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L’alluvione del 1844 fra Empoli e Vinci

Nell’anniversario della disastrosa alluvione dell’Arno del 1966, raccontiamo le vicende di un’altra alluvione, quella del 1844[1].

Alcune lettere inviate dall’Ingegnere del Circondario di Empoli, Giovanni Veneziani, al direttore generale d’Acque e strade, ci raccontano le drammatiche condizioni in cui versavano le popolazioni empolesi, compresa quella di Spicchio, nei giorni della terribile alluvione del 1844, una delle più disastrose di tutti i tempi:

“ A dì 3 novembre 1844; Sono con la presente mia rispettosa a notiziare la V.S. Illustrissima che il fiume Arno, verso le due pomeridiane, ha fatto uno strappo lungo braccia 100 fra la casa di Antonio Soldaini e il ponte di legno eseguito dalla società anonima, per cui tutta quella pianura è rimasta sommersa per più di tre braccia. Parimente un’altra rotta si dice avvenuta presso le case del Capannone, sotto Empoli, ma l’ora tarda in cui è venuta questa notizia e l’essere le strade, non esclusa la Regia, sommerse dalle acque per varie braccia, non mi è stato permesso di andare a riscontrare ciò che si diceva, tanto più che pronti ripari è convenuto quasi nello stesso momento prender per la Terra di Empoli, onde l’acque dell’Arno non entrassero in paese. Il Torrente Piovola ha fatto pure quattro imponenti rotte e due quasi lunghe braccia 100 ne ha fatte il rio grande. Anche il Torrente Orme ha in vari punti fatte delle piccole frane, la più estesa della quali è presso la Chiesa di Ponzano.[…]

Li 5 novembre 1844. Ieri mattina in compagnia delle autorità locali visitai tutta la spalla sinistra dell’Arno compresa nel mio circondario e verificai che, oltre le rotte indicate colla mia officiale di domenica, ne esistono altre pure imponentissime. Le prime precisamente alla Torre ove l’Arno, atterrando la casa del Marchese Cosimo Ridolfi, ha invaso il borgo suddetto e sarà lunga braccia 30 [2]. La seconda è precisamente alla Nave di Limite, la quale è estesa quasi 200 braccia. La terza è al Capannone lunga braccia 30. La quarta, che può dirsi più un trabocco che una rotta, essendo il rifiuto dell’acqua della pianura, rimane quasi presso la foce dell’Orme, ed è lunga braccia 150. Su tutto il piano di Marcignana, non meno che sulle nuove strade provinciali, l’acqua si è alzata dalle 3 alle 4 braccia. Lo stesso è a Pontorme, San Michele e San Martino, a Cortenuova, alla Tinaja, al Capannone, alla terra di Fibbiana, a Montelupo e S. Miniatello. Questa mattina la decrescenza dell’Arno faceva sperare che i danni avessero toccato il loro colmo, ma le nuove pioggie che cadono e le minacciose escrescenze parziali dei torrenti che ne circondano, fanno temere altri disastri, per cui tutte le cure si volgono ora a salvare per quanto è possibile Empoli dall’inondazione locale, affinché penetrando le acque nel paese non venga a cessare il servizio dei forni che debbono attualmente somministrare il pane a tutta l’accennata limitrofa popolazione. Ardua peraltro è l’impresa, mentre l’acqua precipita dai monti e tutti i rii e torrenti sono in procinto di rompere a danno di Empoli immediato, si tenta è vero di barricarsi in quelle parti, ma scarseggiano i materiali[…] ed io non credo esagerato il timore che questa florida provincia sia per offrire guasti uguali o superiori a quelli delle miserande rotte del Serchio.

A dì 6 novembre 1844. L’Arno che ad ogni momento ingrossa di acqua minaccia a Pagnana una imponentissima rotta che speriamo di giungere ad impedire con energici provvedimenti. In Pontorme e in diversi altri luoghi l’acqua minaccia di rovinare delle case e comincia già qualche frana. La situazione di Empoli diviene intanto ad ogni momento peggiore, perché i popoli quasi sommersi gridano di voler rompere gli argini per allargare il letto dell’acque e per impedire un simile attentato manca in tanta generale desolazione forza fisica e morale. Tutte le autorità si adoperano con zelo instancabile a mantener l’ordine, a prevenire gli sconcerti, ed io faccio ogni sforzo per riparare come posso, essendo quattro giorni che non ho deposto l’abito, ma da tante parti sono i pericoli sempre più incalzanti per la continua pioggia, che io non so se infine varrò solo a prevenirli e impedirne li effetti. […]

Li 9 novembre 1844. Ieri 8 del corrente visitai, insieme con il Signor Ingegnere Sotto Ispettore Ippolito Bordoni, le rotte della spalla sinistra dell’Arno fino sotto Empoli, e per ripararvi proponemmo di concerto i lavori […]. Interessando sommamente alla generalità dei comunisti che venga immediatamente posto mano a questi ripari, in seguito ad una proposizione fatta dal signor Ingegnere Sotto Ispettore al Gonfaloniere Signor Marchese Cosimo Ridolfi, la Magistratura di Empoli ha deliberato in questa mattina che in favore dei privati consorzi più aggravati di spese e non provvisti di mezzi, vengano posti a disposizione Lire 7000 dalla cassa di questo Monte Pio, per crearsene tanti imprestiti[…] L’acque dell’Arno sono nel proprio letto abbassate di circa braccia 4, ma nella pianura di Marcignana, di Arno Vecchio, di Cortenuova e San Martino a Pontorme, evvi tuttora circa braccia 1 e ½ d’acqua, tanto la strada Regia che le provinciali comprese nel mio circondario sono però praticabilissime dalle ruote.[…]

A dì 11 novembre 1844. Questa notte ad un’ora antimeridiana nel caseggiato di Spicchio, posto in comune di Vinci, lungo la ripa destra dell’Arno, presso Empoli, è caduta la colombaia della casa di proprietà di Francesco Serafini e Giuseppe Scardigli, motivando la rovina dei tre palchi delle stanze sottoposte. In questa rovina ha perduto la vita la giovine Emilia Scardigli dell’età di anni 24 ed altri individui han riportato non lievi ferite. […]  Le precipitose pioggie cadute questa mattina nei poggi di Botinaccio e di Ormicello hanno rinnuovato nell’impetuoso torrente Orme che non potendo esser contenuto si è fatto strada con un’imponente rotta presso il paese di Pontorme.”[3] .

Quest’ultima lettera dell’Ingegner Veneziani ci riporta drammaticamente nel popolo di Spicchio, fra l’altro in una casa di navicellai: quasi una cronaca in presa diretta di un avvenimento tragico, la morte della giovane Emilia Scardigli, figlia di Giuseppe, avvenuta a causa del crollo della colombaia di casa sua; si stabilirà poi che le fradice travi della struttura non avevano resistito alle piogge ripetute di quei giorni, le quali infiltrandosi avevano causato purtroppo la rovina parziale dell’edificio.

           Paolo Santini

Note e Riferimenti:
[1] Cfr. P. Santini, Spicchio un borgo sull’Arno, Edizioni dell’Erba, Fucecchio, 2007;
[2] Il braccio fiorentino misurava 0,58 cm;
[3] ASCE, Comunità di Empoli, n. 403. Le piene dell ‘Arno e dell’Elsa del 1844 e 1855, cc. 11 e ss;

Empoli, Alluvione 1966: attuale zona all'incrocio tra Viale Buozzi e Via A. di Cambio
Empoli, Alluvione 1966: attuale zona all’incrocio tra Viale Buozzi e Via A. di Cambio

Le alluvioni più disastrose dell’Arno

Le alluvioni dell’Arno sono state numerosissime; di seguito indichiamo le 8 alluvioni più disastrose, anche se ve ne sono almeno altre 24 a partire dal 4 novembre 1177 più o meno assimilabili, come quantità di danni e come volumi d’acqua esondata, a queste; inoltre se ne aggiungono a queste altre ulteriori 36, a partire dal 1261, di minore intensità rispetto alle due categorie precedenti.

4 novembre 1333

13 agosto 1547

13 settembre 1557

31 ottobre 1589

3 dicembre 1740

1 dicembre 1758

3 novembre 1844

4 novembre 1966

 

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