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GIUSEPPE CHELLI, UNA VITTIMA DELLA MEMORIA

Le due lapidi

L’amico Francesco Fiumalbi, contitolare del sito http://smartarc.blogspot.it/ ci invia e autorizza a pubblicare questo articolo scritto da Giuseppe Chelli in relazione all’articoli di Claudio Biscarini pubblicato ieri  https://www.dellastoriadempoli.it/?p=11723 .

 
L’appassionato e competente intervento di Claudio Biscarini, a pochi giorni dalle celebrazioni per il 68° anniversario della Strage del Duomo di San Miniato, ha suscitato la commossa reazione di Giuseppe Chelli, uno degli ultimi superstiti ancora in vita. Proponiamo di seguito le sue parole.
 
UNA VITTIMA DELLA MEMORIA
 
di Giuseppe Chelli
 
Il “riassunto” di Claudio che riporta, dopo 68 anni, a parlare dei “fatti del duomo” nella sua complessa dinamica, lo fa con un occhio di particolare riguardo, più che al fatto delittuoso ormai definitivamente attribuito, ai troppi “delitti” collaterali che l’episodio si porta ancora dietro. E fa benissimo Claudio a ricordare e puntualizzare ipotesi su ipotesi le ragioni della Verità, infranta dalle logiche di partito di una fronda massimalista tutt’ora florida. Te francamente, te ne freghi alquanto, caro Claudio, del lato politico e fai bene: il tuo mestiere è far lo storico e lo sai fare benissimo, ma io (e poi ti dirò, almeno un’altra persona), di questa “verità infranta” sono una vittima, “una vittima della memoria” come mi ha definito Costanza Orlandi, con quella raffinata sensibilità che oggi è merce rara.
Ricordo una tua intervista a La Nazione (doveva essere il 2003) quando dicesti che il “mistero” dell’imbroglio ruota tutto su Baglioni. Capire lui vuol dire capire le trame che hanno permesso di insabbiare la verità sulla strage del duomo. Anzi dicesti che lì sta il perché di quel colpo americano che divenne per sempre eccidio tedesco, calunnia per il Giubbi, giustizia mancata per le famiglie e per la memoria storica di San Miniato. Tu, svelando a noi quello che “loro” (i partigiani, poi sindaci a ripetizione) sapevano 68 anni prima, hai compiuto un “delitto”, quello di cui parla Costanza. Vedi, Claudio, credevo che l’aver trovato tra te, Paolo e l’Avvocato, l’autore dell’eccidio potesse fare giustizia della memoria delle vittime e dare una certa serenità annoverando la strage del duomo in un caso fortuito di guerra. Ma scoprire che sulla memoria dei 55 si è volutamente speculato per ragioni di partito, che ogni manifestazione di “cordoglio” era una falsa, una vigliacca, sporca, ipocrita, messa in scena, questo non lo sopporto e ormai non lo sopporterò fino alla mia fine.
 
C’è un altro superstite come me vittima della memoria, sia pur per ragioni opposte. L’anno scorso alla fine della messa del 22 costui mi avvicinò, e con un dolore nell’anima intravisto nei suoi occhi, mi disse: “Pagherei a sapé dov’hanno trovato i quattrini per far diventare americana una mina tedesca”. All’epoca aveva 19 anni, perse mamma e padre, il fratello prete era segretario di Giubbi, ma per lui i genitori sono morti per una mina dei tedeschi, e il Giubbi lo sapeva!
Grazie Claudio di questo contributo che più di ogni altra cerimonia ricorda il 68° anniversario! Aggiungo che se le “vittime della memoria” sono poche, è perché oggi siamo in pochi sopravvissuti.
 
Giuseppe Chelli
 
 

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