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L’antico monastero di San Tommaso e Giorgio a Capraia fiorentina e i maiali da allevamento – di Paolo Santini

Portale lato accesso chiesa
Portale lato accesso chiesa

Se per strada a Capraia, o a Limite, o a Montelupo, chiedete notizie dell’antico monastero di San Tommaso e Giorgio molto difficilmente otterrete indicazioni. Ma se chiedete di un allevamento di animali di grossa taglia, mucche o anche maiali, situato nelle vicinanze, ecco che più o meno le indicazioni arrivano. In questi anni qualche polemica c’è stata, per la situazione che andiamo a descrivere. Soprattutto in seguito alle nuove eccezionali scoperte storico artistiche che riguardano il luogo. Stiamo parlando delle condizioni in cui si trova l’antichissimo monastero medievale con abbazia dei Santi Tommaso e Giorgio a Capraia.  Si tratta di quella struttura ben visibile, per chi si reca a Firenze in treno, sulla sponda opposta a quella della ferrovia vecchia non appena oltrepassato l’abitato di Capraia, in località “La Badia”. Ospita un’abitazione privata, dei magazzini, e nelle adiacenze è situato un grande allevamento di suini e di bovini alloggiato all’interno di una miriade di capanne, capannoni e fabbricati accessori. Perché questo complesso è così importante per l’intera architettura romanica in Toscana e non solo? Nel corso di uno studio molto approfondito condotto da alcuni storici dell’architettura di livello internazionale, è stata individuata nell’abbazia di San Giorgio a

Lato ingresso cripta
Lato ingresso cripta

Capraia una cripta probabilmente intatta ancora tutta da riportare alla luce. “Durante un’approfondita ricerca sull’abbazia di Sant’Antimo, abbiamo avuto modo di individuare alcune correlazioni esistenti fra la celebre abbazia senese e l’abbazia di San Giorgio a Capraia; i risultati sono stati sorprendenti anche per noi”, ebbero ad affermare all’indomani della scoperta gli studiosi coinvolti nell’indagine ed impegnati da molti anni in importanti progetti di ricerca sull’architettura romanica in Toscana nonché autori di una serie di pubblicazioni a carattere scientifico sul tema e sul monastero. “Un motivo d’interesse notevole in questa struttura – proseguivano – è proprio la presenza della cripta. Nell’intera zona del Montalbano e dell’Empolese Valdelsa è raro trovare chiese romaniche dotate

torre campanaria
torre campanaria

fin dalla costruzione di una cripta; molto più raro poi trovare delle cripte esistenti ed in buone condizioni, come potrebbe essere questa qualora potesse essere riportata alla luce. Quando la cripta c’è, è sempre una sorpresa; oltretutto questa, con accesso esterno, pone la struttura in relazione proprio con l’abbazia di Sant’Antimo, fondata in età longobarda e ricostruita più volte in età carolingia (VIII-IX secolo), ottoniana (X-XI secolo), romanica (XII secolo) e gotica (XIV secolo)”. L’accesso esterno alla cripta, nella quale di solito invece si entrava dall’interno della chiesa, è dunque un’autentica rarità; sul Montalbano lo ritroviamo ad esempio soltanto nell’abbazia di San Giusto al Pinone (XI-XII secolo), anch’essa in condizioni deprecabili peraltro, ma con una cripta ben conservata. La cripta qui invece, inesplorata, appare pienamente riempita di macerie, ma l’ingresso, situato sulla parte di paramento murario più antico (d’epoca romanica), è visibilmente ben conservato; addirittura si nota un pilastro ancora intatto nei pressi dell’entrata. “La speranza è che si possano attivare in tempi brevi indagini archeologiche e di superficie adeguate, per salvaguardare il bene da ogni altro tipo di manomissione”, concludevano gli studiosi già nel lontano 2007. Ad oggi nulla di fatto, e sono trascorsi sette anni. Purtroppo l’incompatibilità fra le funzioni attuali della struttura – di proprietà privata  – ed una valorizzazione adeguata è evidente.

Paolo Santini

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