Skip to content

Giuliano Lastraioli: Odonomastica da correggere

Via Socco Ferrante a Empoli

L’odonomastica, per chi non sa il greco, è quella disciplina che si occupa dei nomi e delle intitolazioni delle strade, specialmente di quelle urbane.
A Empoli abbiamo diverse storture da correggere. La più nota è via della Noce, che la correttezza storica e filologica vorrebbe che si chiamasse via del Noce. Questo lo sanno tutti, ma nessuno vi ha posto mano. Altra bùfala è la via del Gelsomino, che non significa un bel niente e che tutti chiamano via dei Forni. Nessuno sa come e dove sia nato quel gelsomino, mentre in antico quella stretta traversa si chiamava “chiasso di Malacucina”.
Lo sfondone più grosso è però via Socco Ferrante, nominativo mai esistito, a meno che non ci si riferisca a quel Sozzo Ferranti, detto Sozzoferrante, che alcuni vogliono individuare in uno di quei pochissimi empolesi che si batterono contro gli spagnoli nella prima fase del famoso assedio del maggio 1530.
Poiché in quella vicenda gli empolesi non brillarono per virtù militari, anche perché parteggiavano per casa Medici e quindi per papa Clemente VII, non fu facile all’autorità comunale trovare un concittadino da appaiare a quel capitano Tinto da Battifolle che morì per una archibugiata a tradimento nelle more fra il primo e il secondo assalto.
Ecco quindi che salta fuori il buon Sozzoferrante, rammentato in un passo del Manni, che a sua volta lo aveva origliato dal Romagnoli, ripreso anche dal Lazzeri.
Solo che, nella trascrizione del nome, Sozzo diventa Socco perché tutti quei valentuomini non si erano accorti che le due “c”, secondo l’uso del tempo, erano cedigliate così: “Soçço”, con equivalenza di doppia zeta. Le cediglie sono andate perdute e Soçço, cioè Sozzo, è diventato Socco.
Ora si da il caso che l’eroico Sozzo (che non significa “sudicio”, ma deriva dal latino tardo “sotius” o “socius”, cioè “amico”) sia stato poi sepolto in collegiata con tanto di monumento e che l’imperdibile capitolare Figlinesi ne abbia registrato le generalità esatte nel suo zibaldone sulle famiglie empolesi (ricordo n. 1916). Con tutti i problemi che hanno al giorno d’oggi sarà dura che in comune si decidano a correggere. La filologia non è mai stata il loro forte.
E allora teniamoci Socco e non se ne parli più.

Questo articolo ha 0 commenti

Lascia un commento

Torna su