Una delle tante pubblicazioni del nostro Monsignore Giovanni Marchetti, campione della reazione vaticana al Giansenismo francese... Il prossimo 17 Novembre, nella chiesa di S. Agostino a Empoli, dalle 9,30 fino alle 12,30, si terrà un convegno dedicato al prelato, noto…
Convegno sulla storia locale nell’epoca della globalizzazione
Intervento di GIULIANO LASTRAIOLI, direttore del “Bullettino Storico Empolese”.
Ma l’avete letta la storia di Civitavecchia del Calisse? Oppure i brevi saggi di Benedetto Croce sui paeselli d’origine dei suoi genitori?
O anche gli studi maremmani di Gioacchino Volpe? Quella non è storia locale, ma superstoria. Altro che globalizzazione!
Quelli sono capolavori storiografici preglobalizzati.
E quindi eterni. Hanno fatto scuola.
A parte l’iperbole (un po’ di retorica a noi provinciali non guasta), ritengo che in punto di storia locale si possa andare poco oltre, con buona pace per il professor Bendiscioli, che già nel 1967, al congresso nazionale, di scienze storiche celebrato a Perugia, preconizzava un revival della cosiddetta “storia locale” alla stregua di nuove metodologie rispettose dei sacri canoni del rigore critico, di una filologia accurata e di una disamina delle materie trattate più generalizzata della ristretta Landeskunde che ha spesso caratterizzato la produzione localistica,
Nessuno di noi, modesti eruditi di paese, dai brevi orizzonti e dalle fonti informative limitate, va esente da un culto geloso ed eccessivo della dantesca “carità del natìo loco”, che ci spinge inesorabilmente a radunare “le fronde sparte” (Inf. XIV, 1-2).
Vivo e opero in una piccola città da sempre priva di importanti istituzioni politiche, amministrative, giudiziarie e religiose, dove purtroppo pullulano e proliferano i memorialisti, i raccoglitori di aneddoti, i laudatores dei luoghi comuni tradizionali, con assoluto privilegio per la intoccabile sacertà della volgata antifascista e resistenziale.
Non esistono, a Empoli, storici professionali a tempo pieno, ma dilaga, invece, un’infinità di cultori della spigolatura curiosa avulsa dal contesto.
Mancano pure i benemeriti proposti e canonici della Collegiata che almeno producevano importanti materiali di consultazione, nel cui “hortus conclusus” si è poi dovuto inzuppare il biscotto, di buona o di cattiva voglia. Almeno, quei venerandi autori sapevano dove mettere le mani, conoscevano il latino alla perfezione (soprattutto quello tardo e medievale) ed erano assai pratici di paleografia e di epigrafia.
L'odonomastica, per chi non sa il greco, è quella disciplina che si occupa dei nomi e delle intitolazioni delle strade, specialmente di quelle urbane. A Empoli abbiamo diverse storture da correggere. La più nota è via della Noce, che la…
80 anni fa le ultime elezioni politiche col sistema uninominale
Il Masini batté l’Incontri
Il Bargello (“nom de plume” di Giuliano Lastraioli)
Un gorillaio come quello creato dalla commissione Zuliani riuscì ai suoi tempi soltanto all’amministratore napoleonico della Toscana, quel Dauchy che nel 1808, quando fu introdotto l’ordinamento ipotecario francese che ancora ci delizia, aggregò Fucecchio, Cerreto, Vinci e un pezzo di Empoli alla conservatoria di Pisa. San Miniato con la frazione fucecchiese San Pierino, andò a quella di Livorno. A Volterra andarono (e ci stanno sempre) i comuni di Castelfiorentino, Certaldo e Montaione con Gambassi.
Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole. La burocrazia imperiale è dura a morire e i suoi consolidati precedenti hanno fatto aggio sul buon senso anche in occasione del nuovo ritaglio dei collegi elettorali toscani.
Proprio 200 anni fa nasceva a Corniola Giuseppe Salvagnoli da: La Nazione, ed. di Empoli, 9 Settembre 1999. Il calendario è implacabile e non ammette deroghe. Quest'anno, qui a Empoli, almeno due bicentenari importanti sono passati in... fanteria, come si…
Da “La Nazione”, ed. Empoli, 27/12/2001 «Gli occhi di Maria», recentissimo best-seller dell'editore Rizzoli, scritto a quattro mani da Vittorio Messori e Rino Camilleri, è il titolo che ha spopolato sotto queste feste natalizie, tanto che - per averne una…
Su precisa indicazione, a bòtta sicura, di Giuliano Lastraioli, siamo andati a fotografare questo bel lavoro di sgorbia di Mario Bagnoli, falegname sognatore e visionario. Il soprannome che è rimasto nella memoria degli empolesi è legato al suo mestiere: "sugna"…
Noterelle sparse sull'ultimo lavoro della Ragionieri Per carità di patria non ne volevo scrivere, ma la stroncatura del Siemoni al libretto della Ragionieri sulla chiesa di Sant'Agostino mi impone di dare la giunta alla derrata. Anzitutto mi meraviglia la meraviglia…
Vi voglio raccontare cosa sia stata l’avvocatura empolese nell'immediato dopoguerra. Due giovani professionisti, appena rientrati da drammatiche vicende militari, si installarono in via dei Neri nello studio dismesso del vecchio avvocato Lensi, che nel conflitto aveva perduto il figlio medico…
Francesco Lilloni Alberti, POESIE, Amici del Bargello, Firenze, 2002 Solitario in patria UN POETA SEGRETO Agli esami di quinta ginnasiale fu proprio lui a interrogarmi in latino e in greco. Ho casualmente ritrovato i verbalini; epistole ciceroniane a latino…
Giuliano Lastraioli ci segnala, estratto dalla sua biblioteca, il passaggio da Empoli nel finire del secolo decimo nono, del giornalista professore Domenico Macry- Correale, originario di Siderno in Calabria. " Afflisse Empoli con fiere polemiche e proposito di ogni argomento…
Walma Montemaggi, NEL BOSCO DI CORNIOIA, Racconti e testimonianze, Bonaccorso Editore, Verona, 2012, E. 18 “ In Italia reduci si nasce.” Leo Longanesi Ancora un memorialista. Non ci si salva più. Stavolta addirittura una memorialista. Le donne ormai soverchiano in…
Fu la politica a decretare la fine del volo del ciuco, che per secoli era andato a gonfie vele sotto l’usbergo di santa madre chiesa.
Le prime avvisaglie di ostilità si ebbero ai tempi della prima occupazione francese, dopo l’insorgenza del “Vìva Maria” culminata nei disordini ben noti del maggio 1799.
A Empoli piovve allora, un po’ come vicario, un po’ come commissario del popolo, lo sfegatato giacobino sanminiatese Michele Bonfanti. Al suo avvento furono divelti dal palazzo pretorio e quindi distrutti gli stemmi in pietra o in terracotta invetriata che, nel corso dei secoli, vi avevano lasciato i podestà fiorentini e granducali. Si salvò solo quello di un Vanghetti (“pretore in patria” nel 1754), che fu recuperato e poi murato nella casa di famiglia a Prunecchio. Il colpo più grosso del Bonfanti fu quello di rimuovere il glorioso catorcio di palazzo Mangiadori, cioè quel trofeo guerresco che Cantino Cantini aveva portato giù da San Miniato nel 1397 e che aveva ispirato poi a Ippolito Neri la bùfala delle capre e dei lumicini all’origine dell’annuale usanza del volo asinino. Da un sanminiatese, giacobino per giunta, non c’era da aspettarsi altro.
EMPOLI. Il notaio Lorenzo Righi fu testimone oculare della fucilazione di Carlo Pineschi: “18 dicembre 1800, giovedì. Alle ore dieci di mattina furono suonati i tamburi per tutto il paese ed in breve tanto la cavalleria che i pedestri con…
Sullo scorcio del Settecento, mentre in Francia imperversava la grande rivoluzione, Empoli si mostrò sempre ostile alle novità d’Oltralpe. L’astro napoleonico, in piena ascesa, non faceva né caldo né freddo ed era oscurato dall’energica predicazione del terribile e dottissimo abate Giovanni Marchetti, già famoso come “martello del giansenismo” e nemico giurato della dilagante cultura illuministica. La prima occupazione giacobina fu qui vissuta come un castigo di Dio.
Il ritorno “lungo” dei francesi, dopo l’intermezzo sconvolgente del “Viva Maria”, l’insorgenza del 1799 nella quale gli empolesi si erano bravamente distinti per foga reazionaria, cominciò nell’ottobre 1800, quando le armate repubblicane d’Oltralpe occuparono nuovamente la Toscana. Qui a Empoli, tanto per gradire, si segnalarono per i loro eccessi, i cisalpini del generale Domenico Pino, calati da nord per respingere una pericolosa incursione di borbonici napoletani, giunti fino a Poggibonsi.
Luigi Lazzeri, canonico della Collegiata e protostorico della città, ha fatto una cronaca inorridita della feroce passata di quella “schiuma del partito repubblicano di molti luoghi” (parole sue!).
I danni materiali e morali di quella occupazione furono rilevantissimi. A parte i guasti economici per il municipio, che dovette sostenere le spese, lo sconcerto e la paura dilagarono fra la popolazione, che vedeva in quei satanassi l’incarnazione del demonio.
C’è da chiedersi perché mai Renato Fucini, nei suoi ricordi, nulla dica a proposito dei propri ascendenti materni, mentre si profonde a narrare le vicissitudini dei parenti paterni. Eppure erano personaggi a dir poco interessanti e pittoreschi, con una storia familiare di tutto rispetto e, per certi versi, romanzesca.
Si comincia dalla bisnonna russa, una Carolina Timofieva Kaslaninova, figlia di un ammiraglio dello zar, madre della nonna Elìsabetta Carlotta Ricci, sorella del patriota livornese Giuliano Ricci e moglie del droghiere Giobatta Nardi, oriundo di Livorno, ma padrone di botteghe in quel di Empoli, repubblicano accanito in terra reazionaria, a cui il nostro municipio ha addirittura dedicato una strada nella frazione di Marcignana in riconoscimento delle sue pur discutibili benemerenze risorgimentali.
Il dottor David Fucini, medico venturiero, aveva sposato Giovanna Nardi, figlia maggiore di Bista (così veniva abitualmente chiamato il Giobatta). Dalla loro unione era nato Renato. Non sembra che il futuro Neri Tanfucio abbia nutrito soverchie simpatie per i parenti della madre. In effetti la famiglia Ricci, sebbene di buon censo, si segnalava per continue stranezze. La bisnonna russa era arcigna, nevrastenica e manesca, in una occasione aveva percosso piuttosto duramente la nuora, moglie del figlio avvocato Giuliano. I Nardi, poi, non erano da meno: Giobatta era sempre in lite con qualcuno e suo figlio Paolo, capo istruttore della banda municipale di Empoli, dava di matto al punto che il Tribunale collegiale di San Miniato, nel 1850, autorizzò il suo ricovero nel manicomio fiorentino di Bonifazio.
Non è azzardato concludere che Renato Fucini si vergognasse un po’ del lato materno della sua genitura. A sostenere questa ipotesi (che tale rimane) si aggiunge la morte tragica del prozio Giuliano Ricci, fin qui dimenticato dalle nostre parti e adesso riscoperto grazie al suo diario, ora integralmente pubblicato per le cure, attente e meticolose, del professor Mario Baglini (“Livorno 1848 — Le Memorie di Giuliano Ricci”, Livorno, Books & Company, ex Belforte, dicembre 2009, euro 30).
La tragedia balcanica in atto evoca i ricordi di altri tempi, in cui - esattamente 58 anni fa - tra l’8 e il 12 aprile 1941 a un mezzo migliaio di giovani empolesi, fucecchiesi e valdelsani, tutti volontari nel 93°…
Martedì 26 dicembre 1944 Festa di Santo Stefano Protomartire, patrono della parrocchia di Bastia, diocesi di San Miniato, già di Lucca come Torrebenni, comune di Empoli, provincia di Firenze, ufficio postale e stazione ferroviaria: Ponte a Elsa, stazione dei Carabinieri…
DOSSIER “PRIMO MARZO” “Le guardie regie in péntola lo fanno il brodo giallo, carabinieri in umido e arrosto il maresciallo”. Canto sovversivo del ‘21 “ - Di che partito siete? - domanda ancora il Presidente allo “sciancato”. - Il mio…
Si tratta di un libro assolutamente esaurito. Difficile trovarlo anche nelle Biblioteche della ns zona, alle quali fu donato dagli autori quando uscì, nel 1991 edito dalla ATPE e stampato dalla Soc. Tip. Barbieri Noccioli 1991.
Il Segno di Empoli (1988-2002) 1988 Una buona guida di Empoli / [recensione di] Giulas. - p. 7. - In: A. 1, n. 2 (lug. 1988). - (Recensioni) 1988 La cucina del "Bullettino" : prevista entro l'anno l'uscita…