a far parte dello Scrittoio delle Regie Fabbriche.
Con il ritorno dei Lorena in Toscana viene nominato Segretario della Direzione delle Regie Fabbriche, delle quali dal 1820 diventa direttore fino al 1835 anno in cui viene messo a riposo.
Nel 1820 è ammesso all’Accademia dei Georgofili, mentre nel 1827 viene eletto Accademico delle Reali Accademie delle Belle Arti dell’Istituto di Francia e negli anni 1841-42 è Gonfaloniere di Firenze. Muore a Firenze il 22 febbraio del 1843.
E’ quindi da un progetto di Cambray Digny che nasce l’Imperiale e Regio Teatro dell’Accademia dei Gelosi Impazienti di Empoli, inaugurato nel Dicembre dell’anno 1818.
Nel dicembre 1818 nel luogo stesso dove sorgeva l’antico teatro, ne fu eretto dalle fondamenta uno nuovo, a spese dell’accademia dei gelosi impazienti, che v’impiegò circa diecimila scudi. Il disegno era dell’Arch. Luigi Digny di Firenze.
Il soffitto, il vestibolo, il sipario ed altre cose furono dipinte da Antonio Luzzi parimenti di Firenze. Le scene furono dipinte da Luigi Facchinelli di Verona.[2]
Il nuovo edificio fu realizzato perfettamente sopra al vecchio teatro: lo “stanzone di casa Ticciati” era posizionato nella zona centrale della platea del nuovo teatro che aveva dimensioni più ampie. Il nuovo Imperiale e Regio Teatro dell’Accademia dei Gelosi Impazienti del 1818 è un teatro a pianta ovoidale che in parte è la riconferma della pianta originale variandone l’imboccatura al palcoscenico a mezzo di una accordatura curvilinea e lasciando inalterati i quattro ordini di palchi. Questi erano disposti a ferro di cavallo analogamente a quanto si trova nel teatro Metastasio di Prato, realizzato anch’esso nel medesimo periodo sempre da Luigi De Cambray Digny.
Il teatro aveva ora un aspetto nuovo dettato dall’essenzialità delle linee. Il soffitto a volta, così come il vestibolo, il sipario ed altre cose sono state dipinte da Antonio Luzzi di Firenze, mentre le scene sono state dipinte da Luigi Facchinelli di Verona che era lo scenografo stabile del Teatro della Pergola di Firenze e di altri teatri fiorentini.
L’atrio di ingresso al teatro che si trova in posizione tergale rispetto ai palchi assolve anche alla funzione di accesso ad alcune stanze annesse, poste sul retro e adibite a stanza del biliardo, stanza della conversazione ed un’altra sala di grandi dimensioni alla quale si può accedere da entrambe. Una scala in pietra porta al primo piano dove si trovano altre stanze adibite a giochi delle carte ed altre attività di svago. Questo insieme di vani annessi al teatro costituivano una sorta di circolo privato ad uso degli accademici e di pochi altri invitati:
la sala teatrale si componeva “di tre ordini di palchetti o logge che raggiungono il numero di 56 sormontato da un quarto ordine ripartito in 19 logge gregge denominate lunette”; a destra del vestibolo di accesso alla platea si accede a “due stanze ad uso di caffè”, mentre “per una comoda scala in pietra”si scende ai locali del primo piano che servono per stanze di conversazione e che a loro volta immettono in una sala da ballo assai grande e riccamente addobbata alla quale sono uniti un salottino d’aspetto, una sala da biliardo e altra sala pel giuoco con salottino annesso.[3]
L’Accademia dei Gelosi Impazienti attraversa un periodo di grande attività, tanto che nel 1838 decide di redigere un nuovo statuto dell’accademia che raccolga insieme tutti gli articoli vecchi e nuovi in un solo corpo di leggi più moderno e più rispondente alle nuove necessità; viene così stilata la “Costituzione dell’Accademia dell’Imperial e Real Teatro di Empoli”, conservata oggi presso l’Archivio Storico del Comune di Empoli.
Desiderosi pertanto tutti gli attuali accademici di avere un sol corpo di leggi, ossia di costituzioni che riunisca insieme le più antiche e le più moderne ove il bisogno e la ragione il consentano con le nuove suggerite dai tempi e dalla lunga esperienza, e che le loro leggi o costituzioni sieno portate alla cognizione di qualunque accademico onde essere meglio osservate e più esattamente eseguite, hanno determinato di abolire le antiche costituzioni, e qualunque addizione anteriore alla presente riforma, e ricomposizione, e di stabilire le nuove leggi e costituzioni fra loro come appresso.
Perlochè adunati gli attuali accademici nella solita stanza di loro residenza con soddisfazione generale e con partito di voti favorevoli 26, cont. 3.
Hanno le seguenti costituzioni approvate…
CAPITOLO PRIMO – DEGLI ACCADEMICI
CAPITOLO SECONDO – DEGLI UFFICIALI DELL’ACCADEMIA
CAPITOLO TERZO – DEL MODO DI ELEGGERE GLI UFFIZIALI DELL’ACCADEMIA
CAPITOLO QUARTO – DEL CONSOLE
CAPITOLO QUINTO – DEI CONSIGLIERI
CAPITOLO SESTO – DEL PROVVEDITORE
CAPITOLO SETTIMO – DEL CAMARLINGO
CAPITOLO OTTAVO – DEL SEGRETARIO
CAPITOLO NONO – DELLE ADUNANZE
CAPITOLO DECIMO – DEL MODO DI FARE I PARTITI ACCADEMICI
CAPITOLO DECIMOPRIMO – DEL MODO DI DISPORRE DELLE PORZIONI ACCADEMICHE E DELL’ORDINE SUCCESSORIO
CAPITOLO DECIMOSECONDO – DELLE TASSE ACCADEMICHE E DELLE PENE PER I DEBITORI MOROSI
CAPITOLO DECIMOTERZO – DEI SUFFRAGI PER GLI ACCADEMICI DEFUNTI
CAPITOLO DECIMOQUARTO – DEGLI ACCADEMICI D’ISPEZIONE AL TEATRO ED ALLE STANZE
CAPITOLO DECIMOQUINTO – DELLE STANZE ANNESSE AL TEATRO [4]
Sono stati qui riportati soltanto i titoli dei capitoli, per i particolari su tutti i capitoli si rimanda all’atto di costituzione completo in allegato.
Negli anni di fine secolo il teatro è nuovamente oggetto di ristrutturazioni e cambiamenti per mano del Comm. Ing. Paolo Del Vivo, il quale dette una forma più elegante agli ordini dei palchetti togliendone il 4° ordine dove si trovavano le lunette e sostituendolo con una galleria.
Le pareti interne del teatro furono arricchite con decori a stucco realizzati dai fiorentini Fratelli Filippi.
Il nuovo soffitto, dipinto dal pittore Conti di Firenze, portava nel centro la nuova lumiera realizzata dal Poggioni di Poggibonsi. Il sipario e le scene furono invece dipinte dal prof. Agostino Lessi di Firenze:
Altri lavori a rispetto delle scene e del rimanente furon fatti in diversi tempi nei quali il teatro fu ridotto allo stato presente.
Il Comm. Ing. Paolo del Vivo, empolese dette un nuovo aspetto all’ampia aula facendovi notevolissime modificazioni. Dette una forma più elegante agli ordini dei palchetti togliendone il quarto, dov’erano le cosiddette lunette.
In cambio di quelle vi fece costruire un’ampia e convenevole galleria. Le pareti dell’interno del teatro furono adornate di ricche ed eleganti decorazioni a stucco dai fratelli Filippi di Firenze. Il Conti di Firenze dipinse il nuovo soffitto dal quale pendeva la lumiera intagliata a perfezione dal Poggioni di Poggibonsi. Le scene furono dipinte dal professor Agostino Lessi di Firenze.[5]
Nel 1894 il teatro prende il nome di Regio e Imperiale Teatro Tommaso Salvini in onore del grande attore Tommaso Salvini che nel giorno dell’inaugurazione vi recitò “La Morte Civile” di Giacometti.
[1] MARIO BINI, “I Neri, il teatro e l’accademia”, in Bollettino Storico Empolese, vol II, 1960-62.
[2] BUCCHI G., “Guida di Empoli”, Tipografia Domenicana, Firenze, 1916.
[3] filza 20 L.L. P.P. – Ufficio Tecnico 1886 Archivio Storico di Empoli
[4] COSTITUZIONI DELL’ACCADEMIA DELL’IMPERIALE E REGIO TEATRO DI EMPOLI, Empoli, 1938, conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Empoli.
[5] BUCCHI G. op. cit.
Gli interventi urbanistici operati ad Empoli e nel Teatro Salvini in età fascista.
Nel corso dei primi anni del ‘900 viene ancora segnalata una notevole attività sia per il teatro che per l’Accademia, ma a cominciare dagli anni ’20, la situazione cambiò a causa dell’avvento del potere fascista; da questo momento la coesistenza con il fascio si rivelerà estremamente difficile.
La difficoltà di rapporti con il movimento fascista si palesa subito, quando il partito nel 1923 chiede in affitto alcune stanze del teatro per insediarvi la sede del fascio.
Un blando tentativo di opporsi all’invadenza di questo nuovo fenomeno fu fatto dall’Accademia nella riunione del 6 dicembre 1923, quando viene negata la richiesta all’ordine del giorno: richiesta d’affitto delle stanze per la sede del fascio[6]; fu però deciso di trasformare il caffè al piano terreno del teatro per adattarlo a sede della segreteria del fascio.
Ma l’opposizione dell’accademia si dimostrò da subito molto timida, infatti nella seduta accademica del 23 gennaio il partito tornò nuovamente all’attacco con la richiesta, che poi fu accolta definitivamente nella seduta dell’11 febbraio 1924 anche per merito dell’intervento di mediazione di due “amici comuni”[7], il Cav. Gino Montepagani ed il Cav. Enrico Taddei ma anche del Console Avv. Chianini. In questa data fu quindi deciso di affittare alla sezione empolese del Partito Nazionale Fascista le stanze annesse al Regio Teatro Salvini ad un canone di locazione annuo pari a duemila lire; cifra tra l’altro simbolica e certamente non remunerativa.
Un altro elemento indicatore delle tensioni che c’erano state in questo periodo fra Partito Fascista ed Accademia è la devastazione da parte di una “squadraccia fascista”[8] dello studio legale dell’Avv. Chianini, che ricopriva l’incarico di Console dell’Accademia, nonostante che egli avesse intercesso presso di questa promovendo la causa del Partito fascista al fine di fargli ottenere le stanze del Teatro Salvini in locazione. A seguito di questo fatto l’avv. Chianini ritenne più opportuno trasferire il proprio studio a Firenze e rinunciare inoltre alla carica di Console dell’Accademia che passò ad Angiolo Vannucci che vi rimase fino al 1931.
In quegli anni all’interno dell’Accademia la figura più attiva fu quella di Antonio Del Vivo, che vi entrò nel 1926 a seguito della morte del padre Quirino Del Vivo; Antonio quindi si adoperò per rinnovare un po’ l’Accademia cercando per prima cosa di ottenere un mutuo ipotecario di 50.000 lire dal Monte Pio per i necessari restauri del Teatro Salvini, ma l’operazione non andò a buon fine.
Nel medesimo arco di tempo, ossia nel 1927, il ”fascistissimo”[9] sindaco di Empoli Vitruvio Cinelli, poi divenuto Podestà, decretò l’esproprio dell’isolato del ghetto di Porta Giudea in nome di un ambizioso progetto di sventramento urbanistico inteso a “risanare”[10] il centro storico e creare la nuova Piazza del Littorio (quella che attualmente è Piazza del Popolo) proprio nell’area ove sorgevano le case del ghetto ebraico di Empoli. Insieme a queste furono però abbattute anche le antiche case dei Neri. Lo sventramento urbano cancellò per sempre non soltanto il vecchio ghetto ebraico ma anche l’antica Via del Pesco e di conseguenza le antiche case dei Neri che su questa strada si affacciavano.
Questo nuovo assetto della zona portò di conseguenza l’Accademia a dover predisporre un progetto per il rifacimento di tutti i locali annessi al teatro, perché l’amministrazione comunale voleva che gli edifici che si affacciavano sulla nuova piazza avessero un prospetto ed un decoro più consono al nuovo ruolo di rappresentanza e simbolo che questa svolgeva.[11] Quindi nel 1929 l’Accademia si trovò di fronte il problema di dover ristrutturare le stanze adiacenti il teatro ed anche il teatro stesso il cui nuovo prospetto si doveva ora affacciare sulla nuova Piazza del Littorio. Il Partito fascista voleva avere la sua parte in questo nuovo progetto pretendendo che la maggior parte del nuovo edificio su piazza del Littorio gli venisse dato in locazione e facendo in questo modo sostenere tutte le spese di costruzione all’Accademia dei Gelosi Impazienti.
Il progetto fu elaborato dall’Ing. Aldo Mari e presentato presso il Comune di Empoli in data 25 aprile 1932 dall’impresario edile Attilio Chiarugi per conto della Regia Accademia dei Gelosi Impazienti; in esso si chiedeva il: “Permesso di costruire un fabbricato da adibirsi a sede del fascio sul terreno adiacente al teatro Salvini dal lato est, con prospetto sulla nuova piazza fra Via Ridolfi e Via dei Neri”[12].
La licenza edilizia fu rilasciata dal Podestà Dino Masi il 6 luglio 1932 ed ebbero subito inizio i lavori.
Gli unici documenti ad oggi esistenti di questo progetto sono, per la planimetria, una pianta del piano terreno e per l’alzato una vista del prospetto sulla piazza; entrambi attualmente conservati presso l’Archivio Storico del Comune di Empoli [13], mentre tutti gli altri documenti facenti parte del progetto sono andati perduti.
Il nuovo progetto si presenta planimetricamente con un impianto di tipo pressoché simmetrico, con una parte centrale leggermente avanzata rispetto alla parte restante. In posizione centrale vi è il nuovo ingresso al teatro formato da un vano con biglietteria seguito da un ampio vestibolo da cui si accede alla platea ed al vano scale che conduce ai palchi. Alla destra del vano scala spicca invece l’attacco con la struttura preesistente caratterizzata da un orientamento leggermente ruotato rispetto al nuovo edificio. In questi locali vengono ospitati il bar, i servizi igienici ed altri spazi annessi al teatro. Sul lato sinistro rispetto all’entrata del teatro si trova l’accesso per gli uffici del Partito Nazionale Fascista e per il Circolo Fascista, che si trovano entrambi ai piani superiori. Si può notare un elemento particolare dato dalla presenza di un androne per la chiusura del vicolo, con la conseguente trasformazione di questo in cortile, che però non è mai stato realizzato. Il prospetto sulla Piazza del Littorio si presenta perfettamente simmetrico e connotato da un’impronta di gusto classico con al piano terreno una fascia basamentale di forte spessore, mentre nella parte centrale più avanzata vi sono tre ordini di lesene scandite da cornicioni marcapiano di spessore considerevole.
Un particolare da rilevare nella vista del prospetto è la mancanza del terrazzo centrale sorretto da due colonne che invece è presente nella pianta e che attualmente compare in facciata; si osserva inoltre come nel lato sud del prospetto sia rappresentata quella parte destinata alla chiusura del vicolo che invece non sarà mai realizzata ma che si ritrova anche nella planimetria. In questo periodo dal punto di vista finanziario l’accademia stava vivendo un periodo di grande crisi, la carenza di fondi era cronica ed in più gli accademici erano stati praticamente obbligati a rifare il teatro, operazione dal costo decisamente molto elevato. Le casse erano vuote, le richieste di mutui che l’Accademia presentò al Monte dei Paschi ed alla Cassa di Risparmio di S. Miniato non vennero accolte e quindi l’unica possibilità fu quella di ricorrere ai fondi privati dei singoli accademici. Il console di allora Gino Montepagani, personalità stimata e conosciuta anche dal partito fascista, con l’aiuto anche di Antonio Del Vivo fece il possibile per risanare la situazione finanziaria, ma lo stato di crisi era arrivato ad un livello irreversibile.
Nel 1933 venne stipulato il contratto d’affitto del nuovo edificio; venne assegnato il Piano Terreno agli Enti Agrari di Empoli, mentre il Primo ed il Secondo Piano vennero dati in locazione al Fascio di Combattimento. Da quel momento il balcone del primo piano su Piazza del Littorio diventerà il luogo dei discorsi e dei proclami alla popolazione.
L’Accademia perde di fatto l’uso e la disponibilità dei suoi beni: le stanze del teatro non esistevano più, il teatro stesso ormai funzionava soltanto come cinematografo ed era stato dato in gestione alla ditta Cecchi e Chambry.
L’Accademia dei Gelosi Impazienti sarà da adesso soltanto un lontano ricordo della gloriosa accademia che oltre duecento anni prima aveva creato il primo teatro e aveva dato vita alle prime rappresentazioni teatrali della città di Empoli; rimane soltanto come istituzione proprietaria dello storico immobile nel quale peraltro le cose non andavano molto bene perché il Partito Fascista non aveva i soldi per pagare l’affitto ed era continuamente moroso.
[6] AA.VV. Il segno d’Empoli, n.10, Regione Toscana Empoli 1990 articolo “triste fine di una secolare istituzione, l’agonia dei Gelosi Impazienti, come si spense l’accademia di Ippolito e Pietro Neri.” Di Giuliano Lastraioli.
[7] Giuliano Lastraioli Op. Cit.
[8] Giuliano Lastraioli Op. Cit.
[9] Giuliano Lastraioli Op. Cit.
[10] Giuliano Lastraioli Op. Cit.
[11]
[12] Giuliano Lastraioli Op. Cit.
[13] Archivio Comunale-edilizia, permessi di costruzioni CAT. V CL.I anno 1952 fascicolo, stabile Accademia dei gelosi Impazienti.
La seconda guerra mondiale e gli interventi di recupero, nell’area urbana di Piazza del popolo e del Teatro Salvini.
Nel 1943 l’Accademia, che già aveva una situazione economica pessima, doveva ancora finire di onorare tutte le spese di costruzione del nuovo palazzo che ammontavano nel complesso a £. 149.000, da ripartirsi fra gli impresari Attilio Chiarugi, Ettore e Pietro Maestrelli, queste avevano prosciugato le già magre casse accademiche e rimanevano ancora da sanare numerosi debiti; inoltre l’Accademia dovette ancora accollarsi le spese di ulteriori ristrutturazioni che la fecero precipitare in una situazione debitoria assolutamente disperata. Venne quindi giocata l’ultima carta possibile che fu un tentativo di vendita dell’immobile di Piazza del Littorio, ad esclusione del Teatro Salvini, al Partito Nazionale Fascista con il quale in un primo momento fu raggiunto un accordo per 180.000 lire ossia una cifra assolutamente irrisoria per l’epoca vista l’estensione, l’ubicazione e la tipologia dell’immobile, ma la trattativa non ebbe più seguito a causa del fascio empolese che non riuscì a realizzare la somma occorrente all’acquisto.
Intanto la guerra andava di male in peggio, infatti il 25 luglio 1943 Mussolini veniva esautorato ed il Partito Fascista si dissolveva.
Il crollo del fascismo portò l’Accademia a dover predisporre per il suo palazzo alcuni lavori resi necessari per la demolizione di alcuni fasci littori in rilievo che erano stati nel frattempo realizzati nella facciata e per l’eliminazione di tutta una serie di scritte propagandistiche presenti all’interno, principalmente nel vano scala.
Furono quindi eseguite le demolizioni, effettuate le necessarie riprese d’intonaco e si rese inoltre necessaria una nuova tinteggiatura di tutte le facciate.
Ma con l’avvento della Repubblica Sociale Italiana, dopo l’8 settembre le camicie nere fecero ritorno nel palazzo dell’Accademia dei Gelosi Impazienti, la quale ”per amore o per forza”[14] affittò nuovamente l’edificio al Partito Fascista Repubblicano di Empoli. Piazza del Littorio era divenuta nel frattempo Piazza della Repubblica. Ma questa nuova occupazione ebbe una durata molto breve perché nella primavera del 1944 i repubblichini si allontanarono al nord.
La vita del teatro Salvini si interruppe purtroppo nella notte del 24 Luglio 1944 quando i genieri del 3° panzer grenadier fecero esplodere l’adiacente campanile di S. Agostino che era stato precedentemente minato in quanto veniva usato come torre di avvistamento. A seguito dell’esplosione il campanile cadde sul teatro distruggendolo quasi interamente e questo segnò la fine dell’esistenza dello storico e glorioso Teatro Salvini.
Soltanto una piccola parte del teatro scampò al crollo; la parte superstite può essere individuata in pianta in quell’ampio spazio di forma quadrilatera che si caratterizza nella planimetria del nuovo edificio su Piazza del Littorio per la particolarità di essere ruotato di alcuni gradi rispetto all’orientamento della parte nuova e che ospitava il bar, alcuni locali ed i servizi igienici del Teatro Salvini.
Una conferma di questa individuazione emerge dal confronto fra la pianta attuale ed alcune mappe catastali d’epoca conservate presso l’Archivio di Stato di Firenze[15] Catasto Generale Toscano Mappe, e più precisamente quelle della sez. D Castello e Borgo di Empoli, risalenti agli anni 1820, 1873, 1892 e 1911.
Nei catastali del 1873 e del 1892 si può notare come l’entrata del teatro fosse posizionata sulla Via dei Neri e rappresentata da tre arcate adiacenti che formavano una loggia; mettendo a confronto con il medesimo fattore di scala questo colonnato con la pianta attuale, si vede come soltanto due delle tre arcate originarie siano ancora oggi presenti e perfettamente riconoscibili nel prospetto di Via dei Neri. Questo dato potrebbe trovare un’ulteriore conferma nel fatto che lo stato di degrado oggi presente sulla pilastratura di pietra in oggetto risulta molto più avanzato rispetto a quello dell’analogo rivestimento in pietra dei portali di accesso al cinema che sono sicuramente successivi alla data del crollo perché appartenenti alla fase di nuova costruzione del Cinema La Perla.
[14] Giuliano Lastraioli Op. Cit.
[15] Asfi, C.G.T, mappe;
LE ARCATE DEL TEATRO SALVINI SU VIA DEI NERI
Inoltre sempre dal confronto fra i catastali e lo stato attuale si può vedere come la particella rappresentata in mappa dal numero 500 adiacente al loggiato anzidetto abbia le stesse dimensioni e lo stesso orientamento della parete est del vano di forma quadrilatera scampato al crollo, il quale, già nella planimetria del progetto della Casa del Fascio nella Piazza del Littorio, risultava essere presente. Nel 1945, terminata la guerra, l’Accademia si trova a dover contare i danni: l’immobile di Piazza del Littorio che dopo essere diventata per breve tempo Piazza della Repubblica, adesso si chiamava Piazza del popolo, era integro, ma l’adiacente Teatro Salvini era un mucchio di macerie crollate sotto il peso del campanile di S. Agostino. L’Accademia decise in un primo momento di affittare le stanze dell’edificio di Piazza del Popolo a diversi istituti e associazioni di vario genere e di vendere l’area del distrutto Teatro Salvini per cercare di far fronte agli ingenti debiti.
Ma la situazione si rivelerà a tal punto insanabile che l’esistenza dell’Accademia stessa verrà messa in gioco: nella seduta del 13 Luglio 1945 verrà presa la decisione di sciogliere l’Accademia e mettere in liquidazione i beni della stessa; per far questo verrà quindi nominato un liquidatore, l’Avv. Vincenzo Chianini di Firenze.
All’assemblea generale del 13 Luglio 1945 erano presenti i pochi membri superstiti ed alcuni parenti succeduti ai vecchi accademici caduti durante il conflitto bellico. Il verbale dell’assemblea, conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Empoli, elenca i nomi dei presenti :
Grand’Uff. Gino Montepagani fu Armando in qualità di presidente dell’Accademia
Comm. Dott. Vieri Martelli fu On. Prof. Alessandro
Comm. Pirro Parri fu Sabatino
Alarico Castellani fu cav. Alderico
Cav. Antonio Del Vivo fu Quirino
Maurizio Del vivo fu Alfredo
Ottorino Del vivo fu Alfredo
Cav. Saverio Bini fu Paolo
Maria Comparini fu Giovanni nei Montepagani
Emma Del Vivo fu Quirino
La proposta di scioglimento dell’accademia viene avanzata adducendo a motivo l’inutilità della sua sopravvivenza, essendo venuto meno lo scopo educativo e culturale per il quale era sorta:
Il Presidente (Sig. Grand’Uff. Gino Montepagani) espone ai convenuti la convenienza e l’opportunità di divenire allo scioglimento dell’Accademia sorta, come a tutti è noto, nel milleseicento novantuno sotto il nome di Accademia degli Impazienti, ricostituitasi nel 1710 col nome di Accademia dei Gelosi Impazienti, con scopi puramente educativi e culturali e che tanti e tangibili ricordi della sua operosa attività ha lasciati nella nostra città durante la sua lunga esistenza, specie nel glorioso periodo del nostro risorgimento nazionale…
Lo scopo per il quale l’Accademia sorse e prosperò è da ritenersi ora esaurito e perciò considera inutile seguitare a tenere in vita questo nobile organismo ridotto ormai a così pochi membri; quindi ne propone lo scioglimento e la messa in liquidazione con la nomina di un liquidatore, al quale devono essere conferiti tutti i poteri di legge ed eventualmente quelli altri che i signori accademici riterranno opportuno conferirgli…[16]
In quest’assemblea viene inoltre deciso che l’Avv. Chianini quale liquidatore dell’Accademia si occupi di interpellare il Comune di Empoli per sapere se questo è interessato all’acquisto di tutti i beni immobili dell’Accademia, subordinando la vendita all’accollo da parte del comune di tutte le passività che gravavano sull’Accademia, questo come corrispettivo del prezzo di vendita.
La parte che segue illustra tutte le varie fasi del procedimento di vendita e donazione del bene, ed è frutto dell’analisi di tutto il carteggio, trovato nell’Archivio Storico del Comune di Empoli, intercorso fra l’Avv. Chianini quale liquidatore dell’Accademia e le altre parti in causa.
L’Avv. Chianini ebbe vari incontri con il Comune di Empoli perché la decisione di quest’ultimo non fu così veloce e diretta ma ebbe bisogno di diverse delibere della Giunta Comunale.
In una prima seduta del 10 luglio 1945 la giunta decise l’acquisto di tutti gli immobili valutando che l’ammontare delle passività dell’Accademia sarebbe stato sanato con la vendita del rudere dell’ex Teatro Salvini, il che avrebbe consentito al Comune di diventare proprietario del rimanente immobile di Piazza del Popolo senza nessuna spesa.
Il liquidatore era stato inoltre anche autorizzato, al fine di raggiungere lo stesso scopo, a procedere alla vendita al miglior offerente dell’area e delle macerie del Teatro Salvini, pagando con il ricavato tutti i debiti e donando quindi l’eccedenza del prezzo al Comune affinché quest’ultimo potesse coprire parte della cifra occorrente per il passaggio di proprietà dell’altro immobile rimasto. Ma anche questa soluzione non ebbe poi un seguito perché apparve un po’ troppo complessa da attuare.
Il liquidatore quindi decise nuovamente di donare tutti gli immobili al Comune, il quale avrebbe dovuto provvedere alla vendita del rudere e dell’area dell’ex Teatro Salvini e sanare con il ricavato tutta l’esposizione debitoria dell’accademia. Ma ancora una volta questa soluzione non ebbe buon fine, non è dato sapere perché; dall’analisi dei documenti, delle bozze contrattuali e della corrispondenza presente nell’Archivio Storico, non risulta traccia di nessuna spiegazione né emerge indicazione di nessuna particolare problematica scaturita in fase di accordo tra le parti.
Solo più tardi verrà presa la decisione definitiva: l’Avv. Chianini, nella sua qualità di liquidatore dell’Accademia, deciderà di donare al Comune di Empoli l’edificio di Piazza del Popolo, e di vendere al miglior offerente l’area e le rovine dell’ex Teatro Salvini, con il cui ricavato lui stesso provvederà ad onorare tutte le passività dell’Accademia.
Per la vendita dei ruderi del teatro viene avviata una trattativa con la ditta Cecchi e Chambry, rappresentata dai due soci stessi, Rag. Vincenzo Chambry e Prof. Alfredo Cecchi, i quali già ben conoscevano il bene in oggetto in quanto loro era la ditta che aveva avuto negli ultimi anni la gestione del Teatro, diventato poi cinema, cessata poi al momento della distruzione. Il loro scopo era dunque quello di acquistare l’area per costruirvi un nuovo cinema, il “Cinema Centrale”. Questa trattativa andrà a buon fine, si concluderà infatti con il rogito dell’atto di compravendita, ed al posto dell’antico teatro Salvini sorgerà un nuovo cinema.
La stipula dell’altro atto, quello di donazione al Comune, ebbe luogo in data 18 Aprile 1952, presso lo studio del Notaio Giuseppe Masi di Empoli; nell’atto in questione il liquidatore precisò che intendeva donare l’immobile al Comune di Empoli perché quest’ultimo lo destinasse a scopi di pubblica utilità. Il rappresentante del Comune non ebbe quindi da obbiettare a questa richiesta in quanto tutti i beni del comune sono utilizzati per il pubblico interesse, e visto che il liquidatore non pretendeva una destinazione specifica, la richiesta poteva essere soddisfatta: infatti può considerarsi pubblico interesse anche il caso in cui i beni patrimoniali vengano dati in locazione, poiché si ottiene in questo modo un’entrata da devolversi alle necessità pubbliche; con la realizzazione di un utile si ottempera dunque alla richiesta di uso per pubblica utilità.
Appena entrato in possesso del bene il Comune di Empoli fece subito un attento esame della capienza e della disponibilità dei locali, i quali apparvero però difficilmente utilizzabili in maniera diretta da parte del Comune stesso per un pubblico servizio, in quanto i locali erano in buona parte stati dati in locazione fino dal 1945 a diversi enti ed associazioni ed il comune ritenne che questi avessero diritto di continuare ad occupare tali locali , almeno fino all’uscita dell’imminente legge che all’epoca avrebbe dovuto disciplinare le locazioni dei beni immobili. Sembra infatti che questi locali fossero stati dati in affitto gratuito nel 1945 dal Commissario agli alloggi e quindi per legge ammettevano proroga fino al 31 Dicembre 1960.
Si hanno soltanto alcune indicazioni di queste associazioni o enti che si erano succeduti fino all’anno 1955 nell’immobile di Piazza del Popolo da alcune filze[17] riguardanti i resoconti sulle locazioni dei beni comunali, di cui viene dato un breve stralcio:
Piano Terreno
Istituto Nazionale Confederazione di Assistenza (INCA)
Camera del Lavoro
Sindacato Abbigliamento
Sindacato Edili
Sindacato Chimici e Vari
Federmezzadri
Piano Primo
Partito Socialista Italiano
Partito Comunista Italiano
Associazione Casa del Popolo
Piano Secondo
Cooperativa del Popolo
Associazione Italia – U.R.S.S.
Federazione giovanile Comunista
CGIL
Associazione Nazionale mutilati ed Invalidi di Guerra
Associazione Nazionale mutilati ed Invalidi del lavoro
Associazione nazionale Combattenti e reduci
Associazione nazionale Famiglie Caduti in Guerra
Associazione nazionale Partigiani d’Italia
Ubicazione non specificata
Unione Sports Popolari
Istituto Agrario di Stato
Federazione Lavoratori vetro – ceramica
Unione Donne Italiane
Settore Nazionale del Vetro Verde
A partire dal 1958 però il Comune inizierà, nei confronti delle associazioni che occupavano i locali, una politica di proposta di risoluzione dei contratti di affitto per avere in breve tempo la disponibilità di tutti i locali su Piazza del Popolo. In un lasso di tempo abbastanza contenuto, gli uffici comunali gradualmente andarono ad
occupare i locali che venivano lasciati dalle varie associazioni ed alcuni locali del secondo piano furono affittati alla neonata Azienda Comunale per la gestione dell’acquedotto.
Attualmente l’edificio è totalmente occupato da uffici comunali suddivisi in questo modo:
Piano Terreno
Ufficio elettorale
Stato civile
Ufficio U.R.P.
Ufficio informazioni ausili
Ammezzato fra il Piano Terreno ed il Piano Primo
Anagrafe
Piano Primo
Ufficio riscossioni
Ufficio tributi
Ammezzato fra il Piano Primo ed il Piano Secondo
Centro elaborazione dati C.E.D.
Piano Secondo
Ragioneria
Per cercare di sfruttare al meglio le potenzialità dei nuovi locali, il Comune formulò nel 1959 due ipotesi di progetto, di cui diamo in allegato gli elaborati, per un passaggio in quota che unisse il secondo piano del Palazzo Comunale con il secondo piano del palazzo su Piazza del Popolo.
La prima ipotesi, denominata A (quella di cui è stato ritrovato addirittura un fotomontaggio dell’epoca) è una soluzione semplice e lineare ma, come indicato nella relazione accompagnatoria al progetto, di realizzazione più complessa perché il corridoio di collegamento in quota innestandosi sopra al grande salone dell’ex Casa del Fascio doveva essere realizzato in cemento armato e questo fattore presentava all’epoca una certa difficoltà anche per l’ancoraggio alla parte esistente; questa soluzione per contro consentiva un miglior sfruttamento degli spazi interni.
La seconda ipotesi, denominata B, era concettualmente diversa, principalmente perché si andava ad innestare in un punto diverso rispetto all’altro progetto, univa i due edifici praticamente sul prospetto verso Piazza del Popolo dell’ex Casa del Fascio ed era di più semplice realizzazione perché il collegamento avveniva nel punto in cui la distanza fra i due edifici è minore. Dal punto di vista architettonico presentava un cornicione che era la continuazione di quello preesistente del prospetto del secondo piano su Piazza del Popolo, a cui il passaggio cercava di armonizzarsi.
Insieme a questi due progetti riguardanti il collegamento ne fu presentato anche un terzo che prevedeva una riorganizzazione del piano terreno dell’ex Casa del Fascio per ospitarvi l’anagrafe, l’ufficio elettorale e lo stato civile. Nessuno di questi progetti però fu realizzato, non se ne conosce la ragione, dall’analisi dei documenti presenti in archivio storico sembra che la pratica ad un certo punto non abbia avuto più seguito.
Destino diverso invece per l’ex Teatro Salvini: nel 1948 la Ditta Cecchi & Chambry (che era la ditta che aveva gestito negli ultimi anni il teatro come sala cinematografica) compra l’area dell’ex teatro ed i suoi ruderi per potervi ricostruire un cinema. Infatti in data 2 Aprile 1949 viene presentato dalla Ditta Cecchi & Chambry il progetto di un nuovo edificio da realizzare nell’area dell’ex teatro distrutto dagli eventi bellici:
“Progetto per ottenere il permesso per la ricostruzione di un edificio da essere adibito a spettacoli cinematografici, da erigersi in Empoli, Via dei neri 1 sull’area dell’ex Teatro Tommaso Salvini, completamente distrutto a seguito di eventi bellici”
In un primo tempo, la richiesta non fu accolta perché i progettisti avevano ipotizzato l’uscita di sicurezza passante attraverso la base del campanile della chiesa di S. Stefano degli Agostiniani. Questa soluzione era stata motivata col fatto che già prima della guerra una porzione della base del campanile e più precisamente un vano della larghezza di mt. 2,40 era in comunicazione con i locali del Teatro Salvini; infatti questo locale veniva usato dal custode del teatro, Sig. Egidio Rovini, come cucina e ripostiglio.
Questa tesi non fu però accolta dal comune perché quell’uso era il risultato di taciti accordi dell’epoca e l’uscita di sicurezza alla base della torre avrebbe creato una incompatibilità troppo evidente vista la destinazione del campanile e della chiesa. Inoltre la porta che era stata aperta alla base della torre su Via dei Neri, non era risalente a molti anni indietro, ma fu aperta durante il conflitto bellico e chiuso il collegamento con il teatro per permettere l’uso della torre come punto di avvistamento e conseguente uso delle campane come sirena di allarme. Fu presentata perciò una seconda ipotesi di progetto per una nuova uscita di sicurezza; ma anche qui ci fu una diatriba tra la ditta richiedente ed il Comune di Empoli per una striscia di terreno su cui doveva sorgere la nuova uscita di sicurezza, ma della quale il Comune rivendicava il diritto di proprietà.
In un secondo tempo però il Comune decise di donare alla Ditta Cecchi & Chambry la striscia di terreno che sarebbe servita per realizzare una delle uscite di sicurezza che esistono ancor oggi e che sarebbe servita anche come fascia di rispetto adiacente al campanile della chiesa degli Agostiniani (come suggerito anche dalla sovrintendenza) di cui si ipotizzava la prossima ricostruzione; peraltro mai avvenuta:
“Il comune di Empoli quale proprietario del fabbricato della Chiesa di S. Stefano in Empoli
cede ai Sigg.ri Rag. Vincenzo Chambry e prof. Alfredo Cecchi una piccola presella di terreno già occupata da un fabbricato secondario addossato, sul lato ovest, al campanile della chiesa di S. Stefano, distrutto da azione bellica. Detta presella misura m.2,40 sulla Via dei Neri ed è profonda m. 6 circa a lato del campanile menzionato.
La cessione è fatta senza corresponsione di prezzo, a compenso dell’obbligo fatto dai riceventi, di mantenere nella ricostruzione del “ Teatro Salvini”, una zona di rispetto larga m.1,50 di fronte al campanile (sulla striscia di terreno come sopra ceduta) e su altra contigua, di proprietà dei riceventi, dalla strada fino a tutta la bifora aperta sulla parete est della chiesa. La striscia di terreno resultante dalla anzidetta zona di rispetto, potrà essere adibita, con la ricostruzione del Teatro, a passaggio esterno di comunicazione fra la uscita di sicurezza e la pubblica via.”
I progettisti del nuovo cinema Arch. U. Maglietta e Arch. R. Lloyd di Firenze, seguirono queste indicazioni usando precisamente questa fascia di rispetto lasciata libera come passaggio per l’uscita di sicurezza su Via dei Neri.
Il nuovo cinema che in fase di progetto venne chiamato “Cinema Centrale” ma che poi una volta realizzato prese il nome di “La Perla”, si presenta sulla Via dei Neri con 3 portali di accesso sistemati sotto una pensilina di forma molto lineare in cemento armato, mentre ai piani superiori il ritmo delle aperture finestrate riprende quello dei portali di accesso.
Alla destra dei portali di accesso vi è infatti la fascia di rispetto della ex torre degli Agostiniani che termina sulla porta di una delle tre uscite di sicurezza.
Invece alla sinistra dei portali di accesso, in posizione più avanzata rispetto alla facciata principale, vi è l’entrata cosiddetta di servizio che conduce negli uffici e sopra nei locali macchine, incorniciata da due archi lapidei che sembrano essere una delle pochissime testimonianze rimaste del vecchio Teatro Salvini.
La struttura realizzata in cemento armato scandisce con la pilastratura l’entrata che porta in un grande atrio a doppio volume che distribuisce l’accesso alla platea e tramite due rampe di scale ad andamento curvilineo conduce alla galleria.
La sala è di forma rettangolare con una leggera curvatura delle due pareti laterali in prossimità del grande schermo. In fondo alla sala, dal pavimento caratterizzato da un’adeguata pendenza per una migliore visione, si trova una delle uscite di sicurezza che conduce direttamente su una piccolo vicolo retrostante il cinema che sfocia in Piazza del Popolo.
La galleria è invece caratterizzata dall’andamento curvilineo del parapetto che la delimita ed ha anch’essa una propria uscita di sicurezza che conduce in una terrazza adiacente, dalla quale a mezzo di una rampa di scale come via di fuga si accede all’aperto nei pressi dell’altra uscita di sicurezza della platea.
Lo stato di conservazione dei beni ad oggi è da considerarsi discreto in tutte le sue parti ad esclusione della pavimentazione della platea in cui sono visibili varie riprese anche effettuate con materiali diversi ed alcune zone con distacchi di materiale.
[16]
[17] Archivio Storico Comune di Empoli Edilizia, permessi di costruzione CAT. V, CL. I anno 1952 stabile Accademia dei gelosi Impazienti filza 2309-2237.
INDICE COMPLETO DELLA TESI
Introduzione
pag. 1
1 – La diffusione del “teatro all’italiana” a Firenze e dintorni tra ‘700 e ‘800.
pag. 4
1.1 Empoli ed il suo territorio, inquadramento storico e geografico.
pag. 13
2 – Il palazzo del teatro: una storia travagliata.
pag. 22
2.1 Il Teatro di Empoli; origine e vicende storiche.
pag. 22
2.2 Luigi De Cambray Digny ed il progetto di riqualificazione formale del teatro.
pag. 25
2.3 Gli interventi urbanistici operati ad Empoli e nel teatro Salvini in età fascista.
pag. 33
2.4 La seconda guerra mondiale e gli interventi di recupero, nell’area urbana di Piazza del Popolo e del teatro Salvini.
pag. 40
3 – Il rilievo e lo stato di conservazione
pag. 58
3.1 Il rilievo geometrico.
pag. 58
3.2 Il rilievo fotografico.
pag. 60
3.3 Il rilievo dei materiali e delle strutture.
pag. 62
3.4 Il rilievo del degrado.
pag. 70
4 – Recupero
pag. 78
4.1 Proposte di intervento di restauro.
pag. 79
4.2 Progetto di riqualificazione funzionale.
pag. 92
Documenti
pag. 106
Bibliografia
pag. 111
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